Lorenzo Lotto

4.7 Lorenzo Lotto

Lorenzo Lotto (Venezia 1480 ca.-Loreto 1556 o 1557) è un artista che è stato a lungo dimenticato e che conosce una nuova fortuna soltanto dalla fine del XIX secolo, quando la sua opera diviene nuovamente oggetto di studi e ricerche. Lotto nasce a Venezia ma trascorre i primi anni della sua carriera lontano dalla città di origine, con soggiorni a Treviso, nelle Marche e a Bergamo. Nel 1505 è già appellato «pictor celeberrimus», cioè pittore molto famoso. Nel 1508 l’artista è chiamato a Roma nello stesso momento in cui anche Raffaello è invitato alla corte pontificia ma il suo lavoro, forse proprio per la concorrenza con l’Urbinate, non incontra il favore della committenza. Dopo un breve soggiorno a Firenze intorno al 1510, Lotto torna nelle Marche e nel 1513 è documentato a Bergamo, dove realizza il celebre ciclo dell’Oratorio della famiglia Suardi a Trescore, a poca distanza dalla città. Dopo molti anni lascia Bergamo per Venezia, dove nel 1525 apre una nuova bottega ma la sua presenza nella città lagunare, dove regna incontrastata la bottega di Tiziano, è più volte interrotta da spostamenti nelle aree che lo hanno visto esordire in gioventù.
La pittura di Lotto si caratterizza per una continua ricerca di unità nella rappresentazione, chiarezza nella struttura compositiva, vicinanza al dato naturale e alla verità della storia. La tavolozza è vivace ed è connotata da una vasta gamma di colori chiari, armonizzati da un uso sapiente della luce. Lotto, a differenza di molti altri artisti del suo tempo, non si mostra particolarmente interessato a confrontarsi con la lezione dei grandi maestri contemporanei, e il dialogo con l'Antico è del tutto marginale nello sviluppo della sua opera. Ha invece un ruolo importante nel suo percorso artistico il confronto con la pittura nordica, da cui trae l'attenzione al dettaglio e la cura puntuale nella resa dei particolari, ma anche certe forzature espressioniste, con gesti molto eloquenti e movimenti marcati.

Altare di Santa Lucia 

La pala è commissionata a Lotto nel 1523 dalla Confraternita di Santa Lucia, per decorare il proprio altare nella chiesa francescana di San Floriano a Jesi (85).
È un dipinto complesso, dove la tavola centrale e la pregevole predella contengono episodi della vita della santa tratti dalla Legenda Aurea di Jacopo da Varagine, testo latino sulle biografie dei santi disponibile nella traduzione in volgare già all’inizio del Cinquecento. Il soggetto del dipinto è santa Lucia portata davanti al giudice, con una scelta di un tema narrativo insolito per un altare maggiore: Pascasio, prefetto della città di Siracusa sul principio del IV secolo d.C. chiede di gettare Lucia fra le braccia della folla, condannandola a violenze inaudite.
Mentre due uomini cercano di trascinarla fuori, lo Spirito Santo – rappresentato dalla colomba che compare nella parte alta della scena – la rende così pesante che non riescono a muoverla. Lotto ambienta l’episodio in un edificio che dialoga con la spazialità della basilica antica, con le pareti prive di decorazioni che si offrono come neutre superfici a esaltare il raffinato uso della luce e dei colori.
La tavola di Jesi testimonia la vena narrativa dell’artista, cioè la sua peculiare capacità di descrivere con efficacia l’evento rappresentato, così da renderlo facilmente comprensibile e da creare empatia nell’osservatore.
Questa attitudine di Lotto è stata riconosciuta come un aspetto fondamentale del suo linguaggio ed espressione di uno " stile popolare", secondo la definizione dello studioso Sydney Freedberg che così definisce la fresca immediatezza conferita dall’artista ai suoi personaggi e il pacato realismo che pervade l’atmosfera del dipinto.

 › pagina 261 

Annunciazione 

Poco dopo il 1530 Lotto esegue la tela con l’Annunciazione per l’Oratorio della Confraternita di Santa Maria dei Mercanti a Recanati (86): il pittore rinnova profondamente un soggetto sacro che aveva una lunga tradizione figurativa rimasta pressoché immutata dal Medioevo, in cui, in genere, la Vergine e l’arcangelo Gabriele erano raffigurati di profilo. Cambiando radicalmente questo schema compositivo, con un gesto che dimostra il suo anticonformismo, Lotto raffigura invece la Vergine rivolta verso lo spettatore, a cui sembra quasi voler comunicare lo stupore e lo sconcerto causati dall’annuncio dell’angelo, che irrompe nella stanza all’improvviso, dal fondo, con i capelli ancora mossi dal vento. Con il braccio alzato l’angelo indica Dio Padre, che entra rapido in volo nello spazio della stanza con un gesto perentorio.
Contribuisce alla partecipazione emotiva dello spettatore anche la descrizione accurata dell’ambiente della camera della Vergine, con l’inginocchiatoio, lo sgabello, le vesti appese all’attaccapanni, i libri sopra la mensola, dettagli trattati con un’attenzione ancora fiamminga e nordica, che creano un interno "quotidiano", in cui il messaggio divino irrompe in modo sconvolgente. Il gatto che attraversa la stanza in diagonale, rapido e impaurito, con il pelo ritto, simbolo del demonio scacciato dall’annuncio dell’angelo, diventa un dettaglio quasi divertente e ironico.

