L’età augustea

10.1 L’età augustea

I ritratti di Augusto

Le statue ufficiali commissionate da Ottaviano Augusto nel corso del suo lungo principato risentono sia dei modelli ellenistici sia degli influssi della tradizione repubblicana. Esse permettono di cogliere il modo in cui il princeps intendeva apparire e, allo stesso tempo, l’evoluzione del suo programma politico. L’immagine che queste opere ci consegnano si ritrova, con caratteri simili, anche su pregiati manufatti di committenza privata.

Ritratto di Ottaviano dei Musei Capitolini

Il ritratto, il cui modello è datato intorno al 40 a.C., è conservato a Roma nei Musei Capitolini (1). Ottaviano, non ancora dichiarato Augusto, si presenta al tempo stesso come il difensore della tradizione romana, colui che ha riportato ordine nella repubblica, e il vendicatore degli assassini di Cesare. La testa, volta in modo deciso verso destra, gli occhi infossati, volitivi e intensamente espressivi, la capigliatura scomposta, sono tutti elementi che rientrano nella tradizione del ritratto ellenistico della tarda età repubblicana. Sulla fronte, però, compare già l’elemento distintivo dell’immagine di Augusto: tre ciocche che formano un motivo a tenaglia e uno a coda di rondine.

CONFRONTI E INFLUENZE

Confrontando il busto di Ottaviano con quello di Alessandro Magno, opera di Lisippo, risultano evidenti punti di contatto. L’immagine del sovrano accoglie le caratteristiche del genere del ritratto celebrativo, una novità introdotta in epoca tardoclassica e sviluppata nel successivo periodo ellenistico. Lo sguardo sicuro, la torsione del volto e i capelli leggermente scomposti comunicano la sua audacia e il suo coinvolgimento attivo e attento negli eventi della Storia, rispetto alla quale egli sa di essere una figura determinante.
Il futuro imperatore romano dimostrerà di aver compreso la lezione del Macedone nell’uso “strategico” della propria immagine pubblica: le statue imperiali, infatti, venivano replicate e poi diffuse in modo capillare in tutte le province, divenendo il simbolo stesso di Roma e strumento di affermazione del potere.

Augusto di Prima Porta

Risale al 27 a.C. – quando Ottaviano è acclamato Augusto, dopo la pacificazione delle province sui confini settentrionali – il modello della celebre statua trovata nella villa di Livia a Prima Porta (2), dove si coglie una netta evoluzione nel modo di raffigurare l’imperatore. Augusto è rappresentato nell’atteggiamento dell’adlocutio, cioè nell’atto di richiamare l’attenzione prima di un discorso; ma nonostante indossi la lorica in cuoio, l’armatura da parata tipica degli antichi Romani, lo schema a cui si rifà la scultura è stato accostato a quello classico del Doriforo di Policleto, con la lancia (andata perduta) nella sinistra; anche il volto, fortemente idealizzato, armonico e disteso, appare ispirato al modello classico.
Di particolare interesse è la scena rappresentata sulla corazza (3). In alto c’è la personificazione del Cielo, cui si contrappone in basso quella della Terra: questi due elementi intendono sottolineare l’importanza cosmica dell’evento raffigurato. È l’inizio, infatti, di una nuova, splendida era: lo dimostra, subito sotto il Cielo, la raffigurazione della quadriga del Sole che arriva impetuosamente, preceduta dall’Aurora e da Fosforo, la rugiada del mattino. Al centro – tra le personificazioni di due delle province appena pacificate – Fraate IV re dei Parti riconsegna all’ambasceria romana, guidata da Tiberio, figlio adottivo di Augusto, le  insegne che Crasso aveva perso nella disfatta di Carre del 53 a.C. Si tratta di un episodio realmente avvenuto nel 19 a.C., che assume qui un grande significato politico. Più in basso, ai lati della Terra, si vedono Apollo a cavallo di un grifo e Diana-Luna sulla cerva: le personificazioni delle due parti del giorno indicano che la pace sarà eterna. In origine, il significato dell’intera scena era rimarcato dall’uso di un’accesa policromia.
L’Augusto di Prima Porta è dunque il condottiero che ha combattuto per la pace e la prosperità di tutto l’Impero e ora, sotto la protezione degli dèi, ripristina la grandezza del passato, nel solco di una classicità garantita dal richiamo a Policleto. Si tratta di un’opera di propaganda, ma di grandissimo respiro: d’ora in poi, la statua servirà da modello per rappresentare l’imperatore, la sua gloria e i suoi benefici.

