La città ideale

3.1 La città ideale

Il secondo Quattrocento fu animato da una serie di riflessioni teoriche aventi come tema la "città ideale", ovvero un insediamento urbano improntato su criteri di razionalità e simmetria. In questocontesto operò Antonio Averlino detto il Filarete (Firenze? 1400 ca.-Roma 1469ca.), che nel suo Trattato di Architettura (1460-1464), scritto a Milano alla corte sforzesca, elaborò l'immagine di Sforzinda (1), la cui complessa geometria si accompagnava a considerazioni pratiche sulle funzioni abitative e organizzative della città.

Le tavole di Urbino, Berlino e Baltimora

In questo ambito teorico rientrano tre celebri tavole dalla datazione e dall'attribuzione tuttora incerte: si tratta di raffigurazioni di scenari urbani dipinti su tavole, probabilmente parti di un arredo di un palazzo o di una villa nobiliare.
Le tre tavole, cosiddette di Urbino (2), Berlino (3) e Baltimora (4) dal nome delle città ove sono conservate, facevano probabilmente parte di un unico insieme. Il comune denominatore delle tre opere è innanzitutto il soggetto: tre paesaggi urbani del tutto (o quasi, come nella tavola di Baltimora) privi di figure umane, costruiti su rigide griglie prospettiche che accolgono edifici di varia natura, aspetto e funzione, ma tutti di derivazione classica.
L'architettura è l'unica protagonista della scena, con tutto il suo vocabolario di stilemi classicisti, dal tempio "cristianizzato" della tavola di Urbino (come denunciato dalla croce sulla copertura) all'anfiteatro della tavola di Baltimora, al loggiato decorato all'antica di quella di Berlino, passando per il repertorio di edifici dal gusto rinascimentale.
Vari nomi sono stati suggeriti come ipotetici artefici, da Francesco di Giorgio Martini a Luciano Laurana; per la tavola di Urbino è stata addirittura avanzata l'ipotesi che fosse di Leon Battista Alberti, il cui ingegno e la cui sintesi espressiva potrebbero aver ispirato una composizione di così alto valore artistico e intellettuale.
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Contesti d’arte - volume 2
Contesti d’arte - volume 2
Dal Gotico internazionale al Rococò