L’emozione della lettura - volume C

ALLA SCOPERTA DEI TESTI Analisi Un avversario divino Il brano ci trasporta nel momento culminante dell assalto di Patroclo contro le fila del nemico: quando il giovane eroe sta per slanciarsi per la quarta volta contro i Troiani, sempre più simile a un dio, è allora che il poeta gli si rivolge direttamente, in una sorta di dialogo con il personaggio, annunciandogli la morte imminente (Patroclo, apparve la fine della tua vita, v. 787). La rovina è rapida e improvvisa: il dio Apollo colpisce Patroclo dapprima alle spalle, facendo cadere l elmo (mai prima era stato possibile / che il casco chiomato si sporcasse di polvere, vv. 796-797); subito dopo l eroe si trova privo dell asta, dello scudo e della corazza (vv. 801-804). una successione di segni infausti quella descritta da Omero: senza armi difensive Patroclo è destinato a rapida morte, eppure anche così incute timore ai Troiani e il primo nemico che lo vede, uforbo, lo colpisce proditoriamente alla schiena, ma non osa affrontarlo. L onore e l onere dell uccisione dell amico di Achille spetterà al più forte dei Troiani (vv. 818-821). Le parole di un eroe morente Ettore, spregiando qui ogni sentimento di umana compassione, rivolge all avversario morente un discorso (vv. 830-842) intriso di rancore e cinismo, con il quale gli preannuncia che sarà divorato dagli avvoltoi. Colpendo Patroclo, Ettore sa di sfidare anche l arroganza di Achille, che dileggia immaginando le parole da lui rivolte all amico prima che questi si recasse sul campo di battaglia con la sua armatura (Achille, per forte che sia, non ti potrà proteggere, / egli che, forse, restando, a te che partivi raccomandò molte cose: / O Patroclo cavaliere, non mi tornare davanti, / alle concave navi, prima che d Ettore massacratore / l insanguinata tunica intorno al petto tu stracci , vv. 837-841). La supposizione di Ettore, in realtà, si rivela tendenziosa: Achille aveva semmai consigliato all amico il contrario, cioè di limitarsi ad azioni difensive e di non avvicinarsi troppo alle mura. A un Ettore così sprezzante, come raramente appare nel poema, Patroclo riesce ancora a replicare; le sue sono le ultime parole di un guerriero morente: ciò che gli preme soprattutto è di sminuire l impresa del troiano (me uccise destino fatale e il figliuolo di Latona; / e tra gli uomini uforbo: tu m uccidi per terzo, vv. 849-850). Infine, come vuole una credenza degli antichi, che attribuivano facoltà divinatorie a chi stesse esalando l ultimo respiro, egli profetizza al nemico la fine prossima per mano di Achille (ti s appressa la morte e il destino invincibile: / cadrai per mano d Achille, dell Eacide perfetto, vv. 853-854). La morte di Patroclo costituisce, dunque, un sacrificio inevitabile, destinato a svolgere un ruolo centrale nell economia del poema. Per vendicare l amico ucciso, infatti, Achille deciderà di mettere da parte l ostilità nei confronti di Agamennone e di tornare in battaglia, fatto che imprimerà una svolta decisiva alla guerra. In breve tempo la profezia (prolessi) pronunciata in questo brano troverà realizzazione con il duello tra Achille ed Ettore e la morte di quest ultimo. Il motivo della predizione del guerriero morente rappresenta, inoltre, un topos dell epica, che tornerà anche in occasione dell uccisione di Ettore (libro XXII). Il lutto degli animali Costituisce un espressione formulare anche la descrizione amara del momento del trapasso di Patroclo: la vita volò via dalle membra e scese nell Ade, / piangendo il suo destino, lasciando la giovinezza e il vigore (vv. 856-857). La morte dell eroe, il lutto più grave nell esercito greco, segna un momento di svolta nell Iliade, che non lascia indifferenti neanche i cavalli divini di Achille, donati da Zeus a Peleo per le sue nozze. Incapaci di muoversi, mentre infuria la lotta tra Greci e Troiani per il corpo di Patroclo, come una stele di pietra restavano immobili, col carro bellissimo, / in terra appoggiando le teste; e lacrime calde / cadevano giù dalle palpebre, scorrevano in terra; piangevano, / nel desiderio del loro auriga (vv. 436-439). Omero rappresenta una partecipazione corale al dolore, che non manca di commuovere lo stesso Zeus: dall alto del cielo, il padre degli dèi osserva che non c è nulla più degno di pianto dell uomo (v. 446) e si rammarica di avere fatto dono a un mortale di cavalli divini, esponendoli in questo modo alle sventure che costellano la vita degli uomini. Il dolore di Achille In una sorta di climax ascendente del lutto, l ultimo a venire a conoscenza della caduta di Patroclo in battaglia è proprio Achille, quando la lotta per la difesa delle sue spoglie è ancora 149

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Epica