I luoghi di culto cristiani

12.1 I luoghi di culto cristiani

Le abitazioni come luoghi di preghiera

Prima dell’Editto di Milano del 313, con cui l’imperatore Costantino riconosce la libertà di culto a tutti i popoli da lui dominati, i cristiani si riunivano in abitazioni private o in semplici costruzioni riservate a scopi liturgici (la liturgia è il complesso delle cerimonie di un culto). Si parla nel primo caso di ecclesia domestica, cioè "chiesa domestica", nel secondo di domus ecclesiae, "casa dell’assemblea", dal momento che domus, in latino, significa "casa", mentre ecclesia è una parola di origine greca che significa "assemblea" (da essa deriva l’italiano "chiesa" nel duplice significato di comunità dei fedeli e di costruzione che ospita il culto). Di queste "case" restano poche tracce, anche se alcune antiche denominazioni sono passate a chiese ancora esistenti: per esempio, Santa Pudenziana, a Roma, prende nome da Pudente, proprietario della domus che si trovava in questo luogo.

Le catacombe

Un luogo comune molto diffuso, ma privo di fondamento, descrive le catacombe come luoghi di cerimonie segrete o come nascondigli utilizzati durante le persecuzioni. In realtà, si trattava di cimiteri sotterranei presenti soprattutto a Roma (1), ma anche in numerose località dell’Italia e dell’Africa settentrionale. Furono scoperte nel corso del XVI secolo grazie alle ricerche archeologiche avviate in quell’epoca; il loro nome deriva dalla locuzione greca katá kúmbas ("presso le grotte"), che indicava una località della via Appia a Roma.
Le catacombe si presentano come complessi di gallerie sotterranee (cryptae) con copertura a volta, spesso a piani sovrapposti. Nelle pareti sono scavate le tombe (loci o loculi), mentre ambienti più ampi (cubicula) potevano contenere la tomba di un martire o essere destinati al culto dei defunti. Il Cristianesimo delle origini proibiva infatti, come l’Ebraismo (e diversamente dalla religione greco-romana), la cremazione dei defunti, e richiedeva invece la sepoltura, in vista della resurrezione dei corpi prevista per la fine dei tempi.
Le pareti delle gallerie e dei cubicula delle catacombe erano decorate con dipinti a fondo bianco, in uno stile compendiario, cioè caratterizzato da pennellate sommarie e vivaci, praticamente identico a quello dell’arte romana dello stesso periodo. I soggetti raffigurati sono incentrati in prevalenza sul tema della salvezza dell’anima dopo la morte. Si trovano personaggi ed episodi della mitologia classica reinterpretati in chiave cristiana, ma anche soggetti dal significato religioso non esplicitamente cristiano, come quello, molto diffuso, dell’orante (2), una figura con il capo velato e le braccia aperte. Sono inoltre presenti episodi della Bibbia; quelli dell’Antico Testamento che riguardano quindi le vicende del popolo ebraico prima della nascita di Cristo sono interpretati come anticipazioni della vita di Gesù: per esempio la storia di Giona (3), inghiottito da un grande pesce e poi risputato sulla spiaggia dopo tre giorni, sembra alludere alla sua morte e resurrezione.

GUIDA ALLO STUDIO
I luoghi di culto cristiani
  • Abitazioni private e costruzioni riservate al culto (ecclesia domestica e domus ecclesiae)
  • Catacombe: cimiteri sotterranei con copertura a volta
  • Tombe scavate nelle pareti dipinte secondo lo stile compendiario
  • Soggetti mitologici o religiosi
 › pagina 296 

