Il Minimalismo

9.13 Il Minimalismo

La tendenza minimalista si sviluppa principalmente in America a partire dagli anni Sessanta e riguarda sia la pittura sia la scultura. Si tratta di un atteggiamento creativo razionale che reagisce alla complessità della società contemporanea esprimendosi attraverso campiture monocromatiche neutre o primarie, forme geometriche pure e materiali per lo più industriali, come i metalli e le plastiche. Il Minimalismo propone un’arte oggettiva, opposta al soggettivismo dell’Espressionismo astratto. Ogni traccia residua di figurazione è eliminata; la materia viene apprezzata solo per la sua fredda e inespressiva fisicità; il valore del gesto è negato in favore di esecuzioni elementari e meccaniche, spesso anche seriali.

Frank Stella

Frank Stella (Malden 1936) è uno degli interpreti più precoci e brillanti di tale corrente. Egli semplifica la struttura del quadro realizzando grandi opere astratte. I suoi dipinti sono solcati da una fitta tessitura di strisce scure, tracciate parallelamente tra loro a intervalli regolari che lasciano emergere, in linee sottili, il colore chiaro della tela di fondo. Per l’autore «esiste solo ciò che si può vedere» e l’opera d’arte non può, e non deve, trasferire al pubblico alcun tipo di emozione e di suggestione. Ciò è evidente in Empress of India (65), una grande struttura costituita da quattro tele a forma di V unite tra loro. La motivazione specifica del titolo, che rimanda alla regina Vittoria (imperatrice dell’India dopo l’inserimento dello Stato asiatico nei domini britannici), rimane ignota. Stella sembra contraddire i dettami del Minimalismo stesso disponendo i moduli in una composizione basata sulla contrapposizione alternata delle “V” e conferendo all’unica tinta ocra impiegata quattro sfumature diverse. In realtà, nonostante queste variabili, l’opera viene percepita come un intero, coerente e assoluto, che nella sua sostanziale piattezza produce un effetto complessivo di particolare equilibrio.

Dan Flavin

Il tubo di luce al neon prodotto industrialmente è invece il componente di base di tutte le opere di Dan Flavin (New York 1933-Riverhead 1996). Come dimostra Monumento per Tatlin (66), questo artista minimalista riunisce i corpi illuminanti in composizioni elementari, dove le sole concessioni alla forma, seppur schematica, sono l’orientamento verticale, orizzontale o obliquo, nonché la variazione delle lunghezze dei tubi. Le realizzazioni di Flavin superano la valenza di semplici sculture e, come vere e proprie installazioni, attraverso il loro flusso luminoso investono lo spazio modificandone le caratteristiche percettive.

 › pagina 457 

Sol LeWitt

Sol LeWitt (Hartford 1928-New York 2007) riduce il suo linguaggio a quadrati e cubi bianchi con cui genera rigorose combinazioni seriali. Dapprima l’autore definisce le regole geometriche e proporzionali dell’opera, poi, in genere, ne affida la realizzazione ad altri operatori, poiché il momento esecutivo è del tutto trascurabile rispetto alla forza e alla coerenza del contenuto razionale del progetto. Nel caso di Progetto seriale n. 1 (67) un modulo di base quadrato dà corpo a una successione articolata di variazioni aggregative e di sviluppi tridimensionali cubici e parallelepipedi.

Carl Andre

Carl Andre (Quincy 1935) lavora con materiali grezzi o componenti prefabbricati, rivoluzionando l’idea di scultura come opera da contemplare e come prodotto di una maestria artistica manuale. Egli colloca le sue essenziali strutture direttamente sul pavimento, senza piedistalli, e spesso le distribuisce in orizzontale invitando il pubblico a camminarci sopra. Equivalent V (68) è una realizzazione composta da banali mattoni refrattari semplicemente accostati e appoggiati a terra a dimostrazione del valore primario della materia, con i suoi caratteri fisici e la sua elementare presenza nello spazio.

 › pagina 458 

Donald Judd, artista e designer

L’americano Donald Judd (Excelsior Springs 1928-New York 1994) è uno dei più autorevoli esponenti del Minimalismo che, oltre ad aver realizzato numerose opere, ha scritto molti testi teorici fondamentali per lo sviluppo di questo tipo di espressione artistica. La sua seconda mostra si tiene nel 1963 alla Green Gallery di New York dopo cinque anni di lavoro a porte chiuse, senza nessun contatto con il pubblico. Da subito la sua opera si caratterizza per l’utilizzo esclusivo di materiali industriali, come l’acciaio inossidabile, l’alluminio anodizzato e il plexiglas, che danno corpo a forme geometriche purissime.

