T2 - Campo indiano (E. Hemingway)

T2

Ernest Hemingway

Campo indiano

  • Titolo originale Indian Camp, 1924
  • Lingua originale inglese
  • racconto
L’autore

Ernest Hemingway nasce nel 1899 in un sobborgo di Chicago e cresce nel Michigan. Nel 1918 raggiunge l’Europa, dove opera come volontario nel servizio ambulanze della Croce Rossa. È in Francia, poi in Italia, dove viene ferito gravemente: un’esperienza che trasporrà nel romanzo Addio alle armi (1929). Negli anni Venti soggiorna a Parigi, dove compone varie opere. Nel 1928 il suicidio del padre lo sconvolge. Torna in America, ma poi si reca in Spagna come reporter di guerra durante la guerra civile (che gli ispira Per chi suona la campana, 1940), e combatte fra i partigiani francesi nella Seconda guerra mondiale. Spinto dal carattere impulsivo, conduce una vita movimentata, fra viaggi, avventure, amori ardenti. Ama la pesca, la caccia, la boxe, le corride e l’alcol. Dagli anni Quaranta trascorre lunghi periodi a Cuba, dove è ambientato il suo romanzo di maggior successo, Il vecchio e il mare (1952). Nel 1954 riceve il premio Nobel, ma non può recarsi a Stoccolma per ritirarlo, fiaccato da una serie di incidenti. Il declino fisico aggrava la depressione che lo tormenta. Trasferitosi in Idaho con la quarta moglie, nel 1961 muore suicida.

Per tutta la vita, a intervalli irregolari, Hemingway ha scritto racconti in cui il protagonista è un suo alter ego, Nick Adams, che vive una gioventù movimentata, sugli scenari selvaggi del Michigan, uno stato americano del Nordest, al confine con il Canada. In questo racconto Nick accompagna il padre medico in una visita urgente alla riserva indiana, situata nei pressi di un lago. Una donna della tribù, in travaglio da giorni, ha bisogno di aiuto per partorire. Saranno ore difficili, e non solo per lei.

Sulla sponda del lago c’era un’altra barca a remi in secco.1 I due indiani, in piedi,
aspettavano.

Nick e suo padre presero posto a poppa, gli indiani spinsero in acqua la barca ed
uno di loro saltò dentro per remare. Zio George si sedette a poppa nell’altra barca. 

5      L’indiano giovane spinse la barca in acqua, poi saltò dentro e si mise ai remi per
portare zio George.

Le due barche partirono nel buio. Nick udiva davanti a loro nella nebbia gli scalmi2
dell’altra barca. Gli indiani remavano con colpi veloci e taglienti. Nick stava appoggiato
indietro, suo padre gli teneva intorno un braccio. Faceva freddo sull’acqua. L’indiano 

10    che li portava remava sodo, ma l’altra barca li precedeva sempre nella nebbia.

«Dove stiamo andando, babbo?», chiese Nick.

«Al campo indiano.3 C’è una donna indiana molto ammalata».

«Oh», disse Nick.

Traversata la baia trovarono l’altra barca già a riva. Zio George stava fumando un 

15    sigaro nel buio. L’indiano giovane tirò la barca sulla spiaggia e zio George dette agli
indiani un sigaro per uno.

S’incamminarono dalla spiaggia, attraverso un prato inzuppato di rugiada, seguendo
l’indiano giovane che portava una lanterna. Poi entrarono nel bosco e seguendo
una traccia giunsero alla strada che serviva per il trasporto dei tronchi tagliati. 

20    La strada scendeva nelle colline e c’era molta più luce, poiché sui due lati gli
alberi erano stati tagliati. L’indiano giovane si fermò e soffiò sulla lanterna, e tutti
proseguirono lungo quella strada.

Giunsero ad una curva ed un cane si fece avanti abbaiando. Più in là erano le luci
delle capanne degli indiani scuoiatori d’orsi. Altri cani si precipitarono incontro a 

25    loro, i due indiani li respinsero verso le capanne. Nella capanna più vicina alla strada
c’era una luce alla finestra. Sulla soglia era seduta una vecchia che reggeva una
lanterna.

