Il corpo nudo ha un valore espressivo determinante per l'artista: grazia e dinamismo contraddistinguono le sue opere, a segnare una sintesi del tutto nuova nell'arte tardorinascimentale. Giambologna non appartiene all'ambiente artistico fiorentino e i suoi esordi sono caratterizzati da una particolare vena inventiva e da una specifica predisposizione alla sperimentazione di formule compositive nuove e originali, che nel tempo si consolidano in un variegato repertorio di soluzioni formali innovative.
Giambologna
5.12 Giambologna
Il corpo nudo ha un valore espressivo determinante per l'artista: grazia e dinamismo contraddistinguono le sue opere, a segnare una sintesi del tutto nuova nell'arte tardorinascimentale. Giambologna non appartiene all'ambiente artistico fiorentino e i suoi esordi sono caratterizzati da una particolare vena inventiva e da una specifica predisposizione alla sperimentazione di formule compositive nuove e originali, che nel tempo si consolidano in un variegato repertorio di soluzioni formali innovative.
Mercurio volante
Il Colosso dell’Appennino
Il gigante dell’Appennino è un lacerto significativo e immaginifico del grandioso complesso della villa medicea di Pratolino, in gran parte perduto per le demolizioni della prima metà del XIX secolo. Fonti iconografiche e descrizioni dettagliate restituiscono con vividezza l’immagine dello straordinario giardino voluto da Francesco I de’ Medici e costruito dall’architetto fiorentino Bernardo Buontalenti (Firenze 1531-1608) a partire dal 1568. L’acqua e le fontane erano protagoniste assolute del progetto mediceo, con sculture e grotte artificiali che enfatizzavano la pervasiva presenza dell’elemento liquido, valorizzato nelle sue qualità dinamiche e sonore. In asse con il prospetto principale della villa del granduca, Buontalenti colloca la gigantesca scultura di Giambologna, a segnare l’avvio di uno dei viali principali che si inoltravano nel vastissimo parco.
Descritto dai viaggiatori come un monte in forma di gigante, il Colosso dell’Appennino (38) è una figura seduta di smisurata grandezza che ha le dimensioni di un piccolo edificio. È il simbolo del binomio natura-artificio, ovvero del rapporto fra il mondo naturale e gli interventi promossi dall’uomo per dominarne e controllarne gli aspetti più misteriosi e temibili. All’esterno la figura umana sembra nascere dalla roccia mentre all’interno la struttura assume l’assetto di stanze regolari e accoglienti. Alla fine del Cinquecento è ricordata la presenza in uno degli ambienti interni di una piccola fonte dedicata a Tetide, oltre ad alcuni automi che dovevano rafforzare il senso di stupore e meraviglia suscitato da questa originalissima opera che si colloca fra scultura e architettura.
GUIDA ALLO STUDIO
Giambologna
- Scultore di opere in marmo e bronzo
- Nuova sintesi tra eleganza e dinamismo
- Tendenza alla sperimentazione
- Formule compositive originali
Contesti d’arte - volume 2
Dal Gotico internazionale al Rococò