CONFRONTI E INFLUENZE - I Pulpiti di Nicola e Giovanni Pisano

CONFRONTI E INFLUENZE

I Pulpiti di Nicola e Giovanni Pisano

Nicola Pisano 

Pulpito 

  • 1260
  • marmo, h 465 cm
  • Pisa, Battistero


Ultimato nel 1260 per il Battistero di Pisa, il pulpito ha una struttura esagonale sorretta da colonne in granito, tre delle quali presentano leoni  stilofori. Nei pannelli, separati da colonnine anche queste di granito, sono raffigurate le Storie di Cristo e il Giudizio Finale. Sui capitelli si trovano le  allegorie delle  Virtù e nei pennacchi sopra gli archetti trilobati i  Profeti.

Giovanni Pisano 

Pulpito 

  • 1302-1310
  • marmo, h 461 cm
  • Pisa, Duomo


Il pulpito del Duomo di Pisa è stato realizzato tra il 1302 e il 1310. Smontato nel 1599 è stato nuovamente assemblato nel 1926: non vi è dunque certezza che l’ordine di scene e figure sia lo stesso di quello originale; alcune parti sono adesso conservate in musei esteri mentre delle colonne solo quelle con cariatidi e  telamoni sono opera di Giovanni Pisano. La forma è ottagonale. Nei pannelli del parapetto si trovano le Storie di Cristo e il Giudizio Universale; a dividere i pannelli raffigurazioni dei profeti e degli apostoli; sui capitelli le  Sibille.

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Le ragioni del confronto

Il confronto tra il primo pulpito realizzato da Nicola Pisano e l’ultimo eseguito dal figlio Giovanni mette in luce le direttrici principali percorse dalla scultura gotica. Il primo è di forma esagonale mentre il secondo è di forma ottagonale, e i pannelli sono curvati tanto che l’effetto visivo generale è ormai molto prossimo a quello circolare. Se già nel Pulpito per il Duomo di Siena ( p. 418) Nicola aveva sostituito le colonnine che separano i diversi lati del parapetto con delle figure, Giovanni arriva ad inserire delle vere e proprie sculture a tutto tondo nei telamoni e nelle cariatidi. È evidente dunque che entrambi gli autori muovono verso il completo svincolamento della scultura rispetto all’architettura, che prelude al ritorno della statuaria come tipologia autonoma nei secoli successivi.
La fondazione di un nuovo linguaggio figurativo avviene grazie alla fusione tra l’antichità e lo stile gotico francese. Nicola, già incline al gusto classico in virtù della sua formazione presso l’ambiente federiciano, trova nei molti sarcofagi romani conservati nel Camposanto di Pisa un’ulteriore fonte di ispirazione, come ci dimostra la vicinanza tra la figura allegorica della Fortezza e i rilievi del Sarcofago con storie di Fedra e Ippolito. Lo stesso modello antico dell’Ercole (riconoscibile dalla pelle leonina) tramutato nella virtù cristiana della Fortezza lo ritroviamo come telamone nel pulpito di Giovanni. Ben più evidenti sono qui gli elementi di ascendenza francese quali la maggior sottigliezza della figura, il suo slancio verticale e il suo tipico incurvarsi detto hanchement.


Nicola Pisano 

La Fortezza
(particolare della decorazione scultorea del pulpito)

  • 1260
  • marmo
  • Pisa, Battistero

Sarcofago con storie di Ippolito e Fedra (particolare)

  • II sec. d.C.
  • marmo, 240x104x60 cm
  • Pisa, Camposanto Monumentale

Giovanni Pisano 

La Fortezza
(particolare della decorazione scultorea del pulpito)

  • 1302-1310
  • marmo
  • Pisa, Duomo

La figura del Cristo nella Crocifissione di Nicola Pisano è un vero e proprio studio di nudo classico. Pose e gesti dei personaggi, pur nella rappresentazione di un momento così drammatico, rimangono sostanzialmente composti e misurati. Ma accanto a questa concezione evidentemente classica lo scultore mostra di aver assorbito già a questa data alcuni caratteri della scultura d’oltralpe: si notino per esempio le spigolose pieghe a “V” (particolarmente evidenti nella veste del san Giovanni ai piedi della croce) e il gusto riccamente ornamentale, flessuoso e lineare di barbe, capigliature e bordature ricamate. Ma al di là della semplice riproposizione di  stilemi, il mutamento più profondo apportato dal contatto con l’arte francese sta in quel particolare realismo, quella nuova vicinanza alla dimensione umana, che si concretizza nella volontà di rappresentare lo stato d’animo dei personaggi, particolarmente evidente ancora nella figura del san Giovanni e nelle  tre Marie sulla sinistra.
Lo stesso tema è affrontato da Giovanni con una drammaticità maggiore. La scena appare divisa nettamente in due fasce orizzontali: quella inferiore, affollata di personaggi, e quella superiore dove i tre crocifissi acquistano evidenza mediante il vuoto dal quale emergono. Il Cristo non è più un elegante florido nudo classico, ma una figura piegata, dolente, ischeletrita. I soldati sferzano i condannati con gesti apertamente crudeli. Oltre che mediante i volti deformati dal dolore, lo scultore trasmette tutta la drammatica concitazione del momento anche con un nuovo utilizzo della composizione. Se ogni personaggio raffigurato da Nicola gode di una propria autonomia, quelli di Giovanni si collegano l’uno all’altro attraverso lo slancio degli arti impegnati in gesti inusitati, creando un effetto di generale tumulto.

Contesti d’arte - volume 1
Contesti d’arte - volume 1
Dalla Preistoria al Gotico