Nell’interno, su un giaciglio di legno, stava distesa una giovane indiana. Da due
giorni cercava di avere il bambino. Tutte le vecchie del campo avevano cercato di 

30    darle aiuto. Gli uomini se ne erano andati lungo la strada, a sedersi nel buio ed a fumare
la pipa, per sottrarsi al chiasso che la donna faceva. Nel momento in cui Nick
coi due indiani entrava nella capanna seguendo suo padre e zio George, la donna
gridò. Grossa sotto la coperta, stava distesa nella cuccetta di sotto.4 Teneva voltata
dall’altra parte la faccia. Nella cuccetta di sopra c’era il marito, il quale tre giorni prima 

35    si era malamente ferito un piede con l’ascia ed ora se ne stava disteso fumando
la pipa. La stanza aveva un odore molto cattivo.

Il padre di Nick disse di metter dell’acqua sulla stufa ed aspettando che si riscaldasse
si rivolse a Nick: «Nick», disse. «Questa donna sta per avere un bambino».

«Lo so», disse Nick.

40    «Non sai niente, invece», il padre disse. «Ascolta. Quel che lei ha ora si chiama
aver le doglie. Il bambino vuol nascere ed anche lei vuole che il bambino nasca.
Tutti i suoi muscoli si sforzano di far nascere il bambino. Questo è quel che succede
quando lei grida».

«Capisco», disse Nick.

45    La donna urlò.

«Oh, babbo», chiese Nick, «non puoi mica darle qualcosa per farla smettere di
gridare?».

«Non ho anestetici»,5 disse il padre. «Ma non sono gli urli la cosa importante. Io
neanche li sento, perché non sono la cosa importante».

50    Il marito nella cuccetta di sopra si rotolò contro il muro.

La donna dalla cucina fece segno al dottore che l’acqua era calda. Il padre di Nick
entrò in cucina e versò nel catino metà dell’acqua dalla grande pentola. Nell’acqua
rimasta nella pentola pose alcuni oggetti che aveva tolti dal fazzoletto.6

«Questi devono bollire», disse, e cominciò a stropicciarsi le mani nel catino d’acqua 

55    calda, con una saponetta che aveva portato con sé. Nick guardava le mani del
padre stropicciarsi l’un l’altra col sapone. Mentre si lavava le mani con cura e minuziosamente,
il padre parlava.

«Sai, Nick, di regola i bambini nascono prima con la testa, ma non sempre è così.
Quando così non è, è una complicazione. Dovrò forse operare questa donna. Tra

60    poco lo sapremo».

Quando fu soddisfatto della pulizia delle mani, rientrò e si mise al lavoro.

«Vuoi togliere la coperta, George?», disse. «Preferisco non toccarla io».7

Poco dopo, quando cominciò ad operare, zio George e tre indiani dovettero tener
ferma la donna. La donna morse zio George al braccio e zio George disse: «Puttana 

65    d’una squaw8 e l’indiano giovane che aveva portato in barca zio George si mise a
ridere. Nick reggeva il catino al padre. Ci volle molto tempo.

Il padre di Nick raccolse il bambino, gli dette qualche schiaffetto perché respirasse
e lo passò alla vecchia.

«Guarda, Nick, è un maschio», disse. «Ti piace fare l’assistente?».

70    Nick disse: «Certamente». Guardava dall’altra parte per non vedere quel che suo
padre stava facendo.

«Là. È andata», disse il padre, e depose qualcosa nel catino.9

Nick non guardò.

«Ora», disse il padre di Nick, «ci son da dare dei punti. Puoi guardare o no, Nick, 

75    come ti pare. Devo ricucire il taglio che ho fatto».

Nick non guardò. Gli era passata ogni curiosità per un bel pezzo.

Il padre finì e si rialzò. Si rialzarono anche zio George e i tre indiani. Nick andò
a posare il catino in cucina.

Zio George si guardò il braccio. L’indiano giovane sorrise al ricordo.

80    «Ti metterò del disinfettante, George», disse il dottore.

