Domenico Veneziano

2.15 Domenico Veneziano

I dati documentari che possediamo su Domenico di Bartolomeo da Venezia, noto come Domenico Veneziano (Venezia, inizi XV secolo-Firenze 1461), sono piuttosto scarsi. Stando alle notizie riportate un secolo dopo da Vasari, morì forse a 56 anni. Anche le opere arrivate ai giorni nostri non sono molte, ma l’importanza che gli storici dell’arte assegnano alla sua attività è di primo piano negli sviluppi della pittura fiorentina fra il 1435 e il 1460: Domenico coniuga infatti lo studio della pittura veneziana e fiamminga a una conoscenza intima e approfondita della pittura nella Firenze del tempo.

Adorazione dei Magi

Alcuni dei suoi dipinti sono dei veri capolavori, soprattutto per la qualità dell’esecuzione, a cominciare da una delle opere più antiche giunta fino a noi, databile alla fine degli anni Trenta, il tondo con l’Adorazione dei Magi (97), un soggetto che, come si è visto, era assai popolare a Firenze per l’esistenza di una Compagnia dei Magi, una confraternita che raccoglieva i cittadini più influenti della città, guidata e protetta dalla famiglia Medici. Proprio Piero de’ Medici commissiona al pittore nel 1438 il tondo, chiedendogli di poter lavorare a Firenze e mettersi al suo servizio. L'opera è completata nel 1440.
A una prima osservazione, la ricchezza delle vesti dei numerosi personaggi del corteo dei Magi potrebbe far pensare a un dipinto appartenente alla cultura del Gotico internazionale, magari di un seguace di Gentile da Fabriano. Subito dopo, tuttavia, ci si rende conto di essere in presenza di un autentico manifesto della pittura fiorentina del primo Rinascimento. Il gruppo della Madonna col Bambino, così come molte fisionomie, richiamano quelle analoghe che si trovano nella predella d'identico soggetto di Masaccio per il polittico della Chiesa del Carmine di Pisa: i cavalli sulla sinistra potrebbero essere scambiati tranquillamente con quelli che compaiono in uno dei tre episodi della Battaglia di San Romano di Paolo Uccello. Molto forti appaiono anche i punti di contatto con la pittura di Andrea del Castagno, soprattutto per l'affinità del disegno forte e incisivo. Tuttavia, l'aspetto che suscita più ammirazione è la rappresentazione del paesaggio luminoso, con una perfetta resa dei fenomeni atmosferici e un’interpretazione pittorica della luce tipica della pittura fiamminga, molto diversa da quella cara a Brunelleschi e a Masaccio, che invece aveva un orientamento preciso e definiva lo spazio in maniera rigorosa, ma quasi mai poetica.
Dal 1439 al 1445 Domenico Veneziano è impegnato a dipingere ad affresco tre Storie della Vergine sulla parete sinistra del coro della Chiesa di Sant’Egidio a Firenze, mentre sulla parete opposta Andrea del Castagno eseguiva altre tre storie del medesimo soggetto. Purtroppo questa decorazione assai importante, che deve aver giocato un ruolo eccezionale negli sviluppi dell’arte fiorentina del tempo, è andata completamente perduta, con l’eccezione di pochissimi brani marginali.

GUIDA ALLO STUDIO
Domenico Veneziano
  • Fusione tra pittura veneziana, fiamminga e fiorentina
  • Luminosità dei paesaggi
  • Resa dei fenomeni atmosferici
  • Sapiente uso della luce diffusa
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Contesti d’arte - volume 2
Contesti d’arte - volume 2
Dal Gotico internazionale al Rococò