ANALISI D'OPERA - Salvador Dalí, La persistenza della memoria

Analisi D'opera

Salvador Dalí

La persistenza della memoria

  • 1931
  • olio su tela, 24,1x33 cm
  • New York, Museum of Modern Art (MoMA)

In molti dipinti dell’artista sono individuabili richiami ai luoghi della sua infanzia: le rocce e i promontori del paesaggio catalano fanno da sfondo anche a questa composizione.


Soggetto ricorrente nella sua produzione, la formica è per Dalí simbolo di morte, ma anche del desiderio sessuale.

Realizzato nel 1931, La persistenza della memoria è uno dei dipinti più famosi di Dalí, noto anche con il titolo Gli orologi molli. Conosciamo nei dettagli la genesi dell’opera in quanto l’artista ne fornisce una dettagliata descrizione nella Vita segreta di Salvador Dalí.

Descrizione

Una sera, da solo in casa mentre la sua compagna Gala era andata al cinema con amici, Dalí si ritrova a osservare dei frammenti di formaggio Camembert che lo attraggono per la loro consistenza molle e informe. «Avevamo mangiato un Camembert molto forte – racconta l’artista – e, dopo che tutti se ne furono andati, io rimasi ancora a lungo seduto a tavola, a meditare sul problema filosofico della “ipermollezza” di quel formaggio».
Decide proprio allora di intervenire sull’opera che era in lavorazione sul cavalletto, raffigurante un paesaggio di Port Lligat, inserendovi una serie di orologi molli e informi.
Su un basamento squadrato posto sulla sinistra si erge un ramo sul quale è appeso un orologio azzurro. Altri due dello stesso colore sono collocati l’uno su una strana forma biomorfica posta al centro del dipinto e l’altro sul basamento stesso. Accanto a quest’ultimo è posato un quarto orologio dai contorni rigidi di colore arancione-rosso sul quale non sono visibili le lancette ma uno sciame di formiche brulicanti.

Forma, funzioni e idee

Quest’opera è dedicata a uno dei temi ricorrenti della pittura dell’artista, ovvero alla rappresentazione della dimensione fluida del tempo, che si esplicita con l’inserimento nella composizione di orologi molli. «Il tempo è la dimensione delirante e surrealista per eccellenza» scriverà Dalí nel 1935. Quasi sul punto di sciogliersi al sole, queste forme flosce portano l’attenzione sulla relatività e la conseguente percezione soggettiva del tempo, in piena relazione alle teorie di Bergson. Come abbiamo più volte messo in luce, con Bergson il tempo non è più una dimensione assoluta ma in continuo fluire, in cui il passato si unisce al presente in un processo sempre in divenire. Se quindi il tempo assoluto è quello scandito dall’orologio in ore, minuti e secondi, la percezione individuale del tempo è invece molto più elastica, imprescindibile dalla memoria, dal sogno e dall’inconscio.

Contesti d’arte - volume 3
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