T6 - Qual rugiada o qual pianto (T. Tasso)

Il tema: Il fuoco dei ricordi

T6

Torquato Tasso

Qual rugiada o qual pianto

  • Tratto da Rime (CCCXXIV), 1567
  • Metro madrigale di settenari ed endecasillabi con schema di rime abABCDdcEeFf
L’autore

Torquato Tasso nasce nel 1544 a Sorrento. Dopo un’infanzia segnata dalla lontananza del padre e dalla morte improvvisa della madre, nel 1560 si trasferisce a Padova per studiare diritto, che presto abbandona per dedicarsi alla filosofia e alla letteratura. Nel 1565 si stabilisce presso la corte di Ferrara, dove intraprende la scrittura della Gerusalemme liberata, un poema epico-cavalleresco riconosciuto come il suo capolavoro. Dopo aver terminato il poema, nel 1575, il suo equilibrio psichico comincia a incrinarsi: nonostante il grande successo ottenuto, si sente insoddisfatto e tormentato da scrupoli morali. Comincia pertanto un nevrotico lavoro di revisione del testo, ma due anni dopo decide di autoaccusarsi davanti all’Inquisizione, dubitando della propria ortodossia religiosa e finendo assolto. Nel frattempo si rende protagonista di comportamenti sempre più stravaganti, finché non viene rinchiuso come pazzo nell’ospedale di Sant’Anna, a Ferrara. Liberato nel 1586, passa gli ultimi anni a riscrivere il suo poema, spostandosi tra Roma, Firenze e Napoli. Tasso è autore anche di numerose liriche, raccolte in vari volumi di Rime: i suoi madrigali, brevi componimenti per lo più di argomento amoroso, si distinguono per un’intensa ricerca sonora, e non a caso sono stati musicati da importanti compositori dell’epoca, come Claudio Monteverdi (1567-1643). Muore a Roma nel 1595.

La partenza della donna amata provoca uno sconvolgimento tale da commuovere persino la natura. Il cielo stellato pare rigato di pianto, e il vento sembra lamentare le sue pene, soffiando senza meta.

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Audiolettura

Qual rugiada o qual pianto,

quai lagrime eran quelle

che sparger vidi dal notturno manto

e dal candido volto de le stelle?

5      E perché seminò la bianca luna

di cristalline stille un puro nembo

a l’erba fresca in grembo?

Perché ne l’aria bruna

s’udian, quasi dolendo, intorno intorno

10    gir l’aure insino al giorno?

Fur segni forse de la tua partita,

vita de la mia vita?


Torquato Tasso, Qual rugiada o qual pianto, in Poesie, a cura di F. Flora, Ricciardi, Milano-Napoli 1964

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a TU per TU con il testo

Con uno stile prezioso e musicale, Qual rugiada o qual pianto ci parla di un’esperienza molto comune. Chi soffre la lontananza dalla persona amata, infatti, vive un rapporto tormentato con i luoghi in cui si trova. Dovunque vada, qualsiasi paesaggio gli si pari davanti, non importa: tutto parla, senza sosta, di quell’assenza. Fiori, montagne, grattacieli, aurore boreali, esplosioni vulcaniche, comete: qualunque portento della natura o dell’umanità ci sembra inutile, arido e spoglio, se non è ravvivato dalla presenza del nostro amore. Quando siamo innamorati il paesaggio funziona come uno specchio magico: riflette la nostra passione, però estremamente ingigantita, quasi come se l’intero universo la provasse con noi. In effetti, anche se fossimo astronauti alla deriva nello spazio, giungendo in vista di inauditi spettacoli cosmici – come nebulose primordiali, stelle pulsanti, pianeti in via di formazione – il nostro pensiero, e il nostro ricordo, andrebbe sempre, inevitabilmente, all’amore che abbiamo vissuto, e al dolore per la sua assenza.

Analisi

Il poeta soffre per la partenza e l’assenza della donna amata. Tuttavia, non dice di piangere, ma trasferisce il suo dolore sul paesaggio notturno, che sembra piangere al suo posto nella pioggia di stelle, nella rugiada notturna sparsa dalla luna, nel lamento prodotto dal sussurrare dei venti.

La natura è lo specchio della sua anima, oggetto di un vero e proprio processo di umanizzazione: le stelle hanno un candido volto (v. 4), la luna semina (v. 5) le gocce di rugiada; le brezze (l’aure, v. 10) della notte soffiano quasi dolendo (v. 9), come se si lamentassero della propria condizione, mentre vagabondano fino al sopraggiungere dell’alba (insino al giorno, v. 10).

