Contesti d’arte - volume 2

L'ultimo Tiziano

Già a partire dagli anni Quaranta del Cinquecento, e in maniera sempre più marcata nei decenni successivi, l’arte di Tiziano muta drasticamente abbandonando il sereno e classico naturalismo delle opere precedenti in favore di composizioni dai colori cupi, stesi a pennellate dense.

Pietà 

L’ultima opera del maestro (84) fu creata per la sua cappella funeraria nella chiesa francescana di Venezia, Santa Maria Gloriosa dei Frari, per la quale aveva già dipinto l’Assunta e la Pala Pesaro. Tuttavia il dipinto dalla genesi complessa e dalla storia tormentata non viene collocato nella cappella e rimane, non terminato, nella casa di Tiziano: è Palma il Giovane (Venezia 1544-1628), collaboratore della bottega del maestro, che lo porterà a termine.
La scena della Pietà è raffigurata in basso, al centro, al di sopra di un podio sul quale una scritta ricorda l’intervento di Palma il Giovane. Cristo è sorretto dalla Vergine e da Nicodemo prostrato; alla loro sinistra, in piedi, è la Maddalena, mentre la nicchia è inquadrata da due statue dipinte, Mosè e la Sibilla Ellespontica.
Il fondale costituisce la più decisa incursione di Tiziano nel campo dell’architettura dipinta. Una grande nicchia centinata (dal profilo curvo) è contenuta all’interno di un’intelaiatura architettonica a edicola, con gli stipiti bugnati, la trabeazione interrotta e il timpano infranto dalla presenza di tre grandi conci radiali, anch’essi bugnati.
L’intera immagine è resa mediante l’impiego di pennellate vibranti; in quest’opera, come in quelle dell’ultimo decennio di attività dell’artista, si nota infatti una netta diminuzione dell’attenzione alla resa delle forme in modo netto o alla loro delineazione con senso plastico: i contorni delle figure e degli oggetti appaiono quasi dissolti nel colore e nella luce. Nella scena un ruolo centrale è rappresentato dalla Maddalena, che spicca per l’abito verde in contrasto con lo sfondo variegato d’oro e per la posa teatrale che assume: il suo gesto esprime il dolore per la morte del Cristo, ma ha anche il tono di un’affermazione di vittoria contro la morte e dunque di speranza.

CONFRONTI E INFLUENZE

L’architettura dipinta nella Pietà è debitrice senza dubbio della coeva architettura veneta, dalle finestre esterne del Palazzo Thiene di Vicenza, progettato da Giulio Romano, fino ad alcune architetture di Andrea Palladio come la Villa Caldogno: negli anni Settanta Palladio ( pp. 310-311) è il più importante architetto della città lagunare, con una posizione omologa a quella che Tiziano già da diversi decenni ha nell’ambito della pittura.

Contesti d’arte - volume 2
Contesti d’arte - volume 2
Dal Gotico internazionale al Rococò