CONFRONTI E INFLUENZE - Leonardo da Vinci, Vergine delle Rocce

CONFRONTI E INFLUENZE

Due versioni di uno stesso soggetto

Leonardo da Vinci

Vergine delle Rocce

  • 1483-1486 ca.
  • olio su tavola trasportato su tela, 199x122 cm
  • Parigi, Museo del Louvre

La Vergine delle Rocce di Parigi 

Il dipinto è stato eseguito da Leonardo tra il 1483 e il 1486 su richiesta della Confraternita della Concezione di Maria per la chiesa milanese di San Francesco Grande e, molto probabilmente, doveva costituire la tavola centrale di un polittico. Non sappiamo con certezza se l’opera sia stata rifiutata dai committenti oppure volutamente sostituita dal pittore con una seconda versione per qualche altra ragione. Non abbiamo infatti tracce documentarie su quest’opera fino al 1626, quando viene descritta in un inventario delle collezioni reali di Francia.

Leonardo da Vinci e aiuti

Vergine delle Rocce

  • 1491-1508 ca.
  • olio su tavola, 189x120 cm
  • Londra, National Gallery

La Vergine delle rocce di Londra

La versione conservata alla National Gallery è quella che è stata realizzata in sostituzione della prima. Quest’opera, alla quale Leonardo ha lavorato tra 1491-1494 e il 1503, è stata portata a termine dai suoi allievi tra il 1506 e il 1508.

Le ragioni del confronto

Nelle due versioni l’impianto compositivo e l’ambientazione risultano sostanzialmente identici. In entrambe troviamo la disposizione piramidale dei personaggi, secondo uno schema piuttosto consueto sul finire del Quattrocento, e l’attenzione analitica agli aspetti geologici, botanici e atmosferici tipica dell’indole indagatrice di Leonardo. Le differenze più significative si riscontrano infatti non tanto sul piano formale quanto su quello iconologico. Nella versione più antica i personaggi sono legati l’uno all’altro attraverso il gioco di sguardi e la gestualità delle mani. Un passo dello stesso Trattato della pittura di Leonardo ci conferma l’importanza di questi elementi per comprendere il significato dell’opera: «Le figure degli uomini abbiano atto proprio alla loro operazione in modo che, vedendole, tu intenda quello che per loro si pensi o dica; i quali saranno bene imparati da chi imiterà i moti de’ muti, i quali parlano con i movimenti delle mani degli occhi, delle ciglia e di tutta la persona».
La Madonna sorregge con la mano destra il piccolo san Giovanni Battista mentre tiene sollevata la mano sinistra aperta e rivolta verso Gesù, quasi a proteggerlo ma senza toccarlo. Maria diviene in questo modo una sorta di ponte tra gli uomini, lei stessa e Giovanni, e la divinità, ovvero Gesù e l’angelo. Quest’ultimo guarda fuori dal quadro, direttamente verso lo spettatore, e sorregge con la mano sinistra il Bambino mentre punta decisamente l’indice della destra verso il Battista. Verso Giovanni Gesù alza invece la mano in segno di benedizione, ma con il pollice leggermente chiuso, mostrando due dita e non tre come di solito si fa per indicare la Trinità. L’ipotesi è che Leonardo abbia fatto riferimento a un passo della Vita di sant’Ambrogio (antico vescovo di Milano) nel quale si parla dello Spirito Santo come “dito di Dio”.
Il fatto che il corpo dell’angelo crei una linea perfettamente verticale, ripresa e rilanciata verso il cielo dal pinnacolo roccioso sullo sfondo, ha portato alcuni studiosi a pensare che il concetto di Sacra Concezione (tema centrale della stessa confraternita che ha commissionato l’opera) venisse qui coniugato con quello ambrogiano. L’angelo sarebbe dunque il tramite diretto di Dio e il suo indice sarebbe quel “dito di Dio”, ovvero lo Spirito Santo, che va ad aggiungersi ai due del Bambino a formare la Trinità.
Secondo altre interpretazioni, invece, il fatto che l’angelo e il Bambino indichino così evidentemente san Giovanni sarebbe da riferirsi al pensiero quasi eretico di Amedeo Mendes da Silva (la cui opera circolava all’epoca in ambiente sforzesco), che riteneva il Battista e Maria superiori al Cristo in quanto simboli della conoscenza universale. Non sappiamo con certezza se le innovazioni iconografiche introdotte da Leonardo abbiano provocato un rifiuto da parte dei committenti, ma è pur vero che nella seconda versione del quadro l’angelo non punta più il dito verso san Giovanni e torna a volgere lo sguardo all’interno della scena. Anche la dimensione maggiore dei personaggi, che riacquistano importanza rispetto al paesaggio, è un segno evidente del rientro nei canoni delle rappresentazioni sacre.

Contesti d’arte - volume 2
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