La rinascenza federiciana

15.4 La rinascenza federiciana

Federico II (1194-1250), erede della corona imperiale (per parte di padre) e di quella del Regno di Sicilia (da parte della madre), è una figura di grande rilievo nella storia della prima metà del Duecento ed è protagonista di un aspro conflitto con il potere papale. I suoi interessi culturali, che lo portarono ad accogliere alla sua corte poeti e scienziati e a fondare l’università di Napoli, rivelano un’apertura verso varie tradizioni, compresa quella araba, che aveva lasciato tracce importanti in Sicilia.

Un classicismo gotico

La produzione artistica promossa da Federico II è ricca di riferimenti all’antichità classica (utilizzata anche come legittimazione e propaganda del proprio potere imperiale), tanto che si parla di rinascenza federiciana; ma è anche pervasa da un senso della realtà che lo stesso Federico, nel trattato di falconeria De arte venandi cum avibus (Sull’arte di cacciare con gli uccelli) (40), riassume nell’invito a conoscere e rappresentare le cose come sono. Questa forma di naturalismo, come si è già visto, è una caratteristica frequente nell’arte gotica.
La Porta di Capua, costruita fra il 1234 e il 1239-1240 sotto la direzione di Niccolò da Cicala, era una struttura fortificata, collegata a un ponte sul Volturno, che segnava l’avamposto settentrionale del regno e il confine con lo Stato della Chiesa. Fu demolita nel 1557, ma è possibile, anche grazie all’aiuto di alcuni antichi disegni, ricostruirne la struttura originaria (41), caratterizzata da due torri massicce collegate da un corpo che si apriva in una volta a botte. Il portale, sovrastato da un timpano e fiancheggiato da due colonne corinzie, conteneva elementi di ispirazione classica; anche le sculture che ornavano la porta e celebravano l’imperatore, oggi conservate al Museo Campano di Capua, riprendono modelli della statuaria antica, come il busto di Pier delle Vigne (1190 ca.-1249) (42), consigliere di Federico II, la cui tragica vicenda è narrata da Dante nel XIII canto dell’Inferno. L’opera è solenne come un antico ritratto romano e insieme molto espressiva.

Castel del Monte

Federico disseminò di castelli il territorio della Penisola; il più famoso e rappresentativo è Castel del Monte (43), posto sulla sommità di una collina presso Andria, in Puglia. La magnificenza, l’eleganza e la comodità di questo edificio, dotato di bagni con acqua corrente, cisterne e camini, ma non particolarmente fortificato, fanno pensare a una funzione residenziale più che difensiva e strategica. Non mancano però ipotesi – più o meno fantasiose – sulla sua destinazione come casa di caccia, osservatorio astronomico, tempio del sapere o laboratorio di  alchimia.
Il numero otto caratterizza l’intera costruzione: la pianta (44) è ottagonale e l’edificio è dotato di otto torri ottagonali poste ai vertici; il cortile è anch’esso ottagonale. L’esterno è rivestito in pietra calcarea locale, mentre nel cortile sono utilizzati anche marmi e breccia corallina. La tecnica costruttiva gotica è arricchita da motivi classici. Il portale di ingresso è ad arco acuto, ma è affiancato da pilastri corinzi scanalati e sovrastato da una cornice e da un timpano di stampo classico. Ciascuna delle sale trapezoidali all’interno (otto per ciascuno dei due piani) è coperta nella campata centrale con una volta a crociera quadrata e, negli spazi laterali triangolari, con volte a botte ogivali. Le sculture all’incrocio dei costoloni (chiavi di volta) sono indicative della commistione di caratteri classici e gotici propria dell’arte federiciana: impostate come mascheroni antichi, hanno però un’espressione acuta e pungente, quasi caricaturale (45).

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I castelli di Catania e di Prato 

Gli altri castelli federiciani hanno invece una struttura funzionale a scopi difensivi e spesso sono inseriti in vere e proprie reti territoriali, come nella Sicilia orientale. Il Castello Ursino (nome forse derivante da Castrum sinus, cioè “castello del golfo”) (46) viene costruito fra il 1239 e il 1250 sotto la supervisione dell’architetto siciliano Riccardo da Lentini; sorgeva in origine su un promontorio che dominava il porto di Catania, città la cui conformazione viene fortemente modificata nel XVII secolo da un’eruzione dell’Etna. La pianta dell’edificio è quadrata, con quattro torri cilindriche ai vertici e quattro semicilindriche poste a metà dei lati, e l’aspetto è quello di una fortezza. Nelle sale interne si utilizza la volta a crociera.
Nel 1246 Federico di Antiochia, figlio dell’imperatore e suo vicario per la Toscana, stabilisce la propria base a Prato, come avamposto della lotta contro Firenze, retta da un governo guelfo. Nello stesso anno è presente in città il citato Riccardo da Lentini; è probabile però che la costruzione del Castello dell’Imperatore (47), che ingloba una fortificazione preesistente, fosse stata iniziata qualche anno prima, forse per volontà di Enzo, un altro figlio di Federico. Il castello presenta una pianta quadrata come quello di Catania, ma è caratterizzato da torri quadrangolari. Nel corso dei secoli ha subìto numerose trasformazioni, fino a che i restauri condotti nel Novecento hanno portato alla demolizione di tutte le aggiunte, tanto che oggi restano in piedi solo le mura perimetrali e le torri. I materiali utilizzati sono tipici dell’architettura toscana: calcare alberese, con toni dal bianco al grigio, e serpentino o verde di Prato. Il portale di accesso ricorda molto quello di Castel del Monte ed è fiancheggiato da due leoni scolpiti, probabile allusione al potere imperiale.

GUIDA ALLO STUDIO
La rinascenza federiciana
  • Apertura verso molteplici tradizioni artistiche
  • Influenze classiche nell’architettura e nella scultura
  • Naturalismo
  • Castelli a scopo difensivo e residenziale

Contesti d’arte - volume 1
Contesti d’arte - volume 1
Dalla Preistoria al Gotico