L’emozione della lettura - volume C

ALLA SCOPERTA DEI TESTI Analisi Un affronto La prova dell arco indetta da Penelope per scegliere un pretendente vede i contendenti fallire uno dopo l altro. A maggior ragione la richiesta del mendicante, ospite alla tavola del palazzo, di potersi misurare nella gara, risulta stravagante e fuori luogo. L arroganza dei Proci, aristocratici perdigiorno che scialacquano da anni il patrimonio della casa di Odisseo con sontuosi banchetti, è espressa soprattutto dalle parole di Antinoo (Straniero sciagurato, ben poco ti regge la mente. / Oh non ti basta che qui fra noi altri signori banchetti / in pace, e niun dei cibi ti viene conteso, ed ascolti / tutti i discorsi, tutte le nostre parole?, vv. 280-283). Nonostante il tentativo di Penelope di mantenere l onorabilità della casa e il rispetto delle leggi dell ospitalità (vv. 304-309), è il successivo intervento di Eurimaco, altro pretendente, a chiarire il nocciolo della questione: a spaventare lui e gli altri è la voce popolare, la fama che gli aristocratici di Itaca possano essere battuti da uno straniero, per giunta mendicante (vv. 313-319). Madre e figlio La risposta di Penelope evidentemente coglie nel segno: i Proci hanno già perso la dignità per la vita dissipata che conducono divorando i beni di Odisseo (vv. 321-323). La donna, forte di questa constatazione, accoglie la richiesta dell ospite, gli accorda il suo permesso e promette di concedergli abiti nuovi e altri doni in caso di vittoria (vv. 328-332). Complice del disegno di vendetta del padre, anche Telemaco si batte perché lo straniero possa tendere l arco e invita, infine, Penelope a recarsi nelle sue stanze, come spesso accade nell Odissea, quando il figlio di Odisseo ricorda alla madre il suo posto nella casa (vv. 340-343). Poco prima della conclusione della sua ventennale attesa, il poeta offre un ennesimo saggio della fedeltà della sposa, che piange il marito diletto, finché Atena non le infonde sonno sugli occhi (vv. 344-348). La prova di Odisseo La preparazione del tiro con l arco costituisce il momento di massima tensione narrativa (Spannung) del brano, resa studiatamente con un crescendo. Il tiro in sé, infatti, dura un istante, ma nella perizia e nella confidenza che il mendicante mostra di avere con lo strumento i presenti colgono già seri motivi di preoccupazione. Tra i pretendenti c è chi verbalizza questo timore (così dicea questi e quegli al vicino: / «Intenditore d archi perito deve esser costui. / Davvero, vv. 385-387), mentre altri, sfoderando la consueta superbia, continuano a battere il tasto dell offesa gratuita (Così della Fortuna potesse raccogliere i doni, / com egli ora potrà riuscire a tender quest arco!, vv. 391-392). L angoscia in sala aumenta non appena Odisseo fa la prova della corda, causando un suono così acuto, che una rondine parve (v. 399). I Proci sbiancano in viso, Zeus manda un tuono, come funesto presagio. Rincuorato, Odisseo estrae la freccia, tira la corda e il dardo di bronzo, mirando dritto, e non manca nessuno degli anelli. Le sue prime parole, fredde nella constatazione della vittoria, vanno a Telemaco, cui ironicamente dichiara di essere ancora in possesso delle proprie forze. L invito che gli rivolge subito dopo è emblematico: il momento è giunto, finché dura il dì, d ammannire / il pranzo ai Proci (vv. 416-417). Messa da parte l ironia, sta per iniziare, infatti, la strage dei pretendenti: su ordine di Telemaco la sala è stata chiusa dai servi e sono state tolte preventivamente le armi appese alle pareti. L ora della vendetta di Odisseo è giunta. Laboratorio sul testo COMPRENDERE 1. Perché Antinoo si oppone alla richiesta del mendicante di poter tendere l arco? 261

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Epica