CONFRONTI E INFLUENZE - La Sagrestia Vecchia e la Cappella Pazzi

CONFRONTI E INFLUENZE

La Sagrestia Vecchia e la Cappella Pazzi

Filippo Brunelleschi

Sagrestia Vecchia

  • 1421 ca.
  • interno
  • Firenze, Basilica di San Lorenzo

All'altezza della linea d'imposta degli archi corre per tutto il perimetro una trabeazione in pietra serena con la parte centrale policroma e decorata da tondi con cherubini.
Agli angoli si trovano  paraste scanalate di ordine corinzio, che raddoppiano in spessore nella parete dove si apre la scarsella.

La Sagrestia Vecchia

La Sagrestia Vecchia è addossata al transetto sinistro della Basilica di San Lorenzo, con la doppia funzione di stanza di servizio per la vestizione del clero, e, insieme, di monumentale cappella funeraria per Giovanni di Bicci de' Medici (1360-1429), padre di Cosimo il Vecchio, ricchissimo banchiere residente nel quartiere. È chiamata"Vecchia" per distinguerla da quella, "Nuova", che Michelangelo realizzerà nel secolo successivo, addossata al lato destro del transetto.

Brunelleschi progetta componendo forme geometriche che si articolano intorno al modulo del quadrato: il vano centrale è un cubo perfetto, coperto da una cupola a ombrello divisa in dodici spicchi, alla base di ciascuno dei quali si trova un oculo che, insieme alla lanterna, garantisce l'illuminazione interna; sul fondo si apre la  scarsella, nuovamente a pianta quadrata e coperta da cupola, a cui si addossano due vani rettangolari, voltati a botte.
Le pareti, in alzato, sono scandite da grandi archi a tutto sesto e si collegano alla cupola grazie a quattro vele, dove furono poi inseriti gli stemmi dei Medici e i medaglioni in stucco policromo con le Storie di san Giovanni, realizzati da Donatello (1435ca.). Le pareti sono intonacate di un colore chiaro, sul quale spiccano le membrature architettoniche in pietra serena: il contrasto tra i due colori è una delle caratteristiche più facilmente riconoscibili dell'architettura brunelleschiana.

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Filippo Brunelleschi

Cappella Pazzi

  • 1429
  • facciata e interno
  • Firenze, Basilica di Santa Croce

La Cappella Pazzi

La struttura della Sagrestia Vecchia torna, a distanza di anni, nella Cappella Pazzi, realizzata per la famiglia di cui porta il nome nel chiostro trecentesco del Convento di Santa Croce. Iniziata nel 1429, fu terminata solo nel 1461, quando Brunelleschi era già morto: seppure incompleta (soprattutto per quanto riguarda la facciata), rappresenta una delle più perfette realizzazioni dell'architetto fiorentino.

L'interno è essenziale e si basa sulla ripetizione di un modulo ben preciso, le venti braccia fiorentine (circa 11,66 metri). Questo è il modulo (m) che corrisponde alla larghezza dell'area centrale a cupola, di cui è quindi anche il diametro. Rispetto alla Sagrestia Vecchia, lo schema che vediamo replicato dell'aula centrale cupolata con scarsella si arricchisce di due ali laterali voltate a botte, che trasformano l'ambiente da quadrato a rettangolare. Il senso di centralità dello spazio è comunque garantito dalla forza centripeta esercitata dalla cupola.
La copertura del porticato d'ingresso ripete, in minori dimensioni, la traccia del vano interno. Il modulo base m si ritrova declinato nei suoi vari sottomoduli in tutti i rapporti geometrici della costruzione.
La principale differenza con la pianta della Sagrestia Vecchia è la base rettangolare, mascherata dall'inserimento del cubo centrale.

Le ragioni del confronto

L’opera di Brunelleschi è sempre pervasa da continui studi e approfondimenti sul tema della modularità nel rapporto tra pianta e alzato, esemplificati nella Sagrestia Vecchia di San Lorenzo e nella Cappella Pazzi, dove progressivamente si passa dalla meditazione sulla pianta centrale alla conciliazione tra questa e la pianta longitudinale.
Nella Cappella, la principale differenza con la pianta della Sagrestia Vecchia è la base rettangolare, mascherata dall’inserimento del cubo centrale. Come a San Lorenzo, la decorazione plastica è strettamente subordinata all’architettura con dodici grandi medaglioni in terracotta colorata e smaltata con gli apostoli, realizzati da Luca della Robbia, insieme al fregio con i cherubini. Nelle vele della cupola, quattro tondi policromi, sempre in terracotta, rappresentano gli evangelisti: secondo quanto ricordano le fonti antiche, Brunelleschi, critico contro le decorazioni troppo evidenti di Donatello nella Sagrestia Vecchia, che a suo parere disturbavano l’essenzialità dell’architettura, collaborò strettamente con Luca della Robbia nel disegno dell’essenziale decorazione della Cappella Pazzi.

Contesti d’arte - volume 2
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