La realtà diversificata della Penisola
Come si è visto nell’unità precedente, la presenza di popolazioni barbariche sul territorio che un tempo costituiva l’impero d’Occidente ha portato alla creazione di nuovi regni. Tra questi, quello dei Longobardi riveste un’importanza notevole nella storia della Penisola tra il VI e l’VIII secolo. I suoi possedimenti, organizzati in ducati dotati di larga autonomia, con capitale a Pavia, sono suddivisi tra Langobardia maior (Italia settentrionale e Toscana) e Langobardia minor (ducato di Spoleto) e sono separati tra loro dai territori bizantini (Ravenna, l’Esarcato e le regioni più a sud della Penisola) e dalle terre pontificie (che si estendono dal Lazio settentrionale alla Romagna). Nel VII secolo, con l’abbandono della fede ariana in favore di quella cattolica e la promulgazione dell’Editto di Rotari (643), il primo codice scritto di leggi longobarde, può dirsi conclusa l’integrazione dei Longobardi alle strutture politiche e sociali, oltre che religiose e culturali, della tradizione romana. È un fenomeno graduale che porta alla formazione di una nuova civiltà, romano-barbarica, che nelle regioni settentrionali durerà fino alla sconfitta subita da parte dei Franchi nel 774 e fino all’XI secolo in quelle meridionali, quando i ducati verranno conquistati dai Normanni.
A partire dal VII secolo, iniziano a penetrare in Italia anche gli Arabi, già padroni di territori importanti del Mediterraneo – dalla Siria alle coste dell’Africa, alla Spagna – grazie a una serie di spedizioni di saccheggio verso la Sicilia. L’influenza di questa cultura così particolare e caratterizzata riguarderà soprattutto gli aspetti relativi alla decorazione e si esprimerà in forme piene e compiute nel periodo romanico.
A una realtà politica così composita fa riscontro, nel campo delle arti e della cultura, una costante tensione tra le diverse componenti – bizantina, “barbarica”, araba – e la ricerca di una continuità con il mondo tardoantico.