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Augusto Pontefice Massimo

Il valore assunto dalla tradizione nel programma politico di Augusto è evidente in un’altra celebre statua, rinvenuta in via Labicana (4) e risalente agli inizi del I secolo d.C. Qui l’imperatore, dismesso ogni segno militare, è rappresentato nelle vesti di pontefice massimo, ovvero di capo del collegio sacerdotale dei pontefices. Vestito di una lunga toga, un lembo della quale gli copre il capo, Augusto si accinge a celebrare un sacrificio. La mano destra, sollevata, doveva sorreggere la pàtera, un piccolo piatto rituale. Il volto, che riprende lo stesso modello dell’Augusto di Prima Porta e appare sobrio e sereno, come pervaso da una forte spiritualità, concorre a definire l’immagine di un uomo dedito alla pietas, ossia rispettoso degli dèi e degli antenati e fedele alla profonda religiosità dei padri. Il tipo della toga allungata, che forma uno sbuffo al centro della figura, rivestendo tutto il corpo con le ampie pieghe arrotondate, costituirà per almeno due secoli il modello d’abito nella rappresentazione del buon cittadino.

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Gemma augustea

Un vero e proprio manifesto di propaganda imperiale, realizzato per celebrare la potenza, la pace e la ricchezza che la casa di Augusto dona alla Terra, è la Gemma augustea (5). Si tratta di un enorme e prezioso  cammeo in ònice, datato intorno al 10 d.C.: l’epoca di Augusto si presenta come nuova età dell’oro anche attraverso un’arte elegante, resa ancora più pregiata dai materiali usati. Le scene raffigurate sulla gemma, disposte su due registri, sono di immediata lettura, anche se non è scontata l’identificazione delle singole figure.
Nel registro superiore (6) è raffigurato Augusto, seduto e abbigliato come Giove capitolino; gli siede accanto la dea Roma, che lo guarda compiaciuta. Alle spalle di Augusto, la personificazione del Mondo Abitato, cioè Ecumene, è affiancata da Oceano e da Terra, e gli pone sul capo una corona. Sulla sinistra Tiberio, successore designato di Augusto, sta scendendo da un carro, accompagnato da Germanico, nipote del princeps. Probabilmente l’elegante manufatto era stato realizzato per celebrare il ritorno vittorioso di Tiberio dalle campagne condotte in Dalmazia e Pannonia nel 9 d.C.

La risistemazione dei Fori

Il nuovo principe pone mano a una risistemazione dell’Impero non solo in senso politico, ma anche urbanistico e architettonico, a partire dalla capitale; egli affermerà, nelle sue memorie, di aver trovato una Roma di mattoni e di averne lasciata una di marmo. Dopo aver avviato la ristrutturazione dei santuari – sono oltre ottanta gli edifici di culto ricostruiti, arricchiti e abbelliti – Augusto concentra la propria attenzione sul complesso dei Fori, che consisteva allora nel Foro repubblicano (già risistemato nei decenni precedenti) e nel Foro monumentale aperto da Cesare. Qui, alle spalle della vecchia  Curia fatta ricostruire da Cesare (Forum Iulium), era stata spostata la tribuna dei Rostri, da dove i magistrati tenevano le orazioni. Il complesso del Foro di Cesare, già inaugurato nel 46 a.C., non era però stato ancora completato.
Sotto Augusto l’intera sistemazione viene portata a termine: sul lato breve a sud-ovest del Foro repubblicano viene eretto il Tempio del Divo Giulio, affiancato dall’Arco Aziaco e dall’Arco Portico, poi dedicato agli eredi designati di Augusto, Gaio e Lucio Cesari. Viene inoltre promossa la ricostruzione del Tempio della Concordia e del Tempio dei Càstori (entrambi rifatti da Tiberio tra il 7 a.C. e il 10 d.C. circa). I Càstori, o Dioscuri, alludevano ai fratelli Tiberio e Druso, figli adottivi di Augusto: l’antica piazza diveniva così un luogo interamente dedicato alla gens lulia (la famiglia Giulia).
Augusto porta a termine anche il Foro di Giulio Cesare, caratterizzato da portici sui lati lunghi e, al centro del lato di fondo, fa costruire il tempio dedicato a Venere Genitrice (7), di cui egli era discendente, secondo la leggenda propagandata dalla stessa gens lulia.