Si chinò sulla donna indiana. Era tranquilla, adesso, teneva gli occhi chiusi. Era
molto pallida. Del bambino e di tutto il resto non aveva capito nulla.

«Tornerò domattina», disse il dottore, alzandosi. L’infermiera arriverà da Sant’Ignazio10
a mezzogiorno e porterà tutto quanto occorre.

85    Si sentiva eccitato e chiacchierone come un giocatore di football nello spogliatoio
dopo la partita.

«È un caso da segnalare alla gazzetta medica, George», disse. «Fare un cesareo11
con un temperino12 e ricucirlo con del filo da lenza».13

Zio George in piedi si appoggiava al muro, e si guardava il braccio.

90    «Oh, sei un grand’uomo, sicuro», disse.

«Bisognerebbe dare uno sguardo al padre felice. Di solito sono quelli che ci soffrono
di più in queste faccenduole», disse il dottore. «Direi che se l’è presa con molta
calma».

Sollevò dal capo dell’indiano la coperta. Ritirò bagnata la mano. Montò in piedi 

95    sul bordo della cuccetta di sotto con una lampada in mano e guardò. L’indiano
giaceva faccia al muro. La sua gola era tagliata da un orecchio all’altro. Il sangue
era scorso a formare una pozza dove il peso del corpo piegava il giaciglio. La testa
era appoggiata sul braccio sinistro. Tra le coperte, con la lama rivolta in alto, c’era il
rasoio aperto.

100 «Non far entrare Nick, George», disse il dottore.

Era inutile. Nick, dalla porta della cucina, aveva potuto veder tutto bene quando
il padre, reggendo con l’altra mano la lampada, aveva sollevato la testa dell’indiano.

Cominciava appena l’alba mentre camminavano per la strada dei tronchi, tornando
verso il lago.

105 «Mi spiace molto di averti portato, Nick», disse il padre, senza più nulla dell’eccitazione
post-operatoria. «È stata una brutta faccenda».

«Fanno sempre tanta fatica le donne ad aver bambini?», Nick chiese.

«No, questo è un caso speciale. Molto speciale».

«Perché lui si è ucciso, babbo?».

110 «Non lo so, Nick. Forse non ce la faceva a sopportare».

«Son molti gli uomini che si uccidono, babbo?».

«Non molti, Nick».

«Molte le donne?».

«Quasi nessuna».

115 «Nessuna proprio?».

«Oh, sì. Qualcuna sì».

«Babbo?».

«Sì».

«Dov’è andato zio George?».

120 «Ci raggiungerà».

«È difficile morire, babbo?».

«No, suppongo che è molto facile, Nick. Tutto dipende».

Erano seduti nella barca, Nick a poppa, suo padre ai remi. Il sole spuntava dietro
le colline. Un pesce saltò, formando un circolo nell’acqua. Nick mise in acqua una 

125 mano facendo scia. Nel freddo pungente del mattino, l’acqua sembrava tiepida.

In quell’alba sul lago, seduto a poppa della barca mentre suo padre remava, Nick
aveva l’assoluta certezza che non sarebbe morto mai.


Ernest Hemingway, Campo indiano, in I racconti di Nick Adams, trad. di G. Trevisani, Einaudi, Torino 1981

 >> pagina 569 

a TU per TU con il testo

È fortunato, Nick. Gli capita di vivere un’avventura che milioni di ragazzini in tutto il mondo hanno sognato e finto nei loro giochi: una missione misteriosa, fra boschi, laghi e indiani taciturni. Nick è curioso: vuole vedere tutto, sapere tutto e mostrare al padre, medico, che non è più un bambino. Ma le urla strazianti della donna incinta lo turbano. E quando nella capanna brilla la lama di un coltello, preferisce girare la testa da un’altra parte. Il prezzo della conoscenza è il dolore. Prima o poi la vita ce lo mette di fronte, che ci piaccia o no. È inutile chiudere gli occhi, o tapparci le orecchie. Fino a che punto possiamo sopportare le sofferenze di chi amiamo? Quando il padre alza la lanterna e scopre il marito della donna, Nick ottiene la più tragica delle risposte. In poche ore ha imparato come si nasce, e perché si muore.

