Il Simbolismo in Italia

5.10 Il Simbolismo in Italia

Gaetano Previati

Il Simbolismo in Italia ha declinazioni stilistiche differenti a seconda delle regioni: in area lombarda, per esempio, si sovrappone al Divisionismo.

Maternità

Alla Prima Triennale milanese nel 1891, Gaetano Previati (Ferrara 1852-Lavagna 1920) presenta la monumentale Maternità (46) che, con i suoi oltre 4 metri di base, mostra una «madre divina [che] allatta il suo bambino» attorniata da angeli preganti. Previati dispone il circolo angelico in modo da lasciare un’apertura in primo piano che accompagni lo sguardo verso l’azzurro intenso dell’abito della Madonna. Il misticismo della scena è enfatizzato dal controluce intenso creato dal bagliore emanato da una sorta di aureola alle spalle della donna. La situazione ha perso ogni connotazione realistica, i personaggi si confondono in un giardino di luce che la pittura filamentosa rende con straordinaria efficacia. Quel «ricamo in lana svanito nei colori», come la critica definisce il dipinto, contribuisce alla creazione di un clima di sospensione e mistero che è tratto tipico della cultura simbolista.

Notturno (Il silenzio)

Nella fase matura della sua carriera Previati stempera il Divisionismo lasciando emergere maggiormente il disegno. Nel Notturno (Il silenzio) (47), uno dei pannelli esposti al Salon d’Automne a Parigi nel 1909 e destinato alla decorazione della sala della musica della figlia del mercante Alberto Grubicy (1852-1922), due fanciulle siedono l’una a fianco dell’altra sullo sfondo di un paesaggio notturno: una dorme e l’altra veglia su di lei con aria sognante. L’utilizzo quasi esclusivo del blu, che sfiora il monocromo, crea un’ambientazione notturna mentre il movimento sinuoso delle vesti – evidente rimando al Giugno fiammeggiante di Leighton – segue idealmente il movimento della propagazione della musica nella stanza. Nel 1910 il critico italiano Nino Barbantini ne dà una descrizione poetica ed efficace nel coglierne il carattere simbolico: «La notte silenziosa ed azzurra si distende sulla pianura, e una donna pensosa guarda fissamente nell’infinito; ma la sua compagna abbandonata nella sua tristezza dolce e fonda, ha l’infinito dentro di sé e pare che la creatura infinita e triste debba da un punto all’altro dissolversi nella malinconia della notte, svanire con il suo abbandono e con la sua tristezza nel mistero notturno». Le due donne sono state interpretate anche come le due anime della notte: la veglia e il sonno, ma pure come conscio e inconscio, tra realtà e sogno.

LE FONTI

Nel 1910 il critico italiano Nino Barbantini dà una descrizione poetica ed efficace di Notturno nel coglierne il carattere simbolico: «La notte silenziosa ed azzurra si distende sulla pianura, e una donna pensosa guarda fissamente nell’infinito; ma la sua compagna abbandonata nella sua tristezza dolce e fonda, ha l’infinito dentro di sé e pare che la creatura infinita e triste debba da un punto all’altro dissolversi nella malinconia della notte, svanire con il suo abbandono e con la sua tristezza nel mistero notturno».

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Giulio Aristide Sartorio

In altre regioni d'Italia invece la tradizione verista e naturalista rimane estremamente radicata e il Simbolismo vi si inserisce in maniera discontinua, manifestandosi soprattutto nella scelta di soggetti fantastici come La Sirena (48) che Giulio Aristide Sartorio (Roma 1860-1932) realizza nel 1893 ed espone a Londra l'anno seguente.

La Sirena

Sartorio è tra i simbolisti di maggior respiro internazionale: ha una formazione pressoché autodidatta che inizia col padre scultore, passando per il contatto diretto con i preraffaelliti e i simbolisti tedeschi: sirene,  naiadi e creature marine avevano popolato la pittura di Arnold Böcklin fin dagli anni Ottanta.
La Sirena di Sartorio ammalia un giovane e lo trascina negli abissi; l’acqua è resa con una pennellata che segue la vorticosità della corrente. Sartorio propone l’immagine di una figura femminile seduttrice e letale che è tipica della cultura simbolista, rappresentandola con caratteristiche della pittura preraffaellita, come dimostra il contrasto tra il colore rosso intenso dei capelli e il verde dell’acqua. I due nudi mostrano una carnalità palpabile che dona al dipinto quella sensualità lasciva e  decadente tipica dell’epoca. Il formato rettangolare stringe sulle figure – che entrano in diagonale – senza aprire la veduta ad alcun orizzonte mentre il punto di vista, fortemente scorciato dall’alto, enfatizza il senso di pericolo e al contempo crea quella componente onirica che non sfugge a Luigi Pirandello quando, nel 1895, scrive «e vi par di sognare guardandolo».

La Vita Umana

Proprio questa matrice onirica, abbinata a un’enfasi teatrale, rende la pittura di Sartorio estremamente apprezzata anche all’inizio del nuovo secolo, quando ottiene incarichi pubblici di grande visibilità come il ciclo de La Vita Umana per il Salone centrale della Biennale di Venezia del 1907. Il grande fregio monocromo è composto da quattro scene – rappresentanti La Luce, Le Tenebre, L’Amore e La Morte – e dieci Cariatidi quali elementi di raccordo. È un capolavoro della pittura simbolista che, in quattordici pannelli che occupano una superficie di circa 240 metri quadrati rappresenta il poema della vita umana attraverso i miti classici. Nell’ultima tela (49) il centro della scena è tenuto dall’avanzare impetuoso di cinque cavalli che trascinano la figura della Morte. Un velo le copre il volto in un volteggio che segue il movimento concentrico degli altri personaggi posti attorno a questo circolo energetico. Sartorio presenta il trapasso non come una fine, ma come un momento di rinnovamento, concetto ribadito a lettere capitali sull’altare: MORTE TI SPEGNE E VITA SI RINNOVA.

GUIDA ALLO STUDIO
Il Simbolismo in Italia
  • Punti di contatto con il Divisionismo italiano
  • Soggetti misticheggianti, fantastici e onirici velati di sensualità
  • Completo abbandono del realismo
  • Principali esponenti: Gaetano Previati e Giulio Aristide Sartorio

Contesti d’arte - volume 3
Contesti d’arte - volume 3
Dal Neoclassicismo a oggi