Giuseppe Arcimboldi

5.20 Giuseppe Arcimboldi

Giuseppe Arcimboldi o Arcimboldo nasce a Milano nel 1527. La sua attività artistica prende avvio nella bottega del padre, dove partecipa alla realizzazione dei cartoni per le vetrate della cattedrale milanese. Sebbene poco si conosca del suo periodo a Milano, è tuttavia certo che Giuseppe Arcimboldi raggiunge presto una grande fama che travalica l'ambiente della città lombarda e che arriva anche a Vienna, capitale del Sacro Romano Impero. Proprio per Vienna il pittore parte nel 1562 per lavorare alle dipendenze del principe Massimiliano, divenuto poi imperatore come Massimiliano II. Arcimboldo presta servizio poi presso il successore Rodolfo II, che sposta la capitale imperiale a Praga. Torna a Milano nel 1587, rimanendo comunque alle dipendenze di Rodolfo e si spegne nella città lombarda nel 1593.

La Primavera 

Per il principe Massimiliano, Giuseppe Arcimboldi dipinge i due suoi cicli pittorici più famosi: Le Stagioni e I Quattro Elementi. Gli otto dipinti avevano, nella loro collocazione originaria, una disposizione che permetteva a ogni stagione di avere una corrispondenza con un singolo elemento dei quattro della serie naturale (aria, acqua, terra e fuoco). La Primavera (73), che insieme all'Inverno è uno dei due dipinti originali sopravvissuti, è raffigurata come una donna vista di profilo interamente realizzata mediante l'accostamento sistematico di fiori, frutti e altri elementi vegetali tipici della stagione. Il viso, il copricapo e tutto ciò che sta al di sopra del collo sono composti coi fiori, mentre il vestito è reso tramite la sovrapposizione e l'avvicinamento di fogliami primaverili. 

L'Estate 

Sempre facente parte del ciclo delle Quattro Stagioni, il dipinto raffigurante l'Estate (74) è, insieme all'Autunno, una replica dello stesso artista realizzata sul principio degli anni Settanta del Cinquecento. Da un punto di vista compositivo, poco si discosta dalla Primavera. La stagione è evocata dall'immagine di una donna vista di profilo, resa anche in questo caso mediante l'impiego di frutti maturi, fiori e fogliami estivi. Netta è la differenziazione tra la testa, composta mediante l'accostamento di colorati frutti, e la veste, che viene delineata mediante l'intreccio di spighe di grano. Proprio sull'abito il pittore milanese appone la data di realizzazione e la sua firma.
 › pagina 333 

L'imperatore Rodolfo II in veste di Vertumno 

Tra le più famose opere di Giuseppe Arcimboldi, il ritratto di Rodolfo II (75) giunge nel castello svedese di Skokloster a seguito della Guerra dei Trent’anni. L’imponente edificio, posto sul lago Mälaren, a una cinquantina di chilometri da Stoccolma, è infatti costruito subito dopo il conflitto dal comandante dell’esercito svedese e il dipinto di Arcimboldi perviene nella disponibilità del generale come bottino di guerra. Il pittore milanese lo dipinge negli ultimi anni della vita, quando, ormai tornato stabilmente a Milano, resta comunque al servizio di Rodolfo II. L’eclettica personalità dell’imperatore – che, per motivi mai chiariti, sposta la capitale da Vienna a Praga –, educato in Spagna, appassionato d’arte, di scienze e di alchimia, ben si concilia con l’arte di Giuseppe Arcimboldi che è chiamato a rappresentare il sovrano in veste del dio Vertumno. Quest’ultimo è il dio delle mutazioni e ha la possibilità di trasformarsi in qualsiasi cosa egli desideri: ecco quindi che Rodolfo è rappresentato mediante l’accostamento di frutti, fiori e altri elementi vegetali. Non deve apparire singolare che l’imperatore del Sacro Romano Impero si faccia effigiare non molto diversamente da come, anni prima, il pittore milanese aveva dipinto i cicli delle Stagioni e dei Quattro Elementi: le stesse stagioni e i quattro elementi, infatti, evocano la magnificenza degli Asburgo che sono portatori di abbondanza e prosperità per i propri sudditi grazie al loro buon governo. L’intento allegorico di Arcimboldo è informato, dunque, da una visione positiva della natura e da un sentimento vitalistico del creato.

I PROTAGONISTI

La Wunderkammer di Rodolfo II

Nel castello di Praga, sua residenza, Rodolfo II allestisce, seguendo quanto già fatto prima di lui dal padre, una Wunderkammer, cioè una stanza delle meraviglie. L'ansia spasmodica di collezionare, di accumulare oggetti rari e preziosi provenienti da ogni dove è tipica del carattere del sovrano e ben si concilia col gusto per il sorprendente e il particolare tipico del tardo Rinascimento. La stanza è stipata all'inverosimile degli oggetti più incredibili: coralli, piume colorate, calchi di lucertola, ossa, Automi, pistole, corni, drappi. La scelta degli oggetti non sta tanto nel loro valore intrinseco – valore che non tutti hanno – ma nella capacità di sorprendere lo spettatore, di generare incredulità, meraviglia e perfino irrequietezza. È il caso, per esempio, delle piume colorate che certamente hanno poco o nessun valore ma che sono una vista insolita; altro caso è il teschio d'ambra che, pur essendo prezioso, finisce con l'acquisire importanza nell'insieme per l'effetto di sorpresa che genera nello spettatore.  

GUIDA ALLO STUDIO
Giuseppe Arcimboldi
  • Pittore attivo alla corte di Praga
  • Stile originale e innovativo
  • Uso di fiori, frutta ed elementi vegetali per rappresentare i volti
  • Visione positiva della natura

Contesti d’arte - volume 2
Contesti d’arte - volume 2
Dal Gotico internazionale al Rococò