Contesti d’arte - volume 3

Enzo Mari

Un altro protagonista dell’Arte programmata è Enzo Mari (Novara 1932), che realizza la sua Struttura n. 386 (49) con lo scopo di esplorare le ambiguità percettive degli ambienti costruiti. L’opera è una sorta di modello spaziale, dove griglie di listelli lignei sono schierate in profondità con progressivi slittamenti verticali o laterali. In questo modo si creano celle prospettiche che possono essere apprezzate osservando la struttura frontalmente o da diverse angolazioni oblique. Ancora una volta l’espressione artistica è frutto di un processo razionale che necessita di una verifica empirica ma, soprattutto, è concepita per stimolare la percezione attiva e partecipativa dello spettatore. Sin dagli inizi della sua attività Mari declina questo tipo di approccio anche nel settore del design, ideando oggetti semplici e alla portata di tutti che chiedono agli utenti di intervenire nella loro configurazione. Il calendario perpetuo Timor (50) è un esempio di tali prodotti: per utilizzarlo ogni fruitore deve infatti “programmarlo” progressivamente e ciclicamente nel tempo, ruotando le fascette dei giorni e dei mesi fino a ottenere la data giusta.

Dadamaino

La rilevanza della relazione con lo spettatore e della dimensione temporale sono centrali anche per Dadamaino (pseudonimo di Eduarda Emilia Maino, Milano 1930-2004) autrice dell’Oggetto ottico dinamico n. 1 (51). Il titolo del tutto asettico descrive perfettamente la realizzazione che è ancora una volta priva di qualsiasi connotazione narrativa o simbolica. Una cassa di legno nero, appesa al muro, costituisce il telaio per tendere un’orditura di fili di nylon; su questi ultimi sono disposte piccole lamine di alluminio, a creare una texture geometrica modulare dalle forti valenze ottiche. Le condizioni dell’ambiente modificano nel tempo l’immagine dell’opera: infatti, grazie alla loro superficie riflettente e alla libertà di compiere lievi oscillazioni sui fili, le tessere metalliche restituiscono le variazioni luminose e registrano gli spostamenti d’aria causati dagli spettatori.

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Gruppo T

Gli effetti dinamici esplorati da Dadamaino diventano decisivi per altri artisti che negli anni Sessanta programmano vere e proprie opere cinetiche, sviluppando il tema della percezione ottica della luce e del movimento. È il caso del Gruppo T, che viene fondato a Milano nel 1958 e riunisce tra gli altri Giovanni Anceschi (Milano 1939), Davide Boriani (Milano 1936) e Grazia Varisco (Milano 1937). Quest’ultima lavora con motori elettrici, magneti, tubi al neon e schermi di vetro per ottenere variazioni di immagini e flussi luminosi che stimolino la sensibilità percettiva del pubblico. In Luminoso variabile + Q 130 (52) sfrutta la proprietà di rifrazione del vetro quadrionda, un prodotto industriale molto diffuso negli anni Sessanta, trasparente ma ripartito in piccoli quadrati. La Varisco è affascinata dall’ambivalenza del materiale, che concilia regolarità geometrica e variabilità ottica, e lo utilizza come filtro attraverso il quale lo spettatore può vedere una scacchiera bianca e rossa, fissata a un motore, in continua rotazione. Il moto e la tessitura del vetro producono una serie di immagini deformate in un processo di cicliche variazioni dei rapporti tra pieni e vuoti, tra luce e oscurità.
L’opera Struttura tricroma (53) di Giovanni Anceschi è composta invece da quattro schermi montati su casse di forma cubica che possono essere disposte, secondo varie configurazioni, in un ambiente scarsamente illuminato. Dentro a ogni cubo un motore muove un meccanismo di retroproiezione, programmato per creare sullo schermo una trama regolare di cerchietti rossi, gialli e blu. Oltre a variare incessantemente la tessitura geometrica, il moto causa sovrapposizioni tra le diverse sorgenti luminose, producendo continue imprevedibili sfumature verdi, viola e arancioni.
Considerando le realizzazioni di Anceschi e della Varisco appare chiaro come l’Arte programmata abbia anticipato molti caratteri dell’arte digitale e tecnologica di oggi, che sempre più spesso si basa sull’autorialità collettiva, sulla fruizione interattiva dell’opera e su processi progettuali ed esecutivi assistiti dai computer e da macchine completamente automatizzate.

GUIDA ALLO STUDIO
Arte programmata e cinetica
  • Nasce agli inizi degli anni Sessanta
  • Attenzione alla percezione del movimento attraverso l’opera
  • Allontanamento dal soggettivismo dell’Arte informale
  • Opere ideate e realizzate collettivamente, secondo un programma logico e determinato
  • Utilizzo di nuovi strumenti scientifici e tecnologici
  • Diffusione dei “multipli”, repliche a basso costo delle opere

Bruno Munari

  • Ricerca nell’arte di un nuovo equilibrio tra uomo e tecnologia
  • Uso delle macchine e delle innovazioni tecnologiche per finalità estetiche e artistiche

Enzo Mari

  • Razionale e programmato processo creativo
  • Realizzazione di piccoli e semplici oggetti di design

Dadamaino

  • Opere prive di connotazione narrativa e simbolica
  • Studio e ricerca degli effetti dinamici

Gruppo T

  • Gruppo fondato nel 1958 da tre artisti milanesi: Giovanni Anceschi, Davide Boriani e Grazia Varisco
  • Sviluppo dei temi della percezione ottica, del movimento e dell’interattività

Contesti d’arte - volume 3
Contesti d’arte - volume 3
Dal Neoclassicismo a oggi