Analisi

Una notte, poco prima dell’alba, il dottor Adams deve andare a soccorrere una donna che non riesce a partorire: due vite sono in pericolo. Porta con sé, per assisterlo, il fratello George e il figlio, Nick, al quale spiega semplicemente che al campo indiano c’è una donna malata. Sono le uniche parole che ricorrono durante il viaggio. Lo zio e i due indiani che fanno da guide e accompagnatori tengono la bocca chiusa. Nick non fa altre domande: vuole mostrare al padre che è tranquillo e coraggioso, ma il lettore è indotto a percepire la stessa trepidazione, mista a inquietudine, provata dal ragazzino durante il tragitto in barca, al freddo, nella nebbia, e poi lungo il cammino nei boschi, che li conduce alle capanne degli indiani scuoiatori d’orsi (r. 24).

Al di là di questo accenno, Hemingway non concede nessuno spazio al pittoresco. Il suo stile è scarno e asciutto, senza fronzoli: «Niente grasso, niente aggettivi, niente avverbi. Solo sangue, ossa e muscoli», era il suo motto. E quello che gli importa, qui, non sono le usanze della tribù di indiani, ma l’esperienza indimenticabile vissuta da Nick, e il suo rapporto con il padre.

 >> pagina 570 

Una volta nella tenda, il padre chiarisce brevemente a Nick che cosa sta succedendo, in termini il più possibile semplici. Le urla della donna, che hanno fatto allontanare gli uomini del villaggio, non si possono placare, in mancanza di anestetici: ma il dottore dice di non sentirli neppure, non sono la cosa importante (r. 49). Lavate le mani e sterilizzati gli strumenti, procede al taglio cesareo. C’è bisogno di tre uomini per tenere ferma la donna, fuori di sé per i dolori lancinanti.

Nick assiste il padre reggendo il catino. Ci volle molto tempo (r. 66): il narratore non ci dice nulla di più preciso, né del resto potrebbe, senza abbandonare l’ottica di Nick. Il ragazzo infatti distoglie lo sguardo dall’operazione: Gli era passata ogni curiosità per un bel pezzo (r. 76). Certo è rimasto profondamente impressionato, ma non sappiamo che cosa si agiti nella sua mente. Ciò è tipico del modo di raccontare di Hemingway, che diceva di costruire le sue storie per sottrazione, lasciando alla sensibilità del lettore il compito di ricostruire i sentimenti dei personaggi, basandosi sui dialoghi e sui comportamenti. In questo modo, sosteneva, «se lo scrittore scrive con abbastanza verità, [il lettore] avrà la sensazione di quelle cose con la stessa forza con cui l’avrebbe se lo scrittore le avesse formulate»: il racconto è come un iceberg, che per sette ottavi resta sott’acqua, invisibile ma solidissimo.

L’operazione, svolta in condizioni estreme, con un coltellino e del filo da pesca, riesce. Il padre, soddisfatto, si sente eccitato e chiacchierone come un giocatore di football nello spogliatoio dopo la partita (rr. 85-86). L’allegria però si spegne quando dà un’occhiata al padre del bimbo, scoprendo che giace in un lago di sangue: si è tagliato la gola con un rasoio, incapace di reggere alle urla della moglie. Il suo dramma si è svolto senza una parola, senza un rumore, mentre nessuno faceva caso ai suoi movimenti.

Se prima era indifferente al fatto che il figlio guardasse o meno, ora il medico vorrebbe impedirgli la visione del cadavere, ma è troppo tardi perché Nick, dalla porta della cucina, ha visto in faccia la morte. Ancora una volta il narratore non commenta: in compenso riporta, senza didascalie, la scarna conversazione fra padre e figlio, sulla via del ritorno. Da essa intuiamo come l’accaduto spinga il ragazzo a meditare sulle grandi questioni dell’esistenza. Chiede infatti se le donne facciano fatica ad avere bambini, se siano molte le persone che si suicidano, se sia difficile morire. Il ragazzo ha imparato il coraggio e conosciuto il dolore. L’alba del nuovo giorno, che spunta dalla collina, sembra sancire la sua entrata nel mondo degli adulti. Ma forse è ancora troppo presto, se nutre l’assoluta certezza che non sarebbe morto mai (r. 127). Ci sono ancora molte cose che deve imparare a comprendere, cose troppo difficili da afferrare senza averle provate in prima persona. La disperazione è una di queste.