Le nuove tipologie dell'architettura cristiana

Dopo l’Editto di Costantino sorgono, a Roma e in altre città, i primi edifici dedicati alla pratica religiosa cristiana: chiese, battisteri, costruzioni funerarie, le cui caratteristiche ispireranno l’architettura cristiana fino al Concilio Vaticano II (1962-1965).
Alcune di queste costruzioni sono ancora esistenti, ma sono state profondamente modificate nel corso dei secoli ed è possibile coglierne la struttura originaria soltanto grazie a testimonianze scritte o a immagini antiche. Due delle più antiche basiliche cristiane a Roma, San Pietro in Vaticano e San Giovanni in Laterano, si presentano oggi come imponenti costruzioni del XVI e XVII secolo. San Giovanni aveva e ha tuttora la funzione di cattedrale – il termine duomo è un sinonimo di cattedrale che si diffonde nei secoli seguenti –, cioè di sede in cui il vescovo ha la propria cattedra (sedia monumentale). Nell’organizzazione cristiana, il vescovo (dal greco epískopos, "soprintendente") è il capo della comunità cittadina dei fedeli.
In molti edifici paleocristiani e di epoche successive si riutilizzano colonne, capitelli e altri frammenti architettonici provenienti da costruzioni romane, chiamati in latino spolia. L’usanza, che per questo è detta spoglio, ha motivazioni pratiche ed economiche, ma dimostra anche l’apprezzamento per l’eredità del mondo classico e contribuisce a stabilire una continuità fra antichità e Medioevo. In alcuni casi gli elementi recuperati sono eterogenei per aspetto, materiale e provenienza, in altri sono scelti con cura e determinano il valore artistico dell’edificio.

CONFRONTI E INFLUENZE

Osservando la struttura originaria delle basiliche paleocristiane è facile cogliere i punti di contatto con la tipologia della basilica romana, un edificio, posto presso il foro, in cui si amministrava la giustizia, si svolgevano le assemblee e si gestivano gli affari. In alcune di queste, si trovava spesso la presenza di una doppia abside e la collocazione dell’ingresso sul lato lungo. Nell’edificio paleocristiano, invece, l’abside è una sola e diventa il luogo più importante dell’edificio poiché qui si colloca l’altare.

 › pagina 297 

Gli spazi della chiesa paleocristiana

La struttura delle chiese, destinate alla celebrazione di riti collettivi, riprende quella delle basiliche civili romane, che erano invece utilizzate come sedi per assemblee o corti di giustizia. Il termine basilica, oltre a un significato strettamente architettonico, può averne anche uno onorifico: alcune importanti chiese cattoliche sono chiamate basiliche indipendentemente dalla loro struttura.
Nei primi secoli le chiese erano spesso precedute da un quadriportico (4), cioè da un cortile porticato a quattro lati, necessario per accogliere i catecumeni, cioè coloro che si erano accostati alla nuova religione ma non avevano ancora ricevuto il battesimo e perciò non potevano assistere alla parte della messa in cui avveniva la consacrazione. Dopo la diffusione del Cristianesimo e della pratica di battezzare i bambini, il quadriportico perse la sua ragione d’essere e per questo è raro nelle costruzioni più recenti. Si chiama nartece il lato del portico adiacente alla facciata: questa parola si usa anche per definire il portico composto da un solo lato addossato alla facciata.
L’interno è diviso in tre o cinque navate da file di colonne che sostengono la trabeazione. La navata centrale è più ampia e spesso più alta delle navate laterali, dette anche navatelle. La zona di una basilica posta attorno all’altare prende il nome di presbiterio perché riservata ai sacerdoti, detti anche presbìteri (dal greco presbýteroi, "anziani"); nei secoli più antichi era delimitata da recinzioni, dette plutei o transenne, che spesso sono state demolite in seguito.
L’abside è uno spazio a pianta semicircolare (in alcune chiese poligonale) che si trova dietro l’altare. L’arco che introduce all’abside è detto arco trionfale, mentre la copertura interna dell’abside, a forma di quarto di sfera, si chiama catino; come si vedrà più avanti, è generalmente ornato con mosaici, dipinti o altre decorazioni. L’abside si trovava anche in alcune basiliche romane, come quella di Massenzio a Roma, dove ospitava la tribuna dei magistrati.
A volte nelle basiliche cristiane viene introdotto uno spazio non presente in quelle romane, cioè il transetto: si tratta di un braccio longitudinale che taglia le navate e dà all’edificio la forma di una croce, dall’evidente valore simbolico; questo elemento incontrerà una notevole diffusione nel corso dei secoli. Poteva essere presente il deambulatorio (o ambulacro), un corridoio che prolunga le navate laterali e circonda il presbiterio. Questa struttura è tipica delle basiliche dedicate ai martiri, che ne conservano i corpi o alcuni resti (reliquie) e ha lo scopo di consentire ai fedeli di raggiungere l’abside e rendere omaggio ai corpi santi; sarà molto utilizzata, in varie forme, nell’architettura medievale.
L’interno delle basiliche cristiane presenta un soffitto piano (come in quelle romane), o a capriate (5), strutture in legno formate da tre o quattro travi. Un altro aspetto in comune con le basiliche romane è la contrapposizione tra l’esterno disadorno, generalmente in mattoni, e l’interno ornato di marmi e mosaici.

