CONFRONTI E INFLUENZE - Due interpretazioni della macchina: Munari e Tinguely

CONFRONTI E INFLUENZE

Due interpretazioni della macchina

Bruno Munari

Macchina inutile

  • 1934
  • tecnica mista
  • Roma, Galleria d’Arte Moderna

Macchina inutile 

Bruno Munari esordisce nel 1932 in una mostra futurista che si tiene alla Galleria Pesaro di Milano. L’iniziale vicinanza all’ambiente futurista non può che prevedere un forte interesse per il dinamismo e il movimento. Proprio agli anni Trenta risalgono le sue “macchine inutili”: elementi colorati di materiali diversi che, appesi mediante sottilissimi e invisibili fili di seta, sono lasciati fluttuare nell’aria. Egli stesso dice che l’idea delle macchine inutili è scaturita dalla volontà di donare movimento ai quadri astratti.

Jean Tinguely

Méta-matic

  • 1959
  • metallo, legno, gomma, motore elettrico, 50x70x30 cm
  • Basilea, Museo Tinguely

Méta-matic 

Jean Tinguely, artista appartenente alla corrente del Nouveau Réalisme, definisce la propria opera col termine di “metalmeccanicismo”. Egli recupera materiali di scarto, soprattutto provenienti dal mondo dell’industria meccanica, e li assembla realizzando macchine dotate di movimento. Ha costruito congegni di ogni tipo, dalle macchine capaci di produrre suoni a quelle che, una volta azionate, si autodistruggono. Méta-matic è invece una macchina per disegnare: una matita (o un pennarello) produce dei movimenti casuali perché è fissata in cima a un lungo e sottile tondino metallico che vibra mediante un sistema di bielle e pulegge. Anche la tavoletta sulla quale è fermato il foglio di carta si muove in modo casuale dal momento che è semplicemente legata a un disco che ruota in modo da produrre un libero movimento oscillatorio.

Le ragioni del confronto

Tanto l’opera di Munari quanto quella di Tinguely si fondano sull’assunto di base che la macchina possa entrare a buon diritto nel processo creativo. Tuttavia Munari non abbandona mai il ruolo di artista e progettista, di colui cioè che guida e impone la creazione. È vero che le sue macchine inutili si muovono casualmente per mezzo dello spostamento d’aria, ma è anche vero che è l’autore a scegliere forma e colore degli elementi di cui sono costituite. La macchina di Tinguely produce invece una serie di segni casuali su un foglio: la volontà dell’artista è qui del tutto annullata in un’operazione che resta fortemente legata alla poetica di casualità e meccanicità della creazione tipicamente dadaista.

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Contesti d’arte - volume 3
Contesti d’arte - volume 3
Dal Neoclassicismo a oggi