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Foro di Augusto

Augusto non si limita alla risistemazione dell’esistente, ma fa aprire un altro Foro (8), perpendicolare al Foro di Cesare e a esso collegato. Fiancheggiato da lunghi portici corinzi in marmo, adorni di statue, il nuovo Foro copriva un’area di circa 125 metri per 118, chiusa a nord-est dal Tempio di Marte Ultore (9), ossia "vendicatore", in ricordo della battaglia di Filippi del 42 a.C., in cui erano morti Bruto e Cassio, gli assassini di Cesare. Il tempio, inaugurato solo nel 2 a.C., si appoggiava a un altissimo muro, che lo separava dal quartiere popolare della Suburra. In coincidenza con l’asse del tempio i portici si aprivano in ampie esedre e contenevano le statue di personaggi reali e mitologici della storia di Roma e della gens lulia: nell’esedra di nord-ovest si trovavano le statue di Enea, dei Giulii e dei re di Alba Longa; nell’esedra opposta era invece collocata la statua di Romolo.
Il Foro di Augusto e il Foro di Cesare, insieme, costituiscono il primo nucleo dei Fori imperiali, l’enorme spazio pubblico al centro di Roma che raggiungerà con Traiano la massima espansione (10).
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Il Palatino e la zona del Campo Marzio

I grandi cambiamenti promossi da Augusto non sono limitati alla zona dei Fori, ma interessano anche il colle Palatino, il nucleo iniziale della città, che da Augusto in poi viene destinato a sede della casa imperiale. Recenti scavi hanno mostrato il progressivo ampliamento della Casa di Augusto, che dall’originario edificio repubblicano sulle pendici nord-occidentali del colle si estendeva sino a quelle meridionali. Augusto fa connettere la residenza a un nuovo Tempio di Apollo sul Palatino, in marmo di Carrara. Consacrato già nel 36 a.C. e inaugurato nel 28 a.C., il tempio viene collegato alla casa da una rampa d’accesso, anche per sottolineare in modo più evidente lo stretto legame tra l’imperatore e la divinità.
Augusto, inoltre, sceglie il Campo Marzio, un quartiere che all’epoca era ancora periferico e quindi con minori preesistenze, per far costruire le opere architettoniche più importanti del suo programma. Queste opere devono rendere evidente l’avvento della nuova età dell’oro e far sentire ovunque la presenza costante del potere imperiale, garante della pace e della prosperità.
Nel Campo Marzio sorge così il primo Pantheon. Fatto erigere nel 27-25 a.C. dal genero di Augusto, Agrippa, in un ampio terreno di sua proprietà, e ricostruito poi sotto Adriano ( pp. 264-265), era un tempio destinato al culto di tutti gli dèi tutelari della casa imperiale, compreso Giulio Cesare, da poco divinizzato. Si trovava al centro di una vasta area, destinata a quell’epoca al pubblico svago; qui vengono costruite anche le prime terme pubbliche di Roma, che da Agrippa prendono il nome.
Più a sud, vicino al Tevere, sorgono due teatri: il Teatro di Balbo, dal nome del console Balbo, che l’aveva finanziato, con il grande portico retrostante, la cosiddetta Crypta Balbi, e il Teatro di Marcello, l’unico teatro dell’antica Roma ancora oggi ben visibile (11); inaugurato nel 13 o nell’11 a.C., è dedicato a Marco Claudio Marcello, nipote ed erede designato da Augusto ma morto prematuramente nel 23 a.C. A nord, invece, Augusto fa costruire il grande orologio solare, presso il quale viene inaugurata, nel 9 a.C., l’Ara Pacis.

Mausoleo di Augusto

Ancora più a nord dell’Ara Pacis, l’imperatore individua l’area in cui far erigere il proprio mausoleo (12), destinato alla sepoltura di tutti i membri della sua casata. Costruito dopo la battaglia di Azio (31 a.C.), ha la forma di un grande tumulo ricoperto di terra e alberi, secondo l’antica tradizione etrusca, alla quale Augusto si mostra in questo modo legato. La struttura, ancora oggi esistente, è costituita da una serie di cinque muri concentrici, collegati tra loro da muri radiali. Al centro si trova un pilastro che, oltre ad avere la funzione di ossatura centrale dell’edificio, serviva a reggere la statua bronzea dell’imperatore.
GUIDA ALLO STUDIO
La statuaria augustea
  • Influssi ellenistici e classici
  • Strumenti di propaganda
  • Esaltazione del potere imperiale
Urbanistica e architettura
  • Ristrutturazione di santuari e Fori
  • Apertura del Foro di Augusto
  • Opere di utilità pubblica
  • Ampliamento della casa imperiale
  • Mausoleo di Augusto di tradizione etrusca

Contesti d’arte - volume 1
Contesti d’arte - volume 1
Dalla Preistoria al Gotico