Alla scoperta dei testi

T1

Cesare Sterbini, musica di Gioacchino Rossini

La calunnia è un venticello

  • Tratto da Il barbiere di Siviglia, 1816
L’autore

Gioacchino Rossini nasce a Pesaro nel 1792. Figlio di un suonatore di tromba e di una cantante lirica, manifesta precocemente uno straordinario talento musicale. La prima rappresentazione di una sua opera avviene a Venezia già nel 1810, ed è l’inizio di una frenetica carriera che lo porta, fra trionfi e fiaschi, nell’affascinante mondo dei teatri d’Italia di quegli anni: Milano, Napoli, Roma, tra primedonne capricciose e impresari maneggioni in mezzo ai quali, con senso pratico e sicuro istinto, si muove con abilità. Dal 1824 si trasferisce a Parigi dove, dopo la rappresentazione del suo ultimo capolavoro operistico – il grandioso Guglielmo Tell (1829) –, si ritira dal teatro, ma non dalla composizione. Il suo lavoro più noto è Il barbiere di Siviglia (1816), che mette in musica un giocoso libretto del romano Cesare Sterbini (1784-1853), un ufficiale dell’amministrazione pontificia: quest’opera buffa, basata cioè sulla messinscena di fatti e caratteri venati di comicità, esemplifica in modo efficace lo stile di Rossini, la sua irresistibile verve che unisce alla vivacità musicale una sapiente conoscenza dei meccanismi teatrali che, tra colpi di scena e travestimenti, intrighi e sentimenti, appassiona ancora oggi per la bellezza della musica e l’azione avvincente. Rossini muore a Parigi nel 1868.

Don Basilio, diabolico consigliere di Don Bartolo, tutore della bella e ricca Rosina, suggerisce a questi, che vuole sposare la giovane per interesse, di gettare discredito sul Conte d’Almaviva, appassionato pretendente della ragazza, così da toglierselo di mezzo e avere finalmente via libera.

La calunnia è un venticello,

un’auretta assai gentile

che insensibile, sottile,

leggermente, dolcemente

5      incomincia a sussurrar.


Piano piano, terra terra,

sottovoce, sibilando,

va scorrendo, va ronzando;

nelle orecchie della gente

10    s’introduce destramente

e le teste ed i cervelli

fa stordire e fa gonfiar.


Dalla bocca fuori uscendo

lo schiamazzo va crescendo,

15    prende forza a poco a poco,

vola già di loco in loco;

sembra il tuono, la tempesta

che nel sen della foresta

va fischiando, brontolando

20    e ti fa d’orror gelar.

Alla fin trabocca e scoppia,

si propaga, si raddoppia

e produce un’esplosione

come un colpo di cannone,

25    un tremuoto, un temporale,

un tumulto generale,

che fa l’aria rimbombar.


E il meschino calunniato,

avvilito, calpestato,

30    sotto il pubblico flagello

per gran sorte ha da crepar.

 >> pagina 350 

a TU per TU con il testo

Rappresentata oltre duecento anni fa, l’opera non ha perso la capacità di mettere in scena, con la leggerezza sorniona e il gusto del divertimento tipici di Rossini, la società con i suoi vizi e le sue ipocrisie, vivi allora come oggi. È sorprendente infatti notare come, nonostante le epocali trasformazioni intervenute dal 1816 a oggi, il testo di Sterbini riesca a cogliere con esattezza un aspetto tipico della vita sociale contemporanea. Viviamo infatti, come sociologi e filosofi hanno notato, nella società dello spettacolo: l’avere conta sempre di più dell’essere, le opinioni sulle persone spesso si basano solo sulla loro immagine, comunicata e amplificata dalla comunicazione di massa. Anche se ai tempi di Sterbini non c’erano né i mass media né i social network, l’autore illustra con vivida esattezza il rovinoso impatto delle dicerie e dei pettegolezzi sull’esistenza delle persone, e il pericolo della diffamazione, della calunnia che distrugge di proposito la reputazione di qualcuno. Il tono e l’atmosfera sono comici e grotteschi e mirano a fare ridere lo spettatore. Ma dietro la risata possiamo percepire un appello alla prudenza e alla responsabilità, quando parliamo del prossimo.

