L’emozione della lettura - volume C

ALLA SCOPERTA DEI TESTI 305 310 315 320 325 330 senza paura del mare, senza paura di me. Poté Marte distrugger la razza feroce dei Làpiti, all irata Diana donò Calidone vetusta il padre stesso in balìa: e che gran colpa, infine, i Làpiti o Calidone commisero? Io, grande sposa di Giove, io che ho potuto, infelice, non lasciar nulla intentato, che a tutto mi sono rivolta, son vinta da Enea Ma se non è grande abbastanza la mia potenza, non voglio esitare a implorar checchessia. Se non piego i Superi, moverò l Acheronte. Non potrò, lo so bene, privarlo dei campi latini, immobile il fato gli dona Lavinia in isposa: ma trarre in lungo, ma posso inceppare una cosa sì grande, posso di entrambi i re massacrare la gente. Con questo guadagno dei loro siano genero e suocero! Sangue rutulo e teucro sarà tua dote, fanciulla, Bellona tua prònuba. Non solo Ecuba Cisseide d una fiaccola incinta partorì fuoco nuziale: Venere s è partorita il suo Paride, ancora funeste son fiaccole e nozze per Ilio due volte atterrata! Come questo ebbe detto, in terra calò spaventosa. Alletto, madre di lutti, delle dee Dire dal luogo, dalle tenebre inferne, evoca: a cui miserevoli guerre e ire e insidie e delitti efferati son cari. L odia il padre stesso Plutone, le sorelle tartaree odiano il mostro, in tanti aspetti si cambia, tante ha orride forme, di tante serpi, nera, essa pullula. Con queste parole Giunone la stimola, le dice così: «Questo compito tuo, quest opera, vergine figlia della Notte, tu fammi, perché non vadano infranti il mio nome e l onore: che gli Eneadi non possano attrarre alle nozze Latino e possedere l Italia. erano mostri marini che si trovavano nell area dello stretto di Messina. Giunone allude a tutti i pericoli posti sulla strada di Enea, che non sono bastati a impedire il suo arrivo in Italia. 304-305. Poté Marte feroce dei Làpiti: Marte poté distruggere per vendetta il popolo rozzo dei Lapiti, che non lo avevano colpevolmente invitato al matrimonio del loro re Pirìtoo con Ippodamìa. Giunone enumera due episodi in cui gli dèi avevano potuto vendicarsi indisturbati sui mortali, a differenza di lei, che nulla può contro Enea. 305-306. all irata balìa: Giove concesse a Diana di vendicarsi su Calidòne, città dell Etolia, nella Grecia settentrionale, il cui re aveva offerto sacrifici a tutti gli dèi tranne che a Diana stessa. La dea aveva inviato per punizione un cinghiale spaventoso, poi ucciso da Meleàgro. 311. checchessia: qualunque cosa. 312. Se non piego Acheronte: se non riesco a convincere gli dèi celesti, muoverò l Acheronte. Giunone è delusa per il mancato appoggio di Giove e decide di rivolgersi alle potenze infernali. 317. Con questo guadagno suocero!: a questo prezzo alto, per i rispettivi popoli, Enea e Latino siano pure genero e suocero! 318. Sangue rutulo fanciulla: la tua dote sarà sangue rutulo e teucro. I Rutuli erano un popolo del Lazio, stanziato nell area di Ardea, il cui re Turno era destinato a diventare avversario di Enea. 319-320. Bellona tua prònuba: la pronuba era la matrona che a Roma assisteva la sposa nelle cerimonie nuziali. La pronuba di Lavinia non sarà Giunone stessa, protettrice dei matrimoni, bensì la dea della guerra Bel- lona. La dea sta minacciando guerra e sventure a danno della futura unione di Enea. Non solo fuoco nuziale: Ecuba, figlia di Cisseo, re di Tracia, quando era incinta di Paride ebbe un sogno in cui si era vista incinta di una fiaccola. L interpretazione datane fu che il nascituro avrebbe determinato la fine di Troia. 324-325. Alletto evoca: chiama Alletto dal luogo delle Dire, altro nome delle Furie. Figlie di Plutone e della Notte, le tre Furie erano il corrispettivo latino delle greche Erinni, dee della vendetta e dei castighi infernali. 326. delitti efferati: delitti feroci. 327. il padre Plutone: il dio dell Ade. le sorelle tartaree: le sorelle residenti nel Tartaro, l aldilà, cioè le altre due Furie (Tisifone e Megera). 329. tante pullula: le Furie sono rappresentate con capelli intrecciati a serpenti. 333. gli Eneadi: Enea e i suoi discendenti. 341

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Epica