Georges Braque

7.6 Georges Braque

All’avvio della sua carriera pittorica, il francese Georges Braque (Argenteuil 1882-Parigi 1963) si era avvicinato alle ricerche neoimpressioniste di Seurat e Signac e nel 1906 aveva aderito al fauvisme. In alcuni paesaggi realizzati nel 1907, come Viadotto all’Estaque, si fa evidente il suo interesse per la pittura cézanniana, in particolare nell’accentuazione dell’ordine geometrico della composizione .

Grande nudo

In questo suo cammino verso la semplificazione e il geometrismo delle forme, l’incontro con Picasso e la visione, nello studio dell’artista, delle sconvolgenti Demoiselles d’Avignon sono tanto importanti da ispirare, pochi mesi dopo, la realizzazione del Grande nudo (31). Braque stempera tuttavia la seduzione picassiana per la statuaria negra: in quest’opera germinale della sua svolta cubista le forme sono meno frante e spezzate rispetto a quelle dell’artista spagnolo. La figura nuda si staglia su uno sfondo scomposto secondo piani geometrici più armonizzati dal colore rispetto ai contrasti cromatici ben evidenti nell’opera picassiana ed è delineata con tratti meno spigolosi. Inoltre il colore di Braque denota ancora un evidente rinvio alle cromie cézanniane, così come le forme più tondeggianti del corpo nudo attestano un rimando ai nudi di Matisse.
Dal primo incontro tra Picasso e Braque prenderà avvio un’intensa stagione di dialogo e confronto: il periodo che si dipana dal 1909 al 1912 è segnato proprio da uno scambio profondo e una reciproca influenza tra i due artisti.

CONFRONTI E INFLUENZE

La riflessione sulla pittura di Cézanne, stimolata dalla grande retrospettiva del 1907 al Salon d’Automne, è una delle principali componenti della ricerca cubista. Lo testimoniano le affinità del Grande nudo con Le Grandi Bagnanti: in entrambi i dipinti viene utilizzata una linea ben marcata, spessa e di colore nero, che consente di individuare con forza i volumi geometrici sui quali sono costruite le figure.

Violino e tavolozza

Mentre Picasso realizza il Ritratto di Ambroise Vollard, Braque licenzia un’opera come Violino e tavolozza (32): al colore metallico, innaturale, quasi mentale dell’artista spagnolo si sostituiscono tinte più calde e terrose che vibrano di luce sebbene sempre tendenti al monocromo. Pur scomponendo l’oggetto in una prospettiva multipla, come se venisse percepito attraverso molteplici visuali in un’accezione intellettualistica che si contrappone al dato sensibile, permangono all’interno della composizione degli oggetti più facilmente leggibili, come la tavolozza sullo sfondo, lo spartito e parte del violino, che assicurano alla pittura un ancoraggio con il dato reale di partenza. Ciò appare perfettamente in linea con quanto afferma Braque: «Amo la regola che corregge l’emozione, amo l’emozione che corregge la regola».
Si attiva pertanto nella composizione una relazione dialettica continua e un particolare equilibrio fra le parti del dipinto più leggibili e quelle frantumate dallo sguardo dell’artista.

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Fruttiera e bicchiere

Secondo il critico e gallerista Daniel-Henry Kahnweiler sarebbe stato proprio Braque il primo a ricorrere all’utilizzo di scritte, oggetti quotidiani e riconoscibili nella tela – come bottiglie, giornali, carte da gioco – accorciando così la distanza tra finzione della pittura e reale. Nel 1912 realizza Fruttiera e bicchiere (33), il suo primo papier collé, composizione nella quale parti dipinte si alternano ad applicazioni di carte da parati finto-legno. Braque, figlio di decoratore e anch’egli con una formazione da decoratore e artigiano, sperimenta questa tecnica che raggiungerà importanti esiti nei collage di Picasso ( p. 278). Nell’opera sono utilizzati tre fogli diversi di carta incollata sopra i quali si sovrappone il disegno a carboncino, dove incastri astratti di forme ed elementi più facilmente riconoscibili, come l’uva in alto, si uniscono a caratteri grafici che assumono una stessa valenza visiva all’interno della composizione e ne orientano la lettura. La scritta “bar” insiste sulla definizione di un luogo della nuova geografia della contemporaneità, il bar-café, appunto, spazio cruciale di incontro, riflessione e nuove elaborazioni artistico-letterarie. Con queste sperimentazioni la ricerca artistica si avvia verso l’esplorazione di nuovi orizzonti extrapittorici.

Canefora

Con lo scoppio della guerra si interrompe la collaborazione tra Picasso e Braque. Chiamato al fronte, quest’ultimo tornerà a dipingere nel 1917 proseguendo la ricerca cubista in una dimensione molto libera e personale, come si può vedere in uno dei due dipinti a olio, delle stesse dimensioni, intitolati Canefora (34), in cui l’artista riprende, variandolo leggermente, lo stesso soggetto. Braque mutua il titolo del dipinto dal nome utilizzato nell’antica Grecia per designare le fanciulle che portavano i panieri colmi di offerte votive durante le processioni. La figura della donna appare a colpo d’occhio austera a causa del trattamento cromatico dominato dai marroni e dai grigi; le forme piene e i contorni liquidi ricordano invece la morbidezza delle Bagnanti di Renoir, segnando così un distacco deciso dal Cubismo sintetico degli anni precedenti.

GUIDA ALLO STUDIO
Georges Braque
  • Graduale allontanamento dalla pittura fauve verso la semplificazione e la ricerca geometrica delle forme cubiste
  • Tinte spesso calde e terrose
  • Riconoscibiltà degli oggetti rappresentati
  • Uso di scritte e del collage

Contesti d’arte - volume 3
Contesti d’arte - volume 3
Dal Neoclassicismo a oggi