Lotto ritrattista

L’attività di ritrattista è centrale nell’operosità artistica di Lorenzo Lotto e si sviluppa negli anni veneziani, immediatamente successivi al ritorno da Bergamo. I ritratti di Lotto sono accomunati da uno sviluppo orizzontale della tela, secondo un’impostazione che permette di collocare la figura – solitamente disposta di tre quarti – in ambientazioni complesse che restituiscono aspetti significativi della personalità dei protagonisti effigiati, di cui preme all’artista soprattutto la resa psicologica e la celebrazione dello status sociale.

Andrea Odoni 

Il dipinto raffigura il ricco mercante Andrea Odoni (87), grande collezionista di opere d’arte, ma anche di curiosità naturali. È ben documentata la sua passione per le sculture, con una cospicua raccolta che comprendeva opere moderne e numerose antichità classiche.
 La maestria con cui è realizzato il quadro ha fatto sì che più volte fosse attribuito a grandi maestri, come Tiziano o Correggio. Solo la ripulitura del 1863, che ha evidenziato la firma e la data, ha confermato definitivamente la paternità dell’opera. L’abito in tessuto pregiato, bordato di pelliccia sul collo, identifica il censo di Andrea Odoni colto nell’attimo in cui osserva una preziosa piccola statua di Diana efesina, nella mano destra.
Il nobile personaggio è raffigurato insieme a un gruppo di sculture e monete, tutte appartenenti alla sua estesa collezione. Sono stati identificati quasi tutti i pezzi scultorei presenti nel dipinto, che sono copie di famosi originali classici: fra questi spicca in alto a sinistra il frammento dell’Ercole e Anteo che arricchiva il Giardino delle statue di Bramante in Vaticano. Allo stesso modo la piccola figura in alto a destra deriva da un bronzetto raffigurante Ercole, conosciuto da disegni dall’Antico. Un restauro degli anni Cinquanta del Novecento aveva nascosto un particolare importante dell’opera che ha permesso di chiarire i significati simbolici del dipinto: è emerso infatti un crocifisso che Andrea stringe fra il pollice e il dito medio della mano sinistra. La presenza di questo simbolo della fede cristiana è stata interpretata dagli studiosi come il desiderio di ribadire la profonda lealtà a Cristo di Odoni, che poteva essere messa in dubbio dalla sua grande passione per il mondo classico, declinata nella ricchissima collezione d’arte.
La gamma cromatica è piuttosto limitata sulle tonalità fredde. La modulazione della luce e il gioco di chiaroscuri creano un’atmosfera particolare, raccolta e privata.

 › pagina 262 

Ritratto di giovane nel suo studio 

Il Ritratto di giovane (88) è datato, su base stilistica, fra il 1530 e il 1533 e raffigura un personaggio sconosciuto identificato in modo ipotetico con Alessandro Cittolini, allievo di Giulio Camillo Delminio, filosofo dell’occulto; tale proposta, tuttavia, non è stata accettata in modo unanime dagli studiosi. Gli oggetti alludono alle passioni e alle occupazioni del giovane e sono interpretabili come simboli della sua personalità: il liuto, il corno, l’uccello morto si riferirebbero ai piaceri della musica e della caccia. Il modo in cui l’uomo - assorto nella lettura - volge le spalle a tali oggetti potrebbe indicare la decisione di rinunciare a questi futili piaceri a favore dell’impegno nello studio. I petali inoltre evocherebbero la caducità della bellezza e della gioventù, mentre il piccolo animale – forse un camaleonte – attesterebbe la sua volontà di cambiare vita. La complessità della composizione non dà certezza sulla correttezza delle varie interpretazioni: il volume fra le mani dell’uomo, per esempio, assomiglia molto a un "libro mastro", cioè un registro dove i mercanti tenevano con cura i conti della propria attività e suggerisce forse l’occupazione del giovane. I petali del fiore in primo piano erano ritenuti nel Cinquecento una cura efficace contro la melanconia. L’immagine che Lotto ci offre è quella di un uomo pallido, di una magrezza che segna il volto scavato e le mani dalle dita affusolate. I profondi pensieri in cui è assorto sono destinati a rimanere misteriosi, così come la sua identità.

GUIDA ALLO STUDIO
Lorenzo Lotto
  • Chiara struttura compositiva
  • Colori chiari e uso sapiente della luce
  • Influenza della pittura nordica
  • Vicinanza al naturale e alla veridicità della storia rappresentata
  • Distacco dai modelli classici

Contesti d’arte - volume 2
Contesti d’arte - volume 2
Dal Gotico internazionale al Rococò