Arnolfo di Cambio, scultore e architetto

15.6 Arnolfo di Cambio, scultore e architetto

Gli aspetti più classici della lezione di Nicola Pisano passano all’altro suo grande allievo, Arnolfo di Cambio (Colle di Val d’Elsa 1240/1245 ca.-Firenze 1302/1310). Dopo la collaborazione al pulpito di Siena, l’artista fu attivo inizialmente a Roma e in altre città poste sotto il controllo papale, come Orvieto e Perugia; si spostò poi a Firenze, che assunse il suo volto gotico e la sua dimensione di grande città proprio grazie alle imprese architettoniche di Arnolfo.

Carlo d'Angiò

Fu probabilmente Carlo d’Angiò a chiamare a Roma Arnolfo di Cambio. Una delle prime opere che conosciamo è un impressionante ritratto del sovrano seduto in trono (54). Anche se Carlo ricoprì a lungo la carica di senatore a Roma, viene qui presentato come re di Napoli. La statua non conserva la policromia e le dorature originarie e presenta lacune e rifacimenti, ma colpisce ancora per la maestosa posa frontale, che ricorda la scultura tardoantica, e per il volto attentamente indagato nella sua fisionomia.

Fontana di Perugia

Nel 1277 Arnolfo chiese a Carlo d’Angiò l’autorizzazione a recarsi a Perugia per eseguire una fontana detta "minore", poi smantellata ai primi del Trecento. Dell’opera restano alcune statue di grande efficacia espressiva, raffiguranti tre assetati che bevono alla fonte e due giuristi seduti (uno dei quali conservato privo di testa). Al complesso è stato anche attribuito un significato religioso, conferendo all’acqua il valore di simbolo della salvezza, ma è più probabile che queste figure celebrassero la pubblica utilità dell’approvvigionamento idrico nella realtà comunale. La forma compatta dell’Assetata (55) anticipa la corposità dei personaggi dipinti da Giotto.

Tra scultura e architettura

Già nel periodo romano Arnolfo si firmò come architetto e concepì complessi nei quali le sculture sono integrate in un progetto architettonico. In particolare, si devono a lui grandi innovazioni nella struttura del ciborio e del monumento funerario (anche se nessuna tomba da lui eseguita ci è arrivata integra).

La decorazione cosmatesca è una tecnica che prende nome dai Cosmati, una delle famiglie di marmorari romani che la praticavano: mosaici con tessere di vari colori e materiali sono applicati al rivestimento di pavimenti e arredi sacri.
A Roma Arnolfo costruisce due cibori, in San Paolo fuori le mura nel 1284 e in Santa Cecilia in Trastevere nel 1293 (56), reinventando la struttura in chiave gotica con l’introduzione di archi trilobati, pinnacoli e timpani con piccoli rosoni. In queste realizzazioni Arnolfo fa propria la decorazione cosmatesca (► p. 406), tipica dell’arte medievale romana, e sarà proprio lui a diffonderne i motivi fuori di Roma.

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Monumento funebre del cardinale de Braye

Il monumento funebre realizzato in San Domenico a Orvieto ha subito molti danni nel corso dei secoli e si presenta privo della struttura architettonica, che comprendeva un baldacchino gotico sorretto da colonne tortili. Il recente restauro propone non una ricostruzione, ma un’allusione alle probabili forme originarie (57-58). In quest’opera, databile agli anni successivi alla morte del cardinale Guglielmo de Braye (1282), Arnolfo utilizza ampiamente motivi decorativi cosmateschi (► p. 406), impiegando, con buona probabilità, collaboratori di origine romana. Le sculture sono classiche ed espressive; le due figure di diaconi che scostano le tende davanti alla statua del defunto compiono movimenti ritmici. Si ritiene che la statua della Madonna posta alla sommità sia la rielaborazione di una figura romana di matrona: il Bambino risulta infatti aggiunto e fissato con un perno metallico.

Arnolfo a Firenze

Nei suoi ultimi anni di vita Arnolfo lavorò a Firenze, soprattutto come architetto. Si devono a lui alcuni tra i principali edifici gotici della città, tra cui la nuova Cattedrale di Santa Maria del Fiore, il primo nucleo del palazzo comunale e costruzioni oggi distrutte o pesantemente alterate; gli è tradizionalmente attribuito, come si è visto, anche il progetto di Santa Croce.