I vari tipi di pianta

Se una chiesa è semplicemente rettangolare (senza transetto) si parla di pianta basilicale. Se invece è presente il transetto, la pianta è a croce latina quando il transetto ha dimensioni ridotte rispetto al braccio delle navate; se esso è posto al termine del corpo della chiesa (che assume una forma a T) si parla di croce commissa; se invece il transetto taglia il corpo delle navate a circa due terzi della sua lunghezza, si parla di croce immissa (6).
I tipi di pianta descritti si classificano come piante longitudinali, che si sviluppano attorno a un asse. Ma fin dall’età paleocristiana si diffondono anche gli edifici a pianta centrale, cioè simmetrica rispetto a un punto. A questa tipologia appartengono figure geometriche come il cerchio e i poligoni regolari (in particolare l’ottagono), oltre alla croce greca, termine che indica una croce con quattro bracci uguali. Mentre nelle regioni orientali dell’Impero romano si costruirono spesso chiese a pianta centrale, in quelle occidentali questa struttura fu utilizzata prevalentemente per battisteri e edifici funerari.

Basilica di Santa Sabina a Roma

Costruita nella prima metà del V secolo (fra il 422 e il 432), la Basilica di Santa Sabina (7-8) ha subito varie trasformazioni e restauri nel corso dei secoli; nonostante questo, presenta con chiarezza le principali caratteristiche della basilica paleocristiana. È preceduta da un nartece, ha una pianta basilicale ed è divisa in tre navate da arcate a tutto sesto sostenute da 24 colonne corinzie in marmo bianco, scanalate e rudentate (cioè con le scanalature riempite nella parte inferiore). Si tratta di elementi di spoglio, provenienti da un edificio del II secolo. Le navate laterali sono molto più strette, più basse e meno illuminate di quella centrale, che riceve luce da grandi finestre ad arco aperte sopra le arcate e nell’abside. All’epoca, tuttavia, non si utilizzava ancora il vetro per le finestre, che venivano invece protette da pannelli di mica (un minerale semitrasparente) fissati in graticci di stucco: di conseguenza la luce giungeva negli interni come attenuata da un filtro. L’edificio, semplice ed elegante, s’ispira all’architettura dell’antica Roma.

 › pagina 298 

Basilica di San Lorenzo a Milano 

La città di Milano (allora chiamata, in latino, Mediolanum) fu una delle capitali dell’Impero romano dal 286 al 402. Grazie alla grande figura del suo vescovo Ambrogio (poi proclamato santo) divenne, negli ultimi decenni del IV secolo, il più importante centro spirituale dell’Occidente. La principale testimonianza di questo periodo è la Basilica di San Lorenzo (9-10), iniziata poco prima del 378 e forse concepita come chiesa di corte per gli imperatori. L’edificio ha subito numerose trasformazioni nel corso dei secoli; del quadriportico resta solo un lato, costruito con colonne di spoglio e attualmente non collegato al corpo della chiesa. La basilica è a pianta centrale e adotta lo schema tetraconco; oggi una cupola sostituisce la copertura originaria, crollata nel XVI secolo, che era costituita da una volta a crociera o da una cupola realizzata con vasi laterizi, cioè anfore e tubi di terracotta utilizzati come materiali da costruzione per la loro leggerezza. Tutto intorno corre un deambulatorio su due livelli; la galleria superiore prende il nome di matroneo, perché riservata in origine alle donne (matrone). La grandiosità dell’interno fu molto ammirata e imitata nel corso del Medioevo, come si vedrà per San Vitale a Ravenna e per la Cappella Palatina di Aquisgrana.

