La Pop Art

9.11 La Pop Art

Sia in Europa sia in America le esperienze dell’Arte informale si connotano per la forte componente intellettuale e per l’esasperazione del gesto soggettivo che spesso manifesta un profondo disagio interiore. Con la sua raffinata attenzione per la materia e con la sua carica protestataria antisistema, questo tipo di espressione trova un’accoglienza fredda nella società degli anni Cinquanta che vive, con fiducia e ottimismo, una stagione di crescita economica esponenziale e di spensierato benessere.
Così, dai primi anni Sessanta, mentre l’Informale viene apprezzato in ambienti di élite, si impone una nuova corrente artistica, maggiormente radicata nella cultura di massa: si tratta della Pop Art (abbreviazione di popular art), nata in Gran Bretagna e maturata negli Stati Uniti grazie all’apporto di autori come Claes Oldenburg, Roy Lichtenstein e Andy Warhol.
Questa forma di arte trova le sue principali fonti di ispirazione nelle icone e nei linguaggi della società dei consumi: prodotti commerciali, messaggi pubblicitari, fumetti e ritratti di personaggi famosi danno vita a espressioni figurative ben riconoscibili e volutamente banali, suscettibili di essere facilmente riprodotte in serie attraverso nuove tecniche fotografiche e tipografiche. L’artista pop non è più il creatore di un’opera unica e soggettiva, ma diventa il manipolatore di raffigurazioni già date, che egli altera e ricompone utilizzando processi di coloritura, ripetizione e sovrapposizione di immagini.

Claes Oldenburg

Il cibo, bene di consumo per antonomasia, è uno dei temi più rappresentati dalla Pop Art. In Two cheeseburgers with everything (Dual Hamburger) (54) Claes Oldenburg (Stoccolma 1929) sceglie di raffigurare un simbolo della società di mercato americana: il panino cucinato in serie nei fast food, quasi come in una catena di montaggio, è infatti uno dei prodotti commerciali più diffusi e ancor oggi conosciuti negli Stati Uniti. In questo caso, nella sostanziale adesione dell’arte pop al modello di sviluppo consumistico si insinua una vena di ironia e di critica demistificatoria. I cheeseburger ingigantiti, ripieni di ingredienti colorati e incredibilmente rigonfi, suscitano infatti una reazione interdetta, attivando una riflessione sulla qualità di un alimento apparentemente innocuo ma in realtà assai poco salutare, e su una società dove il cibo non serve più soltanto per nutrire ma, come strumento di guadagno indiscriminato, viene abusato e a volte trattato come spazzatura. Nella seconda metà degli anni Sessanta l’ironia di Oldenburg sfiora il grottesco in una serie di sculture molli che riproducono oggetti della quotidianità. È il caso di Soft Toilet (55), che induce nell’osservatore una sottile inquietudine. L’artista stravolge infatti la realtà, non solo trasformando un WC a grandezza naturale in un’opera d’arte, ma soprattutto contraddicendone la possibilità di utilizzo attraverso l’impiego di un materiale plastico morbido e deformabile.

Roy Lichtenstein

Anche Roy Lichtenstein (New York 1923-1997) sceglie uno dei simboli della società consumistica; egli infatti focalizza la sua ricerca sullo smontaggio e l’ingrandimento delle strip dei fumetti. La parte di striscia di M-Maybe (A Girl’s Picture) (56) non differisce dalle migliaia di rappresentazioni analoghe che compaiono sui giornali degli anni Sessanta, ma Lichtenstein seleziona un particolare, lo decontestualizza dalla sequenza della narrazione illustrata e lo ingigantisce. Così facendo, il fumetto produce un effetto di straniamento e diventa un’opera quasi astratta: infatti i pensieri della protagonista contenuti nel balloon non veicolano più un significato ma rimangono sospesi come pure icone grafiche; inoltre, il forte ingrandimento trasforma alcune campiture di colore in fitte retinature di puntini, normalmente presenti nel processo di stampa tipografica, ma solitamente non percepibili a causa della piccola dimensione delle immagini.