 >> pagina 351 

Analisi

Come dice la parola stessa, il melodramma è, in sostanza, un’azione teatrale in musica, e richiede la collaborazione tra lo scrittore da una parte e il musicista dall’altra: il primo pensa la storia e immagina l’azione, la organizza in atti e scene, decide le battute dei personaggi, insomma redige quello che si chiama il libretto, il copione teatrale in versi che costituisce l’ossatura dello spettacolo; il secondo mette in musica le parole, spesso interviene sul testo per adattarlo alla melodia e al ritmo delle sue note, decide a quale tipo di voce affidare le varie parti, inventa gli effetti orchestrali per sottolineare opportunamente gli snodi narrativi e il clima emotivo della situazione sulla scena.

Solitamente l’eleganza o l’originalità dei versi dei libretti non erano così importanti, visto che il successo dello spettacolo veniva decretato dalla musica e soprattutto dai cantanti; il caso del Barbiere fa però eccezione per la particolare riuscita del testo, che, ancora oggi, contribuisce con efficacia al gradimento dell’opera presso il pubblico.

La musica di Rossini sfrutta frequentemente una risorsa espressiva denominata “crescendo”, che costituisce, nelle mani del musicista pesarese, un aspetto rilevante del suo stile. Si tratta dell’esecuzione reiterata di una stessa melodia, dal ritmo allegro e spesso saltellante, eseguita a ogni ripetizione da un numero maggiore di strumenti dell’orchestra la quale, di volta in volta, accelera il tempo e passa dal pianissimo al fortissimo. È una tecnica nota anche al di fuori degli ambienti musicali, al punto che esiste, nel linguaggio comune, l’espressione “crescendo rossiniano” per descrivere situazioni di particolare concitazione, caratterizzate principalmente dalla ribattuta insistenza di un argomento o di un tema.

Sterbini sembra tradurre in parole un crescendo di questo genere nella scrittura della sua aria: la calunnia, infatti, viene inizialmente descritta come una brezzolina impercettibile che, quasi piacevolmente, si insinua dovunque senza farsi troppo sentire, come un serpentello velenoso che è tanto più insidioso quanto meno è visibile. Ripetuta e amplificata di bocca in bocca, essa cresce costantemente di volume, conquistando via via maggiore forza: il frusciante venticello (v. 1) iniziale, così, diventa presto una tonante tempesta (v. 17) dalla forza spaventosa.

Le immagini si susseguono secondo un climax che vuole riprodurre l’inesorabilità del processo innescato dalla malalingua: al suo culmine, l’iperbole del colpo di cannone (v. 24) sa esprimere i deleteri effetti sociali di una cattiveria ben piazzata. Il risultato voluto è stato dunque ottenuto: non resta altro, alla vittima diffamata, che la riprovazione e l’emarginazione dalla sua cerchia di conoscenze.

Durante tutto l’Ottocento, e specialmente nella prima metà del secolo, il melodramma era una forma di intrattenimento largamente popolare, che appassionava i diversi ceti sociali alle stesse vicende, agli stessi personaggi, agli stessi interpreti, i divi dell’epoca. Non esisteva ancora il cinema, il diffuso analfabetismo impediva ai romanzi di presentarsi come intrattenimento concorrenziale rispetto al teatro: la messa in scena di un’opera costituiva, dunque, un’attrattiva per il pubblico dei grandi e piccoli centri urbani della penisola. Come si legge nelle biografie dei grandi operisti, un lavoro di successo veniva replicato nei vari teatri d’Italia: anche per questo il melodramma fu, prima e dopo l’unificazione (1861), un importante mezzo per la diffusione di una cultura comune, soprattutto linguistica. L’opera, infatti, scritta e cantata in italiano era, per i ceti popolari che parlavano dialetto, l’occasione per entrare in contatto con la lingua ufficiale della cultura e dei ceti più colti.

