Le ragioni del confronto
Nelle due versioni l’impianto compositivo e l’ambientazione risultano sostanzialmente identici. In entrambe troviamo la disposizione piramidale dei personaggi, secondo uno schema piuttosto consueto sul finire del Quattrocento, e l’attenzione analitica agli aspetti geologici, botanici e atmosferici tipica dell’indole indagatrice di Leonardo. Le differenze più significative si riscontrano infatti non tanto sul piano formale quanto su quello iconologico. Nella versione più antica i personaggi sono legati l’uno all’altro attraverso il gioco di sguardi e la gestualità delle mani. Un passo dello stesso Trattato della pittura di Leonardo ci conferma l’importanza di questi elementi per comprendere il significato dell’opera: «Le figure degli uomini abbiano atto proprio alla loro operazione in modo che, vedendole, tu intenda quello che per loro si pensi o dica; i quali saranno bene imparati da chi imiterà i moti de’ muti, i quali parlano con i movimenti delle mani degli occhi, delle ciglia e di tutta la persona».
La Madonna sorregge con la mano destra il piccolo san Giovanni Battista mentre tiene sollevata la mano sinistra aperta e rivolta verso Gesù, quasi a proteggerlo ma senza toccarlo. Maria diviene in questo modo una sorta di ponte tra gli uomini, lei stessa e Giovanni, e la divinità, ovvero Gesù e l’angelo. Quest’ultimo guarda fuori dal quadro, direttamente verso lo spettatore, e sorregge con la mano sinistra il Bambino mentre punta decisamente l’indice della destra verso il Battista. Verso Giovanni Gesù alza invece la mano in segno di benedizione, ma con il pollice leggermente chiuso, mostrando due dita e non tre come di solito si fa per indicare la Trinità. L’ipotesi è che Leonardo abbia fatto riferimento a un passo della Vita di sant’Ambrogio (antico vescovo di Milano) nel quale si parla dello Spirito Santo come “dito di Dio”.
Il fatto che il corpo dell’angelo crei una linea perfettamente verticale, ripresa e rilanciata verso il cielo dal pinnacolo roccioso sullo sfondo, ha portato alcuni studiosi a pensare che il concetto di Sacra Concezione (tema centrale della stessa confraternita che ha commissionato l’opera) venisse qui coniugato con quello ambrogiano. L’angelo sarebbe dunque il tramite diretto di Dio e il suo indice sarebbe quel “dito di Dio”, ovvero lo Spirito Santo, che va ad aggiungersi ai due del Bambino a formare la Trinità.
Secondo altre interpretazioni, invece, il fatto che l’angelo e il Bambino indichino così evidentemente san Giovanni sarebbe da riferirsi al pensiero quasi eretico di Amedeo Mendes da Silva (la cui opera circolava all’epoca in ambiente sforzesco), che riteneva il Battista e Maria superiori al Cristo in quanto simboli della conoscenza universale. Non sappiamo con certezza se le innovazioni iconografiche introdotte da Leonardo abbiano provocato un rifiuto da parte dei committenti, ma è pur vero che nella seconda versione del quadro l’angelo non punta più il dito verso san Giovanni e torna a volgere lo sguardo all’interno della scena. Anche la dimensione maggiore dei personaggi, che riacquistano importanza rispetto al paesaggio, è un segno evidente del rientro nei canoni delle rappresentazioni sacre.