Sebastiano del Piombo
5.3 Sebastiano del Piombo
Pietà
Secondo quanto racconta Vasari, Sebastiano raggiunge la fama con la Pietà (6), dipinto oggi conservato a Viterbo. Spesso considerata il capolavoro del pittore veneziano, l’opera è richiesta da monsignor Giovanni Botonti per la sua cappella nella chiesa viterbese di San Francesco. La datazione del quadro intorno al 1515 è pressoché concordemente accettata dalla critica, mentre è stata spesso respinta l’affermazione vasariana che il dipinto si basi su un disegno di Michelangelo. Sebastiano trae comunque da Buonarroti un particolare senso della monumentalità e il trattamento scultoreo delle figure. La consueta iconografia della Pietà, con la Madonna che tiene in braccio il Cristo morto, è qui abbandonata: la Vergine, vestita con abiti semplici, ma di foggia cinquecentesca, rivolge lo sguardo verso il cielo con le mani giunte in preghiera e il corpo del figlio è appoggiato a terra, sopra un lenzuolo bianco. Lo sfondo è diversissimo dalle pacate visioni di campagna che caratterizzavano la pittura veneta di ascendenza giorgionesca. Un paesaggio arido e cupo è tratteggiato alle spalle della Madonna: pochissima vegetazione, ma soprattutto i segni di una tempesta sulla sinistra e i bagliori rosseggianti sulla destra creano un’atmosfera funerea caratterizzata da nubi scure, con l’apertura di uno squarcio al centro, da dove si vede il disco lunare. Tutti questi elementi contribuiscono a trasmettere il senso della tragedia appena avvenuta.
Cristo nel Limbo
Gesù si rivolge ai progenitori, sofferenti, con un gesto benevolo e misericordioso. Sulla sinistra, la scena è serrata da una porzione di colonna con il fusto, la base e il piedistallo, mentre alle spalle del Cristo si scorge in penombra il Buon Ladrone che sorregge la croce.
GUIDA ALLO STUDIO
Sebastiano del Piombo
- Influenze michelangiolesche
- Monumentalità delle figure
- Studio dei colori e del cromatismo tonale
- Tragicità accentuata
Contesti d’arte - volume 2
Dal Gotico internazionale al Rococò