Il modernissimo testo di Sterbini, scritto in un italiano che, alle nostre orecchie, suona quasi come contemporaneo, esemplifica con chiarezza tale situazione: a parte alcuni termini ricercati, prelevati dall’aulico linguaggio della poesia, il testo è sorprendentemente comprensibile per l’epoca in cui è stato scritto. L’autore inoltre coniuga la semplicità all’abile sfruttamento delle risorse ritmiche dell’italiano: destinato alla musica, infatti, il testo gioca sull’alternanza giocosa di rime piane e tronche, sulle insistite ripetizioni e – in particolare nella strofa del colpo di cannone – sulle allitterazioni che restituiscono, sul piano fonico del linguaggio, il poderoso fragore di terremoto prodotto dalla calunnia, che sconcerta e travolge chiacchierati e chiacchieroni.

 >> pagina 352 

Laboratorio sul testo

COMPRENDERE

1. La calunnia è via via (sono possibili più risposte)

  •     un’auretta. 
  •     una brezza. 
  •     un vento. 
  •     una tempesta. 
  •     un tumulto. 
  •     un tornado. 
  •     un tifone. 


2. Dove si infila la calunnia?


3. Che cosa provoca la calunnia ai cervelli della gente?


4. Che cosa succede, alla fine, al poveretto che viene calunniato? (sono possibili più risposte)

  •     È avvilito. 
  •     È incarcerato. 
  •     Si suicida. 
  •     Perde la reputazione. 
  •     È costretto a emigrare.

ANALIZZARE E INTERPRETARE

5. Individua la scansione delle rime: quali osservazioni puoi fare?


6. Gli ultimi versi di ciascuna strofa (sono possibili più risposte)

  •     rimano con il verso centrale della strofa. 
  •     rimano fra loro. 
  •     sono piani. 
  •     sono sdruccioli. 
  •     sono tronchi. 
  •     sono settenari. 
  •     sono ottonari. 
  •     sono novenari. 


7. Individua tutte le forme assunte dalla calunnia. Quale figura retorica puoi riconoscere, nella loro sequenza?


8. Individua tutti i verbi che si riferiscono al diffondersi della calunnia: quali aree semantiche puoi individuare?


9. Individua nel testo:

a) tre iterazioni; b) due verbi onomatopeici; c) due allitterazioni.


10. La sintassi di questa arietta rossiniana è spesso

  •     franta. 
  •     legata. 
  •     iterativa. 
  •     paratattica. 

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COMPETENZE LINGUISTICHE

11. I verbi. Nell’arietta rossiniana sono numerose le forme verbali “andare + gerundio”: come si chiama tale forma?

  •     Ausiliare. 
  •     Composta. 
  •     Fraseologica. 
  •     Servile. 


Quale sfumatura di significato dà al verbo?

  •     Indica un’azione che inizia. 
  •     Indica un’azione che dura nel tempo. 
  •     Indica un’azione che si ripete abitualmente. 
  •     Indica un’azione che finisce.

PRODURRE

12. Scrivere per raccontare. Ti è mai capitato di subire ingiustamente una calunnia? Perché? Come hai reagito? Racconta (massimo 25 righe).

LETTERATURA E NON SOLO: SPUNTI DI RICERCA INTERDISCIPLINARE

MUSICA

L’opera lirica è stata per lunghissimo tempo, in Italia, il più popolare degli spettacoli, e ancora oggi sono moltissimi, in tutto il mondo, gli appassionati di opera. Dividetevi in gruppi e fate una ricerca sui principali autori e compositori dell’opera “all’italiana” (oltre a Rossini vi sono, per esempio, Gaetano Donizetti, Vincenzo Bellini, Giuseppe Verdi, Giacomo Puccini, Pietro Mascagni).


