GENERI E FORME: Il ritratto tra Italia e Fiandre

GENERI E FORME

Il ritratto tra Italia e Fiandre

La fortuna del genere 

Il ritratto, come genere autonomo, slegato da altro soggetto, ha particolare fortuna e sviluppo a partire dal Quattrocento, perché incontra il gusto e l’interesse del ceto borghese. Parallelamente e per ragioni in parte analoghe, l’effige del committente, spesso accompagnato da esponenti della sua famiglia e della sua cerchia, poteva trovare spazio all’interno di opere a soggetto sacro ( pp. 162-163).
Si tratta di un fenomeno che, in Italia, si lega strettamente con il mutato contesto culturale dell’Umanesimo (l’affermazione della dignità dell’Uomo e della sua individualità sembra trovare un’efficace concretizzazione nel nuovo interesse accordato al genere); mentre nelle Fiandre può essere messo in relazione con lo sviluppo economico della borghesia mercantile. È in quest’ultimo ambito che si rintracciano i primi e più evidenti segnali del rinnovamento.

Il ritratto fiammingo 

Fu in particolare Jan van Eyck che, riformulando i canoni del genere, approdò a un ritratto fisionomico aderente al vero, dove l’individuazione del personaggio non era più affidata esclusivamente agli attributi che accompagnavano l’effige del committente come nella tradizione medievale e tardogotica ( p. 21 fig. 20 e p. 98). Egli inoltre sostituì la posizione di profilo con quella di tre quarti, per conferire maggiore risalto alla figura, e preferì un fondo neutro e scuro con un’illuminazione laterale. Nel Ritratto virile con turbante, oltre all’attenta descrizione delle caratteristiche fisionomiche e del costume – le irregolarità del volto, le rughe attorno agli occhi, gli intrecci della stoffa del copricapo – si nota un’incredibile vividezza dello sguardo, così penetrante da sembrare quasi una presenza viva, psicologicamente indagata. Si tratta di un’interpretazione che incontrava il gusto di una committenza interessata alla verosimiglianza.
Successivamente, pur mantenendo l’impostazione generale, si procedette a descrivere gli sfondi (un accenno di ambientazione che poteva includere anche il paesaggio), come si nota nel Ritratto di Edward Grimston, opera di un allievo di Van Eyck, Petrus Christus (1410 ca.-1475/76). Il diplomatico al servizio di Enrico VI, re di Inghilterra, tiene in mano una catena formata da una serie legata di S, simbolo dei Lancaster, dietro le sue spalle ci sono due scudi con il suo stemma araldico. In questo caso, accanto alla caratterizzazione fisionomica si nota anche la descrizione di oggetti o attributi che si riferiscono alla cultura, alle attività e agli interessi, in altre parole allo status, del personaggio ritratto.

Il ritratto in Italia 

A Petrus Christus e a Rogier van der Weyden ( p. 95) si deve l’introduzione in Italia del ritratto di tre quarti, che si affermerà a partire dal 1480 ( p. 161, fig. 46). In virtù di un più forte legame con la classicità, in Italia si registra una persistenza della veduta di profilo, che riprendeva la raffigurazione degli imperatori che compariva sulle monete della Roma antica: si tratta dunque di una chiara allusione funzionale a instaurare un ideale collegamento con quel mondo, che si accordava perfettamente con le ambizioni elitarie dei nuovi signori. Nel dittico dei duchi di Urbino, opera di Piero della Francesca, Federico da Montefeltro e Battista Sforza sono rappresentati di profilo (si tratta per questo di un ritratto all’antica) davanti a un paesaggio collinare. La precisione descrittiva del paesaggio insieme alla descrizione minuziosa dei volti, delle vesti e degli accessori dei due personaggi mostra evidenti punti di contatto con la pittura fiamminga. Alla numismatica e alla medaglistica si rifà anche la presenza di un verso su cui è rappresentata una composizione allegorica, i Trionfi, che intendono comunicare i valori etici o storici dei due personaggi. L’opera costituisce un esempio di ritratto umanistico per il recupero del motivo del carro trionfale romano e di un preciso tema letterario (il riferimento va al poema del Petrarca, i Trionfi).

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Contesti d’arte - volume 2
Contesti d’arte - volume 2
Dal Gotico internazionale al Rococò