La diffusione del Romanico

14.2 La diffusione del Romanico

Il modello cluniacense

Come si è accennato, il fervore costruttivo e l'affermarsi del nuovo stile romanico sono strettamente collegati all'importante azione di organizzazione e diffusione di cultura e modelli architettonici svolta dall'Abbazia di Cluny, casa madre dell'Ordine benedettino in Borgogna (Francia). Quello benedettino, nato intorno al 529 per iniziativa di Benedetto da Norcia, è il principale Ordine monastico dell'Europa medievale. Intorno al X secolo esso comincia ad attraversare un periodo di profonda crisi, che conduce a una riforma, promossa proprio da Cluny – da cui il nome di riforma cluniacense –, destinata a influenzare in modo radicale e duraturo non solo i monasteri benedettini, ma la Chiesa nel suo complesso. Già alla metà dell'XI secolo quasi un centinaio di monasteri decide di seguire l'esempio dell'abbazia francese, che diviene un modello non solo spirituale e liturgico, ma anche tecnico e architettonico: molti monasteri vengono infatti costruiti copiando la disposizione delle sue strutture e la pianta della sua chiesa.

Chiesa abbaziale di Cluny

La crescita di Cluny e le nuove esigenze organizzative imposte dalla riforma fanno sì che la prima chiesa abbaziale, consacrata nel 927 e chiamata dagli studiosi Cluny I, divenga insufficiente. La riforma della regola incrementa l'importanza della preghiera e degli uffici liturgici, e dunque occorre che il coro e il presbiterio delle chiese abbaziali – zone dedicate alla preghiera dei monaci – siano più grandi del consueto.
Dalle indagini condotte sulla seconda costruzione, Cluny II (20), realizzata nel 955/960-981 sotto la direzione dell'abate Maiolo, si evince che la chiesa era lunga 55 metri, con un corpo longitudinale diviso in tre navate spartite in sette campate, uno stretto transetto e un coro suddiviso in tre navate più corte (navatelle). Intorno all'anno Mille viene aggiunto un nartece a tre campate addossato alla facciata (chiamato galilea), preceduto da un atrio.
A quest'epoca risale anche un primo ampliamento del coro.
Della terza chiesa, Cluny III, fondata nel 1088, restano oggi solo le rovine di uno dei due transetti, ma è possibile ricostruirne la pianta originaria (21-22) grazie alle indagini archeologiche e a una litografia che riproduce una veduta delle absidi precedente alla distruzione (23). L'edificio era celebre per essere il più vasto del mondo cristiano: lungo ben 187 metri, aveva una pianta articolata, con cinque navate, un coro con deambulatorio e cappelle radiali, doppio transetto e cinque torri. La facciata, fiancheggiata da altre due torri, era preceduta da un porticato a tre navate.
L'interno, decorato con affreschi e sculture, di cui rimangono pochissimi frammenti, colpiva per lo slancio delle pareti. La navata centrale era suddivisa in tre ordini: arcate al piano terra, triforio cieco al piano mediano, e finestre al piano più alto. Al di sopra si innalzavano, altissime, le volte a botte, mentre all'incrocio dei transetti si levavano cupole sormontate da torri.

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Chiesa abbaziale di Sant'Antimo 

L'Abbazia di Sant'Antimo, nei pressi di Montalcino (vicino a Siena), è una delle più potenti fondazioni monastiche medievali e viene completamente ricostruita a partire dal 1118 su una precedente fondazione carolingia, sotto la direzione dell'abate Guidone. Il punto di riferimento più importante per il progetto della nuova chiesa abbaziale è la chiesa dell'Abbazia di Cluny, tanto che l'abate richiede l'intervento di architetti francesi per progettare il nuovo edificio, poi completato da un architetto lucchese, Azzo dei Porcari, menzionato in un'iscrizione. La pianta a tre navate, di tipo basilicale (24), è caratterizzata dalla presenza di una grande abside e di un deambulatorio a cappelle radiali – caso assai raro in Italia – che denota la derivazione da modelli francesi (25-26).

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L'Abbazia di Montecassino

Un ruolo analogo a quello di Cluny è svolto, in Italia, dall'Abbazia di Montecassino, fondata nel VI secolo da san Benedetto, più volte ricostruita e considerata ai tempi dell'abate Desiderio (1058-1086), il futuro papa Vittore III, "la meraviglia dell'Occidente" (27-28). Sulla spinta della riforma cluniacense, Desiderio avvia un programma di rinnovamento culturale e artistico che trova i propri modelli nell'epoca costantiniana e nella Chiesa primitiva, ricorrendo anche all'uso di materiali classici di spoglio. Egli fa ricostruire completamente l'abbazia, acquistando a Roma marmi antichi da reimpiegare nella nuova chiesa; inoltre, estende i possedimenti terrieri di Montecassino e incrementa l'attività del prestigioso scriptorium e la biblioteca, ricca di testi classici.
Anche se molto sappiamo delle attività promosse dall'abate, più difficile è descrivere la chiesa romanica del complesso abbaziale di Montecassino, distrutta da un terremoto nel 1349. Dalle fonti e dalle descrizioni antiche sappiamo tuttavia che l'edificio, voluto dall'abate Desiderio attorno al 1066 e consacrato nel 1071, era di notevoli dimensioni ed era preceduto da una corte (nota come Paradisum), sulla quale si affacciava un portico ad archi a tutto sesto cui si accedeva da uno scalone di marmo. In sintonia con gli ideali di emulazione dell'antichità di Desiderio, la pianta della chiesa era di tipo basilicale a tre navate, ripresa dai modelli delle basiliche classiche e poi paleocristiane. Per la decorazione, invece, erano stati chiamati artisti provenienti da Costantinopoli e da Alessandria d'Egitto, abili nella lavorazione del bronzo e nell'arte dell'oreficeria.
La passione dell'abate per i classici e la sua apertura verso il mondo antico lasciano un'impronta intellettuale su tutti i monasteri affiliati, e l'abbazia svolge un ruolo di diffusione di modelli culturali e artistici che si intrecceranno con le altre culture presenti nella Penisola: quella classica, quella araba (diffusasi in Occidente dopo la dominazione araba in Puglia, in Calabria e in Sicilia) e quella normanna, come vedremo meglio a proposito del Romanico meridionale.