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Le influenze della Pop Art

Le declinazioni della Pop Art hanno un grande successo ed esercitano notevoli influenze sulla grafica, l’architettura e il design degli anni Sessanta e Settanta. È il caso del Progetto per una stazione di servizio Esso (57) di Vittorio De Feo (Napoli 1928-Roma 2002). Il disegno riporta in basso alcune sezioni del distributore e in alto presenta una prospettiva della stazione in rapporto alla limitrofa strada a scorrimento veloce. Proprio quest’ultima raffigurazione manifesta l’adesione dell’autore a un’estetica pop che esalta il marchio della compagnia petrolifera e il dinamismo sfrecciante del traffico automobilistico. L’uso delle campiture omogenee di colori primari e le scritte che evocano il rombo dei motori, per esempio, sono dettagli che rimandano inequivocabilmente all’opera di Roy Lichtenstein.

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Andy Warhol

Andy Warhol (Pittsburgh 1928-New York 1987) pseudonimo di Andrew Warhola, nasce in una famiglia di immigrati cecoslovacchi. Studia nella sua città natale per poi trasferirsi a New York, dove lavora come vetrinista per importanti grandi magazzini e come disegnatore nel campo della grafica commerciale e pubblicitaria. All’inizio degli anni Sessanta intraprende la carriera di pittore: è in questo periodo che comincia la costruzione del personaggio Andy Warhol come protagonista dell’Arte pop, mediante la scelta dello pseudonimo e di un look eccentrico, spesso eccessivo.
Abbandona ben presto la pittura per dedicarsi a tempo pieno alla realizzazione di opere riprodotte con la tecnica della  serigrafia, nelle quali raffigura principalmente prodotti commerciali e ritratti di celebrità. Negli stessi anni impianta la Factory, una sorta di laboratorio sperimentale in cui operano numerosi giovani artisti suoi collaboratori. Dopo essersi dedicato parallelamente al cinema, alla televisione e all’editoria, muore nel 1987, celebrato da numerosi media come il più americano degli artisti del Novecento.

Brillo Box

Nel 1964 Warhol realizza quest’opera che trae ispirazione dai prodotti commerciali della società consumistica americana. L’operazione compiuta dall’artista è quella di realizzare una scultura in tutto e per tutto identica all’imballaggio delle pagliette insaponate Brillo (58), molto diffuse negli anni Sessanta e destinate alla pulitura delle pentole in alluminio.
Mediante l’impiego di pannelli di compensato, montati a forma di cubo, vengono realizzate alcune repliche della scatola originale. Sulle tavole sono riprodotti il marchio e i colori Brillo. La scelta di rappresentare un oggetto simbolo della società dei consumi ha il fine di rendere il quotidiano stesso una vera e propria forma d’arte: per Warhol l’opera deve essere comprensibile e la gente capisce solo quello che conosce, solo la realtà di ogni giorno. Niente di meglio quindi che rappresentare fumetti, immagini di cronaca, personaggi famosi e prodotti commerciali che connotano la vita ordinaria di un americano qualsiasi degli anni Sessanta.

Big Electric Chair

La grande serigrafia Big Electric Chair (59) fa parte di una lunga serie dedicata alla sedia elettrica. L’interesse dell’artista nei confronti dell’oggetto è stato spesso letto come una denuncia della barbarie della pena di morte. Al di là delle implicazioni politiche connesse al tema, per le quali per altro Warhol non ha mai dichiarato alcun interesse, la sedia elettrica rappresenta uno dei tanti volti dell’America. L’immagine dello strumento di morte è ravvicinata e in essa non sono percepibili né il cartello con la scritta “Silence”, che presuppone la presenza di un pubblico all’esecuzione, né la vastità della grande stanza in cui la sedia è collocata.
Così decontestualizzate e contaminate con stesure cromatiche piatte e brillanti, le immagini proposte da Warhol perdono ogni espressività, sopravvivendo soltanto come icone e feticci dell’uomo, con i suoi desideri e le sue ossessioni.

GUIDA ALLO STUDIO
La Pop Art
  • Nuova corrente artistica nata in Gran Bretagna e diffusasi negli Stati Uniti d’America
  • Immagini e linguaggi della società consumista quali fonti di ispirazione
  • Rielaborazione di raffigurazioni e immagini già esistenti
  • Realizzazione di opere volutamente banali e riproducibili in serie attraverso la fotografia e la tipografia
  • Influenza su grafica, architettura e design degli anni Sessanta e Settanta
  • Massimi esponenti: Claes Oldenburg, Roy Lichtenstein, Andy Warhol

Contesti d’arte - volume 3
Contesti d’arte - volume 3
Dal Neoclassicismo a oggi