 › pagina 299 

I battisteri e i mausolei

Nella parte occidentale dell’Impero la pianta centrale è caratteristica soprattutto dei battisteri e dei mausolei. I battisteri rappresentano una nuova tipologia architettonica: sono edifici utilizzati per la cerimonia del battesimo e per questo presentano al centro una vasca, adibita a fonte battesimale. L’adozione della pianta centrale è stata spiegata come derivazione dagli edifici termali romani, poiché nella celebrazione del battesimo, che segna l’ingresso nella comunità cristiana e la cancellazione del peccato originale, l’acqua ha una grande importanza. La forma più diffusa è quella ottagonale: il numero otto allude all’ottavo giorno – dopo i sette della Creazione –, quello della resurrezione di Cristo.
I mausolei sono invece edifici sepolcrali a carattere monumentale, spesso costruiti presso un edificio di culto. Essi presentano una pianta centrale, che riprende la struttura dei mausolei romani.

Battistero Lateranense a Roma 

Situato vicino a San Giovanni in Laterano, a Roma, il Battistero Lateranense (11) è considerato il modello dei battisteri successivi. Fu costruito sotto Costantino verso il 315, rifatto sotto Sisto III (432-440) e poi modificato nel XVI e XVII secolo. Comprende un nucleo centrale ottagonale a due ordini (cioè articolato su due piani sovrapposti); in quello inferiore la trabeazione è sostenuta da otto colonne di porfido rosso, in quello superiore da colonne di marmo bianco; al di sopra si trova un  tamburo ottagonale con otto finestre che sorregge una cupola. Tutto intorno corre un deambulatorio a otto lati coperto da una  volta a botte. Probabilmente l’edificio di età costantiniana non era coperto dalla cupola che si vede oggi, ma da un tetto piramidale di legno.

Mausoleo di Santa Costanza a Roma 

Tra gli edifici funerari, uno dei più interessanti è il Mausoleo di Santa Costanza, costruito attorno alla metà del IV secolo per accogliere i corpi delle figlie dell’imperatore Costantino, Elena e Costanza. Fu poi utilizzato come battistero e infine divenne, a metà del XIII secolo, una chiesa dedicata a Costanza, allora venerata come santa. A pianta circolare (12), è preceduto da un nartece con due absidi ai lati e presenta all’esterno un semplice paramento murario in mattoni (13). L’interno è diviso in un vano centrale coperto da una cupola e in un deambulatorio dotato di piccole absidi, sovrastato da una volta (negli edifici a pianta centrale il termine deambulatorio indica il corridoio ad anello che gira intorno allo spazio centrale delimitato da un colonnato). Questo tipo di volta si chiama volta anulare; quella di Santa Costanza è decorata con mosaici ( p. 311). I due spazi sono collegati da dodici archi che si impostano su dodici coppie di colonne di granito con capitelli compositi e trabeazioni in marmo bianco (14). Il contrasto fra l’ombra del deambulatorio e la luminosità del vano centrale esprime la contrapposizione tra la vita terrena e la vita eterna. La cupola, sorretta da un alto tamburo con dodici grandi finestre ad arco che illuminano l’interno, era decorata con mosaici (poi sostituiti da affreschi nel XVII secolo) che accentuavano lo splendore dell’ambiente, mentre i muri erano rivestiti di marmi policromi.
GUIDA ALLO STUDIO
Basilica cristiana
  • Ripresa degli stili architettonici romani (abside e navate)
  • Nuovi elementi per necessità di culto (quadriportico/ nartece, transetto, deambulatorio e presbiterio)
Edifici a pianta centrale

Battistero

  • A pianta ottagonale per ragioni simboliche

Mausoleo

  • Prevalentemente a pianta circolare

Chiese

  • A pianta centrale circolare, a croce greca e tetraconca

Contesti d’arte - volume 1
Contesti d’arte - volume 1
Dalla Preistoria al Gotico