L’emozione della lettura - volume C

ALLA SCOPERTA DELL ODISSEA Aveva superato, quindi, lo stretto abitato dai mostri marini Scilla e Cariddi ed era arrivato nell isola di Trinacria. Qui aveva perso tutti i compagni perché avevano mangiato le vacche sacre al dio Sole, suscitando la sua ira e la sua tremenda vendetta. La tappa successiva del viaggio era stata l isola di Calipso, Ogigia, dove Odisseo era arrivato ormai completamente solo. L approdo a Itaca Al termine dei racconti riferiti alla corte dei Feaci (libro XII), Alcinoo fa ricondurre Odisseo a Itaca su una nave. Risvegliatosi sulla spiaggia della sua isola d origine, che all inizio non riconosce (f T9, libro XIII, p. 242), l eroe inizia la seconda parte delle sue avventure, non meno complicate delle precedenti. In patria le insidie vengono dai Proci, i tracotanti pretendenti della moglie Penelope e del trono di Itaca, che durante la sua assenza hanno dilapidato i beni della sua famiglia. Assunte le sembianze di un mendicante per l intervento di Atena, Odisseo si reca dal porcaro Eumeo, rimastogli fedele, al quale ancora non rivela sua vera identità (libro XIV). Frattanto, su indicazione di Atena, Telemaco è ritornato a Itaca (libro XV), dove incontra il padre, che si fa riconoscere da lui (f T9, libro XVI, p. 244). Dopo aver discusso insieme il piano per sconfiggere i Proci, il giorno successivo Telemaco conduce il mendicante alla reggia. In prossimità del palazzo un cane solleva la testa e le orecchie: si tratta di Argo, un tempo lo splendido cane da caccia di Odisseo, ormai vecchio e randagio. Riconosciuto dopo vent anni il padrone, che a stento cela le lacrime, il fidato animale muore (f T9, libro XVII, p. 246). Entrato nel palazzo sotto mentite spoglie, Odisseo viene maltrattato dai Proci e ricevuto da Penelope, che vorrebbe avere da lui notizie sul marito (libri XVII-XVIII). In un secondo momento, la vecchia nutrice Euriclea, alla quale Penelope affida lo straniero perché lo lavi e si occupi del suo riposo, riconosce Odisseo da un inconfondibile cicatrice al ginocchio, risalente all infanzia (f T10, p. 251). Quando la donna per l emozione rovescia l acqua, desiderosa di dare subito la notizia a Penelope, è l eroe stesso a imporle il silenzio, necessario a organizzare la vendetta sui Proci (libro XIX). La resa dei conti con i Proci Il giorno successivo i Proci sono di nuovo a banchetto (libro XX). Penelope, sempre più incalzata dai pretendenti, si decide a indire una gara per individuare il nuovo marito: chi fosse riuscito a tendere l arco di Odisseo e a far passare una freccia attraverso i fori di dodici scuri fissate nel suolo, sarebbe diventato re di Itaca. Siccome nessuno dei pretendenti vi riesce, il mendicante, benché deriso da tutti, chiede di partecipare alla gara e supera inaspettatamente la prova (f T11, p. 257). Ha avvio così la vendetta di Odisseo, che rivela la sua identità agli avversari e, aiutato da Telemaco, li elimina uno dopo l altro (f T12, p. 263). Non vengono risparmiate neanche le ancelle che si erano unite ai pretendenti durante la sua assenza e il capraio Melanzio (libro XXII). L ultima prova che Odisseo deve affrontare è il riconoscimento da parte della moglie, alla quale Euriclea comunica la notizia del ritorno del marito e della strage. Penelope, tuttavia, non si lascia convincere subito, neanche dopo aver visto Odisseo lavato e vestito con un bel manto e una tunica. Lo mette, perciò, alla prova: ordina di trasferire il letto fuori dalla stanza nuziale. Odisseo reagisce attonito: quel letto non poteva essere spostato, dal momento che lo aveva costruito lui stesso sul tronco di un ulivo ben conficcato nel suolo. Avuta la prova definitiva della sua identità, Penelope si scioglie in lacrime e abbraccia il marito (fT13, p. 268). L Odissea non è ancora finita: il giorno dopo Odisseo si reca finalmente dal vecchio padre Laerte. Alla commozione dell incontro, segue un consiglio di ordine pratico: i parenti degli uccisi sono in rivolta e covano sentimenti di vendetta. L intervento di Atena servirà a placare gli animi e a ristabilire la pace sull isola (libro XXIV). 177

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Epica