Laboratorio sul testo

COMPRENDERE

1. Individua nel testo sette sequenze principali e assegna un titolo a ciascuna di esse.


2. Qual è la durata complessiva della vicenda narrata?

  •     Un paio d’ore.
  •     Una notte intera.
  •     Una giornata.
  •     Due giorni.


3. La donna indiana era in travaglio da giorni, ma solo ora gli uomini del villaggio si sono decisi a chiedere aiuto. Che tipo di atteggiamento verso l’uomo bianco indica questo comportamento?

  •     Diffidenza.
  •     Sfiducia.
  •     Aggressività.
  •     Cortesia.

 >> pagina 571 

ANALIZZARE E INTERPRETARE

4. Di che tipo è la voce narrante?

  •     Narratore interno testimone.
  •     Narratore esterno onnisciente.
  •     Narratore interno protagonista.
  •     Narratore esterno.


5. Nonostante la focalizzazione del racconto sia prevalentemente esterna, il lettore è indotto a provare le stesse sensazioni del ragazzo: attraverso quale strategia narrativa Hemingway riesce a produrre questo effetto?

  •     Il narratore riporta le sensazioni e i pensieri del ragazzo.
  •     Nick esprime ad alta voce le proprie emozioni.
  •     Nick prende spesso la parola e vengono descritti i suoi gesti.
  •     Il padre di Nick spiega come si sente il figlio.


6. Hemingway non si dilunga a descrivere i personaggi, eppure al lettore risulta evidente che il padre di Nick sia un medico esperto e coscienzioso: da quali elementi lo si capisce? Che tipo di descrizione è questa?


7. Rileggi il passo in cui si racconta la scoperta del cadavere dell’indiano: che tipo di sintassi viene utilizzata?

  •     Ipotattica, con frasi lunghe e complesse.
  •     Paratattica, con frasi nominali.
  •     Paratattica, con frasi brevi.
  •     Mista, in parte paratattica in parte ipotattica.


Quale effetto riesce a ottenere?

COMPETENZE LINGUISTICHE

8. Discorso diretto e indiretto. Trasforma in discorso indiretto questo breve passo del testo.


Il padre di Nick disse di metter dell’acqua sulla stufa ed aspettando che si riscaldasse si rivolse a Nick: «Nick», disse. «Questa donna sta per avere un bambino».

«Lo so», disse Nick.

«Non sai niente, invece», il padre disse. «Ascolta. Quel che lei ha ora si chiama aver le doglie. Il bambino vuol nascere ed anche lei vuole che il bambino nasca. Tutti i suoi muscoli si sforzano di far nascere il bambino. Questo è quel che succede quando lei grida».

«Capisco», disse Nick.

La donna urlò.

«Oh, babbo», chiese Nick, «non puoi mica darle qualcosa per farla smettere di gridare?».

«Non ho anestetici» disse il padre. «Ma non sono gli urli la cosa importante. Io neanche li sento, perché non sono la cosa importante».

PRODURRE

9. Scrivere per riassumere. Dopo aver svolto l’esercizio 1 riassumi il racconto in 20 righe. La sintesi di ciascuna sequenza non deve occupare più di 3 righe.


10. Scrivere per raccontare. Dov’è andato lo zio George? Raccontalo tu (massimo 15 righe).

LETTERATURA E NON SOLO: SPUNTI DI RICERCA INTERDISCIPLINARE

GEOGRAFIA

Che cosa sai delle popolazioni native del Nord America, i pellerossa (che, comunemente, chiamiamo “indiani”)? Dividetevi in piccoli gruppi e fate una ricerca sulle diverse tribù, i luoghi di stanziamento, gli usi e i costumi, le credenze religiose. Preparate un’esposizione orale di circa cinque minuti.

L’emozione della lettura - volume A
L’emozione della lettura - volume A
Narrativa