Senza titolo (Pila)

Nel 1965 Judd espone per la prima volta una delle sue Stacks (Pile), composizioni seriali di parallelepipedi metallici tutti uguali, distribuiti a intervalli regolari in orizzontale sui pavimenti o in verticale sulle pareti. Si tratta di realizzazioni fredde, completamente autonome e autoreferenziali che l’artista cura meticolosamente, sia per ciò che riguarda la tensione nitida e tagliente delle superfici e degli spigoli, sia in relazione al loro posizionamento negli spazi museali. La Pila (69) esposta al Guggenheim Museum di New York è emblematica in proposito: dieci elementi scatolari in rame lucido sono distribuiti su di un muro bianco per uno sviluppo complessivo in altezza di oltre 4 metri e mezzo. L’intervallo tra ogni volume è uguale allo spessore del volume stesso, a scandire un ritmo regolare di pieni e di vuoti. Materia e spazio sono così incorporati in un sistema unico e coerente, il cui scopo è soltanto quello di manifestare una perfezione oggettiva, quasi scientifica.

Senza titolo (per Leo Castelli)

Il linguaggio assoluto di Judd, che ricerca nuovi archetipi condivisibili e riconoscibili da contrapporre al caos della società massificata, si esprime anche al di fuori dei musei e delle gallerie, in grandi installazioni realizzate all’aperto o dentro a edifici enormi come gli hangar e i garage. L’opera Senza titolo (per Leo Castelli) (70), per esempio, è costituita da cinque cubi di cemento, collocati in successione alla stessa distanza l’uno dall’altro. Gli elementi vengono esposti in un giardino per essere percepiti in funzione della posizione che occupano e dei rapporti che instaurano tra loro; i visitatori infatti possono camminare nei vuoti che li separano o entrare in ognuno di essi, sperimentando direttamente il rigore geometrico delle forme e degli spazi costruiti dall’artista.

CONFRONTI E INFLUENZE

Leon Battista Alberti progetta la facciata della Basilica di Santa Maria Novella a Firenze basandosi su multipli del quadrato e del cerchio. La decorazione bidimensionale a tarsie marmoree ci aiuta a comprendere i rapporti geometrici di armonia utilizzati dall’architetto rinascimentale.
Donald Judd fa qualcosa di simile, in una versione purificata e sintetizzata all’estremo. La serie dei parallelepipedi in cemento collocati all’Art Center College of Design di Pasadina ricorda da vicino la sequenza di quadrati presente sull’attico della facciata della Basilica di Santa Maria Novella.

 › pagina 459 

Scrivania con sedia

Judd declina la sua poetica con risultati di particolare raffinatezza anche nel settore del design, influenzando molti altri progettisti in America e in Europa. Utilizzando tecniche industriali e materiali frugali come i legni compensati e le lamiere piegate, egli disegna infatti mobili semplici e funzionali per gli uffici e gli spazi domestici. Si tratta di tavoli, sedute, letti e scaffalature che grazie alle loro geometrie perfette, oltre a soddisfare le esigenze della vita quotidiana, qualificano gli ambienti in cui si trovano come sculture ancora una volta logiche ed essenziali. La Scrivania con sedia (71) del 1982 è costruita per piani e angoli retti, con pochissime concessioni all’ergonomia. Nonostante l’estrema linearità, il mobile è dotato di molteplici vani per contenere oggetti e documenti: di minore dimensione al di sotto del piano di lavoro principale e di maggiore capienza nei montanti laterali. L’attento studio delle proporzioni e della morfologia fa sì che la sedia eventualmente non utilizzata possa rientrare completamente, senza ingombro aggiuntivo di spazio, al di sotto della scrivania.

Metalmobel

Dal 1984 Donald Judd inizia a collaborare con l’azienda svizzera Lehni, per cui realizza una serie di sedute e scaffalature in lamiere metalliche denominata Metalmobel (72). In tali arredi i ripiani e i sostegni verticali di alluminio, rame o zinco sono smaltati con colori decisi e sono fissati tra loro con normali viti in acciaio. Anche in questo caso la riduzione formale e la perfezione esecutiva risaltano come caratteristiche distintive di questo artista, che attraverso una tensione creativa continua e intensa riesce a trasferire le leggi razionali del Minimalismo al campo applicativo del design.

GUIDA ALLO STUDIO
Il Minimalismo
  • Nuova corrente artistica nata negli Stati Uniti d’America a partire dagli anni Sessanta
  • Allontanamento dal soggettivismo dell’Espressionismo astratto verso un’arte oggettiva
  • Campiture monocromatiche in toni neutri o primari
  • Abbandono di ogni figurazione
  • Uso di forme geometriche pure e di materiali industriali
  • Estrema semplificazione della struttura e della composizione delle opere
  • Massimi esponenti: Frank Stella, Dan Flavin, Sol LeWitt, Carl Andre e Donald Judd

Contesti d’arte - volume 3
Contesti d’arte - volume 3
Dal Neoclassicismo a oggi