L’emozione della lettura - volume C

Omero | UNIT 2 | ODISSEA a TU per TU con il testo L episodio di Polifemo è tra i più avvincenti e famosi dell Odissea. Il Ciclope rappresenta infatti il mostro per eccellenza, nella sua dimensione più brutale e antitetica all umanità. Proviamo a immaginare Odisseo mentre, chiuso nell antro e senza via di scampo, elabora il piano per cavarsela. Come fare per avere ragione su Polifemo? Cedere alla paura e alla passività oppure lasciarsi tentare dalla strategia della forza? L azione di Odisseo è una combinazione di ingegno e di coraggio perché mette in conto tutte le possibilità e procede razionalmente all attuazione della migliore. La sua è la vittoria della civiltà dell uomo sul mostro, della razionalità sull animalità, in fin dei conti del Bene sul Male: per questo motivo il gigante sconfitto non suscita compassione, perché rappresenta la violenza bruta e gratuita. Analisi 218 Il contrario dell ospitalità L incontro con il Ciclope mette Odisseo e i suoi compagni di fronte a una realtà nuova e inesplorata, che l eroe non vuole rinunciare a conoscere. I Ciclopi rappresentano, infatti, l antitesi del mondo civile conosciuto dai Greci: non conducono vita associata, ignorano le leggi degli dèi e degli uomini, vivono di pastorizia e non praticano l agricoltura, considerata dagli antichi un attività più evoluta dell allevamento, in quanto bisognosa di pianificazione e cura continua. La prima domanda posta da Polifemo agli stranieri che trova nella sua grotta è tesa a verificare se essi siano dei pirati, categoria temutissima nel Mediterraneo in età arcaica (vv. 343-348). La risposta di Odisseo non è priva di orgoglio (Noi da Troia veniamo, Achei sbalzati / da tutti i venti sopra il vasto abisso / del mare, vv. 353-355); l eroe soprattutto cerca subito di verificare se può stabilire con il Ciclope un riferimento comune, cioè il culto di Zeus e il rispetto delle leggi dell ospitalità (Temi, o fortissimo, gli dèi: noi siamo / supplici a te. Vendicatore è Giove / di supplici e stranieri, l ospitale / Giove che li accompagna e li fa sacri, vv. 365-368). La speranza di trovare un punto di contatto, però, è mal riposta. I Ciclopi infatti disprezzano le norme della convivenza civile e obbediscono soltanto ai propri capricci (vv. 370-377): il loro atteggiamento è un esempio di hybris, cioè di quella tracotanza che porta gli uomini a ritenersi invincibili e non soggetti all ordine divino. Alla richiesta interessata di Polifemo di indicargli dove abbiano lasciato la nave, Odisseo risponde prontamente, mentendo, che è andata distrutta in una tempesta (vv. 381-389). La reazione successiva è inaspettata e terrificante: in una scena caratterizzata da dettagli raccapriccianti, il mostro afferra due uomini, li sbatte al suolo, li fa a brandelli e se ne ciba, mangiando come un leone di montagna (v. 396). La metis di Odisseo A questo punto una risposta violenta e istintiva da parte di Odisseo non avrebbe senso: l eroe della metis non si lascia trasportare dalla rabbia e subito intuisce che, se anche riuscisse a uccidere il Ciclope, condannerebbe a morte se stesso e i compagni perché non sarebbe in grado di spostare il masso che blocca l ingresso della spelonca (vv. 405-414). E allora scaltrezza e intelligenza consigliano altre soluzioni: il calcolo razionale lo spinge ad aspettare, comprensibilmente spaventato, fino all alba. Quando Polifemo rientra dal pascolo il giorno successivo, Odisseo e i suoi mettono a punto un piano ingegnoso: offrono al Ciclope il vino inebriante di Ismaro contenuto nell otre. Questi gradisce molto la bevanda e chiede all eroe di rivelargli il suo nome. Odisseo dichiara allora di chiamarsi Nessuno (vv. 494-498): tale trovata geniale servirà in seguito a vanificare le richieste di aiuto di Polifemo, ridicolizzandolo e punendolo per la sua brutale inospitalità. Approfittando del sonno in cui cade il Ciclope (vv. 505-508), i Greci afferrano un palo d ulivo, lo arroventano nel fuoco e con questo trafiggono l unico occhio che il mostro ha sulla fronte (vv. 509-536). L urlo di dolore lanciato da Polifemo e soprattutto le sue richieste di soccorso cadono nel vuoto (Amici, vuole con l inganno, / non con la forza, uccidermi Nessuno, vv. 554-555): contro l intelligenza, la forza primitiva non può nulla.

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Epica