L’emozione della lettura - volume C

ALLA SCOPERTA DEI TESTI a TU per TU con il testo Come e per quale motivo litigavano due eroi greci dell antichità? L ira non è un sentimento nobile, eppure i contrasti tra amici, parenti e colleghi sembrano oggi come allora inevitabili: in questi momenti la perdita del controllo conduce a offese verbali, alla rivelazione di verità tenute prima nascoste, talora alla violenza fisica. Omero riesce a penetrare la psicologia di Achille, eroe offeso, e a dare conto di tutti i suoi pensieri contrastanti in un momento delicatissimo come quello che precede il passaggio dalle parole all uso della forza. Che cosa lo porterà, invece, all autocontrollo? Il brano illumina questo mistero della coscienza, intesa come la nostra capacità di prendere decisioni razionali, ricorrendo all agire divino. Nella Grecia di Omero, infatti, sono gli dèi a determinare il comportamento umano: in questo caso la dea Atena. Il successivo giuramento con cui Achille si impegna a ritirarsi dalla guerra è un opera d arte, in senso letterario e psicologico: l energia e lo scatto d ira del momento precedente si concentrano, infatti, in una descrizione raffinatissima, quella dello scettro, quasi un esempio di come la forza bruta possa essere spesa per cause più nobili, e di come l arte sia una forma di addomesticamento della potenza degli istinti. Analisi Una questione di principio Il brano si apre con il discorso di Achille (vv. 149-171), che spiega le ragioni del rancore che cova contro gli Atridi, Agamennone e il fratello Menelao. Per loro si è speso venendo a combattere a Troia, senza ricevere la gratificazione che merita: i premi più grandi non vanno a lui e adesso deve persino sopportare l arroganza di Agamennone. Il capo dell armata, infatti, ha appena affermato di essere disposto a rinunciare a Criseide in cambio di un risarcimento, sottratto a un altro eroe in virtù della sua autorità di primus inter pares ( primo tra pari ). Agamennone, in effetti, condivide la dignità regale con gli altri guerrieri, dei quali è una sorta di collega: ciò che lo colloca su un gradino superiore è solo il ruolo di comando assunto in occasione della spedizione greca a Troia. Lo scontro acquista, pertanto, anche un risvolto politico, che interessa la gerarchia del potere: Achille non accetta le decisioni prese da un capo che non stima perché non si è conquistato il ruolo con il valore dimostrato sul campo di battaglia. Per questo motivo minaccia di ritirarsi dalla guerra e di tornare in patria. La mentalità dell eroe è decisamente materialistica: egli dà voce agli istinti più bassi del guerriero e manifesta così in modo chiaro la concezione della guerra in età omerica. Oltre alla gloria e all onore, essa rappresentava, grazie ai saccheggi e ai bottini, il modo più facile per arricchirsi (Mai ho un premio pari a te, quando gli Achei / distruggono una città ben popolata dei Troiani, vv. 163-164). Oltre ai beni distribuiti per sorteggio in parti uguali tra tutti i combattenti, il premio più ambito (in greco gheras) era quello assegnato in base al valore, che diventava così segno visibile dell onore (timé) del guerriero. La risposta di Agamennone (vv. 173-187) è quella di un capo insofferente della posizione di forza acquisita da un subordinato: la privazione della ricompensa significherebbe per lui la perdita della reputazione al cospetto dell esercito, pertanto non ha paura di perseguire fino in fondo la propria volontà. a questo punto che concepisce l idea di sottrarre ad Achille Briseide, facendo valere il proprio ruolo di comandante. Il mistero della coscienza Quando lo scontro sta per degenerare, Achille è tentato di afferrare la spada e colpire mortalmente il rivale (il cuore a lui / nel petto villoso ondeggiò tra due idee, / se, sfoderando dal fianco la spada affilata, / gli altri scansare e scannare l Atride, / oppure bloccare la bile e trattenere il furore, vv. 188-192). la dea Atena, mandata da Era, che parteggia per gli Achei, a suggerirgli di limitarsi a offese verbali, con la promessa di più ricche ricompense future. In questo modo, Omero spiega il mistero del ravvedimento e dell autocontrollo di Achille secondo la mentalità dei Greci del suo tempo, che attribuivano agli dèi la ragione delle azioni umane. Ricondotto a più miti consigli, Achille giura solennemente di non partecipare più alla battaglia, lasciando soccombere i Greci (vv. 225-244). 117

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Epica