ANALISI D'OPERA - Grotta di Lascaux, pitture rupestri

Analisi D'opera

Grotta di Lascaux, pitture rupestri

  • 18 000-16 000 anni fa ca.
  • ocra gialla, carboncino e graffiti su calcare
  • Dordogna (Francia)
Cavallo

La grotta, oggi patrimonio dell’umanità, scoperta da quattro ragazzi il 12 settembre del 1940, costituisce uno dei più importanti complessi di pitture paleolitiche finora ritrovati, tanto da essere stata definita la “Cappella Sistina della Preistoria”. Le pitture si sono conservate grazie al totale isolamento ambientale (l’accesso è stato chiuso per millenni), che le ha preservate dagli agenti atmosferici. Il governo francese ha recentemente inaugurato una versione identica all’originale destinata ai turisti: la frequentazione del sito può costituire infatti una minaccia alla conservazione delle pitture preistoriche.

Descrizione

Lunga circa 100 metri, la grotta si compone di numerosi corridoi e sale, decorati con più di 2000 immagini di animali, dipinti o incisi. La figura umana, piuttosto rara nelle pitture paleolitiche, compare all’interno del cosiddetto Pozzo, posto a circa 5 metri di profondità, accanto all’immagine di un bisonte in una scena che sembra avere un intento narrativo e la cui interpretazione è discussa ancora oggi.
Le immagini colpiscono per l’evidente  naturalismo nella rappresentazione delle diverse specie di animali – alcuni mostrano, nonostante l’uso di tecniche rudimentali, un effetto di volume o di movimento davvero sorprendenti – ma anche per la loro grandezza.
La complessità delle pitture, la sicurezza del tratto, l’abilità nel descrivere immagini anche di notevoli dimensioni hanno fatto ipotizzare la presenza di professionisti specializzati, cui doveva essere riconosciuto un ruolo importante all’interno della comunità.

Forma, funzioni e idee

In generale è stato osservato che la tipologia di animali raffigurati nelle grotte del Paleolitico sono per la maggior parte prede che si desiderava catturare o specie di cui si aveva timore, spesso descritti in pose di allerta o in corsa per suggerirne la vitalità e il movimento. Le figure, prive di contesto, si collocano spesso nelle zone più interne e inaccessibili della grotta, talvolta sovrapponendosi. Questi aspetti hanno suggerito l’esistenza di un rituale propiziatorio legato alla caccia che doveva periodicamente rinnovarsi e trovare collocazione in un luogo specifico, la grotta, cui evidentemente si riconosceva uno status particolare: una sorta di santuario naturale, porta di accesso al mondo ultraterreno, dove entrare in contatto con le misteriose forze della natura, nel tentativo di influenzare gli eventi futuri.

Contesti d’arte - volume 1
Contesti d’arte - volume 1
Dalla Preistoria al Gotico