CITTADINANZA E COSTITUZIONE

Semplice maldicenza, diffamazione, calunnia… quali sono le differenze, nell’ordinamento giuridico italiano? E quali sono i rischi per chi le commette? Ricerca informazioni su questo argomento.

SPUNTI PER DISCUTERE IN CLASSE

Quanto l’uso dei social network e delle chat facilita la diffusione di offese e calunnie ai danni di qualcuno?

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Se ti è piaciuto…

Dalla calunnia alle fake news

Che cos’è la calunnia? Innanzitutto un reato, punito dall’articolo 368 del Codice Penale. Nella Divina Commedia Dante colloca i calunniatori nel gruppo dei falsari, riuniti nella decima bolgia, riservando loro febbri altissime, secondo la pena del contrappasso: come in vita alterarono la verità, così in morte è alterata la loro temperatura. Nella realtà, invece, la calunnia brucia sulla pelle di chi la subisce, mentre il diffamatore prova un sottile piacere, dando sfogo all’invidia e alla cattiveria. La scala va dall’innocente pettegolezzo – spesso riferito in forma anonima per non assumersene la responsabilità («Si dice in giro…») – all’infame bugia che arriva a volte a rovinare un’esistenza.

Sul tema è celebre un dipinto del fiorentino Sandro Botticelli (1445-1510), che ritrae la leggenda di Apelle, antico pittore greco che ne fu vittima. Re Mida, dalle orecchie d’asino, siede sulla destra, attorniato da figure che rappresentano il Sospetto e l’Ignoranza, e tende il braccio verso il Livore che tiene per mano la Calunnia, rappresentata come una donna vanitosa, mentre l’Insidia e la Frode la pettinano. Il calunniato è trascinato per i capelli; a sinistra, il Rimorso rivolge lo sguardo alla nuda Verità.

Dicerie, pettegolezzi, diffamazio­ni sono parti integranti della natura umana, spinta dalla curiosità, dall’insicurezza e dal malcontento a mettere il naso nelle vite degli altri, sino a inventare frasi mai pronunciate, eventi mai accaduti. Accanto a conseguenze drammatiche, queste situazioni possono conoscere anche sviluppi grotteschi, ben sfruttati da letteratura e teatro. Nella novella La patente, poi trasformata in una commedia, Luigi Pirandello (1867-1936) immagina che un povero impiegato venga licenziato a causa della fama di iettatore che ingiustamente lo accompagna. Disperato cita in tribunale i diffamatori, non perché finiscano in prigione, ma perché siano riconosciute dalla legge le sue facoltà di (presunto) menagramo. Potrà così girare le strade munito di patente, e richiedere un obolo a quanti temono i suoi influssi negativi.

In altri casi la rappresentazione della calunnia dà vita a esiti tragici, come accade nel romanzo di Alessandro Piperno (n. 1972) Persecuzione, nel quale un prestigioso medico è coinvolto in un caso di molestie sessuali ai danni della fidanzatina del figlio. A nulla valgono gli sforzi per proclamare l’innocenza: la notizia, diffusa dalla televisione, mina i rapporti familiari e distrugge irreparabilmente la sua fama.

Oggi il venticello della calunnia si trasforma spesso in una travolgente bufera grazie alla rete, pronta a rilanciare innumerevoli “bufale” che diventano virali, condivise attraverso i social network. Verità e bugie si sovrappongono, s’intrecciano, si annullano a vicenda, in narrazioni incredibili eppure credute. Come difendersi dalle fake news, sviluppare uno spirito critico, diventare cittadini consapevoli? Sono domande alle quali i prossimi anni dovranno dare una risposta.

L’emozione della lettura - volume B
L’emozione della lettura - volume B
Poesia e teatro