Per comprendere la differenza di approccio di Corot, risulta interessante leggere una testimonianza e una riflessione in merito al metodo en plein air di Auguste Renoir, uno dei maggiori rappresentanti della pittura impressionista; questo artista farà tesoro della lezione dei barbizoniers nella ripresa della natura dal vero, per poter cogliere al meglio i dettagli cromatici e luminosi di un paesaggio o di una scena, distinguendo tra composizione ed effetto.
«[…] All’aperto c’è una maggior varietà di luce che in studio, dove rimane sempre la stessa; ma appunto per questo all’aperto siete preso dalla luce, non avete il tempo di occuparvi della composizione, e poi non vedete bene quello che state facendo. […] Dipingendo direttamente dal vero, il pittore cerca solo l’effetto, non studia più la composizione e presto cade nella monotonia. […] Corot ha dipinto all’aperto gli studi preparatori, certo, ma le sue composizioni erano eseguite in studio. E poi Corot poteva fare tutto quello che voleva. Lui era ancora un antico: correggeva la natura... Tutti dicevano che Corot sbagliava a rifinire i suoi lavori in studio. Gli parlo delle difficoltà che trovo a lavorare all’aperto, e lui replica: “Il fatto è che all’aperto non si può mai essere sicuri di quello che si è fatto. Bisogna ripassare tutto in studio”. E questo non ha impedito a Corot di rappresentare la natura con una realtà che nessun “impressionista” ha mai raggiunto. [...]»
(Auguste Renoir, Conversazione con Ambroise Vollard, in Lettere e scritti teorici, a cura di E. Pontiggia, Milano, 1995.)