Architettura di pellegrinaggi

La circolazione di linguaggi e tecniche artistiche in tutto il bacino mediterraneo deve il suo straordinario impulso, oltre che alla rete capillare dei monasteri, ai viaggi dei crociati e dei pellegrini e a una generale ripresa dei commerci con l'Oriente. I pellegrinaggi erano viaggi compiuti per esigenze penitenziali e devozionali da una parte consistente della popolazione medievale, che si spostava, coprendo anche vaste distanze, per visitare i santuari più famosi, e che faceva sosta nella rete di  foresterie e strutture di accoglienza gestite dagli ordini ospitalieri. Le mete principali erano Roma, dove si trovava il corpo dell'apostolo Pietro, la Terrasanta, luogo della vita e della Passione di Cristo, Santiago di Compostela in Spagna, dove era custodito il corpo di san Giacomo, e i luoghi dell'apparizione dell'arcangelo Michele, Monte Sant'Angelo in Puglia e Mont-Saint-Michel in Francia (29). Lungo le reti viarie che collegavano i santuari maggiori si svilupparono un'architettura e una decorazione scultorea dalle caratteristiche simili: ciò avveniva sia perché le chiese di pellegrinaggio erano costruite per assolvere ad analoghe esigenze liturgiche e funzionali, sia perché spesso, insieme ai pellegrini, si spostavano artisti e architetti. Il tratto distintivo di questi edifici era la presenza di un ampio deambulatorio, ossia di una sorta di corridoio posto intorno al coro e all'abside, in cui si aprivano cappelle radiali. In questo modo l'architettura degli edifici creava un percorso obbligato per i pellegrini, che giravano intorno all'altare maggiore, il luogo più sacro della chiesa, dove venerare le reliquie del santo titolare, e poi potevano sostare a pregare nelle cappelle radiali senza interrompere il flusso dei visitatori o disturbare le celebrazioni.

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La circolazione di artisti e modelli in Italia

In Italia, in direzione di Monte Sant'Angelo, i pellegrini si muovevano secondo percorsi ben definiti: i documenti riferiscono che dal Nord si dirigevano nelle Marche e da lì in Abruzzo, dove seguivano i  tratturi della  transumanza che ancora oggi giungono sino a Foggia. Questo lungo tragitto li portava a sostare in varie chiese e monasteri, come quello abruzzese di San Clemente a Casauria, dove c'era una foresteria ad accoglierli. Intorno al 1176 l'abate benedettino Leonate, legato agli ambienti di Montecassino, invia in Puglia, da Casauria, maestri lapicìdi (artigiani esperti nella lavorazione della pietra e del marmo), per costruire nuove chiese e un monastero. Gli edifici non esistono più o sono stati modificati, ma resta testimonianza di questi scambi in alcune decorazioni scultoree. Si spiegano così, con il movimento degli artisti, le affinità stilistiche riscontrate a distanza di centinaia di chilometri, per esempio tra un capitello della chiesa pugliese di San Leonardo di Siponto e alcuni rilievi dell'Abbazia abruzzese di Casauria. Il capitello raffigura l'episodio biblico dell'asina di Balaam (30), ma nell'angelo con la spada si riconosce anche l'arcangelo Michele, che indica a un pellegrino il Santuario di Monte Sant'Angelo, situato a pochi chilometri da Siponto. I rilievi di Casauria (31) narrano invece le vicende della costruzione della chiesa, con l'asino che porta le reliquie di san Clemente. Il trattamento dei volti, delle vesti e dell'asino suggerisce che siano opera dello stesso artista del capitello, spostatosi probabilmente lungo i percorsi dei pellegrini.

GUIDA ALLO STUDIO
Il modello cluniacense
  • Pellegrinaggi come strumento di diffusione dello stile
  • Abbazie di Cluny e di Montecassino come modelli architettonici
  • Legame con la riforma benedettina
  • Coro e presbiterio più ampi
  • Ampia abside con cappelle radiali
  • Stretto legame tra architettura e decorazione
  • Ampio deambulatorio che conduce alle reliquie dietro all’altare

Contesti d’arte - volume 1
Contesti d’arte - volume 1
Dalla Preistoria al Gotico