I due versi finali operano una sintesi e al contempo una svolta nell’argomentazione della poesia: a differenza delle interrogative precedenti, l’ultima appare rivolta direttamente alla destinataria della lirica. Con il sostantivo segni (v. 11), il poeta ricapitola tutti gli elementi del paesaggio citati, e chiede alla donna se siano conseguenze dovute al suo allontanamento (la partita del v. 11). Dell’amata non conosciamo che il prezioso epiteto assegnatole nell’ultimo verso, che dal punto di vista retorico condensa un’epanadiplosi (figura retorica che consiste nell’iniziare e nel finire una frase con la stessa parola) e una rima interna (associata a partita del verso precedente): il poeta vuole affermare che lei rappresenta ciò che nutre e rende possibile la sua stessa vita.

È come se la conclusione della lirica esercitasse un effetto retroattivo sugli altri versi: solo ora colleghiamo le doloranti reazioni della natura alla lontananza dell’amata. Attraverso tale arguzia, il madrigale mira a sorprendere e colpire l’immaginazione del lettore. Ma non solo: la strategia di trasferire sul paesaggio le emozioni in realtà provate dall’autore è un modo per aumentarne a dismisura l’intensità. Se l’assenza della donna commuove e addolora persino il cielo, la terra e il vento, la sua bellezza non può che avere un valore incomparabile, in grado di drammatizzare il ricordo e suscitare uno sconfinato desiderio.

L’estrema musicalità del madrigale di Tasso è ottenuta da una particolare cura degli aspetti linguistici, retorici e metrici. Considerando la misura dei versi in rapporto allo schema delle rime, il componimento presenta una serie di raffinate simmetrie: è possibile, infatti, dividere i primi otto versi in due quartine, composte da una coppia di settenari e una di endecasillabi, ordinate secondo un chiasmo (settenari + endecasillabi ai vv. 1-4, endecasillabi + settenari ai vv. 5-8). Per quanto riguarda gli schemi rimici, la prima quartina presenta rime alternate (abAB), mentre la seconda rime incrociate (CDdc). Sul piano metrico-sintattico, inoltre, l’uso dell’enjambement tra i vv. 2-3 e 9-10 crea un effetto fluido e legato, che avvince il nostro orecchio.

Allo stesso modo la ripetizione sintattica (come nel caso dell’anafora di perché ai vv. 5 e 8) e l’anastrofe (di cristalline stille un puro nembo, v. 6; gir l’aure, v. 10) contribuiscono alla creazione di periodi cantabili e saldamente connessi tra loro. Anche gli elementi visivi rivestono particolare importanza, come si evidenzia dal contrasto tra il cielo scuro della notte e la luce degli astri. L’instabilità emotiva dovuta alla passione amorosa, infine, viene resa anche attraverso la variazione degli elementi timbrici: lo dimostra l’alternanza tra vocali chiuse e aperte, soprattutto la u e la a (per esempio, rugiada… pianto, v. 1; notturno manto, v. 3; bianca luna, v. 5).

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Laboratorio sul testo

COMPRENDERE

1. Ti proponiamo la parafrasi del componimento: scegli l’alternativa corretta.


Che lacrime erano quelle che ho visto cadere / spuntare dal mantello della notte e dal puro / pallido volto delle stelle, rugiada o pianto? Perché la bianca luna ha sparso / gettato una nuvola / nebbia di gocce ghiacciate / cristalline sull’erba fresca? Perché nell’aria cupa / scura si udivano i venti / le arie soffiare tutt’intorno, come se soffrissero / gridassero, fino all’alba / a mezzogiorno? Erano forse segni della tua dipartita / partenza, o vita della mia vita?

ANALIZZARE E INTERPRETARE

2. Nel madrigale, gli elementi visivi rivestono particolare importanza. Inserisci nella tabella quelli riferiti ai campi semantici della luminosità e dell’oscurità notturna.


Luminosità Oscurità
   
   
   
   
   

3. Alcuni degli elementi naturali menzionati nel componimento hanno una connotazione più positiva, altri più negativa. Quali, secondo te? Esponi le tue considerazioni.


4. Il madrigale è costruito su quattro frasi interrogative: che tono danno al componimento?

  •     Di intenso e cupo dolore. 
  •     Di meravigliata sorpresa. 
  •     Di sospiroso patetismo. 
  •     Di rabbia indignata. 


5. La musicalità del componimento è data dal raffinato intarsio metrico e rimico. Prova a riscrivere il madrigale eliminando le inversioni e le anastrofi: quali rime scomparirebbero?

COMPETENZE LINGUISTICHE

6. Analisi logica. Evidenzia nel testo, usando colori diversi, i soggetti (anche sottintesi), i complementi oggetti e le parti nominali (o nome del predicato) presenti nel testo del madrigale.

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PRODURRE

7. Scrivere per esprimere. Il paesaggio notturno descritto da Tasso è estremamente suggestivo, ma è senza dubbio un paesaggio naturale: come potrebbe essere rappresentato, oggi, il pianto della notte in una delle nostre città? Dove cadrebbero le gocce di rugiada? E sarebbero ancora cristalline? Riscrivi una versione moderna, anche ironica e in prosa, del madrigale tassiano (massimo 15 righe).

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