Cattedrale di Santa Maria del Fiore

La nuova Cattedrale di Firenze fu fondata nel 1296 (59). I lavori iniziarono dalla facciata, per la quale l’artista eseguì alcune statue; essa venne poi ulteriormente arricchita di sculture fino ai primi del Quattrocento. Alla fine del secolo seguente, però, la facciata ancora incompiuta venne demolita e nella seconda metà dell'Ottocento fu costruita l'attuale facciata neogotica.
Gran parte delle statue provenienti dalla facciata arnolfiana sono state riunite nel Museo dell'Opera del Duomo di Firenze; tra queste la Madonna col Bambino (60), collocata in origine nella lunetta sopra il portale centrale. La figura della Vergine, che conserva gli occhi in pasta vitrea azzurra, è concepita per una visione dal basso e ha l'aspetto maestoso di un'apparizione soprannaturale.
Dopo la morte di Arnolfo, e in particolare sotto la guida di Francesco Talenti (Nipozzano 1300 ca.-1369), le dimensioni della chiesa furono accresciute, pur mantenendo la pianta da lui progettata (61): un corpo a tre navate su cui si innesta una  tribuna con tre absidi, ciascuna dotata di cappelle radiali. È quasi certo che il progetto originario prevedesse anche la cupola, poi realizzata solo nel Quattrocento da Filippo Brunelleschi. All'adozione di tecniche costruttive gotiche come le volte a crociera si contrappone una chiarezza nell'articolazione degli spazi che ricorda esempi paleocristiani, mentre lo schema grandioso della tribuna potrebbe derivare direttamente da architetture romane.

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GUIDA ALLO STUDIO

La scultura gotica in Italia

I saperi fondamentali
  • La scultura gotica (XII e XIV secolo) si caratterizza per la grandiosa monumentalità, l’attenzione per la figura umana e il senso del volume. Se nelle prime cattedrali gotiche le sculture che ornano i portali e le facciate sono strettamente legate all’architettura (statue-colonne), in seguito le statue si staccano dalla struttura, fino a diventare, come in Giovanni Pisano, autonome sculture a tutto tondo
  • Nonostante le numerose innovazioni stilistiche, durante il periodo gotico persiste un costante richiamo alla scultura di tradizione classica
  • Nicola Pisano (1225 ca.-1284) e il figlio Giovanni Pisano (1245 ca.-1318) sono tra i massimi esponenti dell’arte scultorea gotica. Gli spunti gotici presenti nelle opere del padre diventano più marcati ed evidenti nelle sculture di Giovanni, tanto da far avvicinare lo stile di quest’ultimo a quello francese: la tensione dinamica e la finitezza d’esecuzione sono tratti caratteristici del SIMEONE, una tra le statue più rappresentative della sua produzione. La differenza stilistica tra i due artisti è particolarmente evidente nei due PULPITI da loro costruiti per il Battistero e il Duomo di Pisa.
  • Formatosi con Nicola Pisano, Arnolfo di Cambio (1240 ca.-1310 ca.) eredita e reinterpreta la tendenza classicheggiante, da lui sviluppata anche durante il lungo soggiorno a Roma. Arnolfo introduce grandi innovazioni nella struttura del CIBORIO e dei monumenti funerari, reinventandone la struttura con l’introduzione di archi trilobati, pinnacoli e timpani e con l’utilizzo della decorazione cosmatesca. Le sue statue si caratterizzano per una grande monumentalità ed espressività, ne sono un esempio il ritratto di CARLO D’ANGIÒ e l’ASSETATA.
Le domande guida 
  • Quali sono le caratteristiche principali della scultura gotica?
  • Che cosa sono le statue a tutto tondo?
  • Quali sono le differenze tra il Pulpito di Nicola Pisano e quello di Giovanni Pisano?
  • Quali innovazioni introduce Arnolfo di Cambio nella struttura del ciborio?

Contesti d’arte - volume 1
Contesti d’arte - volume 1
Dalla Preistoria al Gotico