Alla scoperta dei testi

T1

Hermann Hesse

Una seconda nascita

  • Tratto da Siddharta, 1922
  • Lingua originale tedesco
  • romanzo
L’autore

Hermann Hesse nasce nel 1877 a Calw, in Germania, in una famiglia di missionari protestanti. Intraprende studi teologici ma nel 1892 è espulso dal seminario per il suo temperamento vivace e ribelle. Superato un periodo di crisi psicologica, pubblica le prime poesie e nel 1904 sposa una pianista svizzera. Nel 1911 Hesse compie un viaggio in India, cruciale per le sue riflessioni filosofiche ispirate al mondo orientale che lo inducono ad assumere posizioni pacifiste e antinazionaliste durante la Prima guerra mondiale. Dopo il conflitto, pubblica i suoi romanzi più importanti: Demian (1919), Siddharta (1922) e Il lupo della steppa (1927); in quest’ultimo, attraverso la storia di un uomo affetto da sdoppiamento di personalità, lancia un duro attacco alla società borghese. Hesse riceve il premio Nobel per la Letteratura nel 1946 e muore a Montagnola, in Svizzera, nel 1962.

Siddharta è un giovane bramino (un sacerdote della religione indiana) deciso a inseguire a ogni costo la conoscenza interiore. Insoddisfatto della religiosità professata nella casa paterna, si unisce a un gruppo di mistici che praticano una vita ascetica fatta di meditazione, povertà assoluta e mortificazioni corporali, come la nudità e il digiuno. Tuttavia, dopo vari anni Siddharta è di nuovo inquieto e decide di partire per andare a conoscere il Buddha Gotama, detto l’Illuminato, capo di una setta. L’incontro con il Buddha provoca in lui una potente illuminazione, che stravolge completamente il suo cammino spirituale.

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Audiolettura

A ogni passo del suo cammino Siddharta imparava qualcosa di nuovo, poiché il
mondo era trasformato e il suo cuore ammaliato. Vedeva il sole sorgere sopra i monti
boscosi e tramontare oltre le lontane spiagge popolate di palme. Di notte vedeva
ordinarsi in cielo le stelle, e la falce della luna galleggiare come una nave nell’azzurro. 

5      Vedeva alberi, stelle, animali, nuvole, arcobaleni, rocce, erbe, fiori, ruscelli e fiumi;
vedeva la rugiada luccicare nei cespugli al mattino, alti monti azzurri e diafani1
nella lontananza; gli uccelli cantavano e le api ronzavano, il vento vibrava argentino2
nelle risaie. Tutto questo era sempre esistito nei suoi mille aspetti variopinti, sempre
erano sorti il sole e la luna, sempre avevano scrosciato i torrenti e ronzato le api, ma 

10    nel passato tutto ciò non era stato per Siddharta che un velo effimero3 e menzognero
calato davanti ai suoi occhi, considerato con diffidenza e destinato a essere trapassato
e dissolto dal pensiero, poiché non era realtà: la realtà era al di là delle cose
visibili. Ma ora il suo occhio liberato s’indugiava al di qua, vedeva e riconosceva le
cose visibili, cercava la sua patria in questo mondo, non cercava la “Realtà”, né aspirava

15    ad alcun al di là. Bello era il mondo a considerarlo così: senza indagine, così
semplicemente, in una disposizione di spirito infantile. Belli la luna e gli astri, belli
il ruscello e le sue sponde, il bosco e la roccia, la capra e il maggiolino, fiori e farfalle.
Bello e piacevole andar così per il mondo e sentirsi così bambino, così risvegliato,
così aperto all’immediatezza delle cose, così fiducioso. Diverso era ora l’ardore del 

20    sole sulla pelle, diversamente fredda l’acqua dei ruscelli e dei pozzi, altro le zucche
e le banane. Brevi erano i giorni, brevi le notti, ogni ora volava via rapida come vela
sul mare, e sotto la vela una barca carica di tesori, piena di gioia. Siddharta vedeva
un popolo di scimmie agitarsi su tra i rami nell’alta volta del bosco e ne udiva lo
strepito selvaggio e ingordo.4 Siddharta vedeva un montone inseguire una pecora e 

25    congiungersi con lei. Tra le canne di una palude vedeva il luccio5 cacciare affannato
verso sera: davanti a lui i pesciolini sciamavano a frotte rapidamente, guizzando e
balenando fuor d’acqua impauriti; un’incalzante e appassionata energia si sprigionava
dai cerchi precipitosi che l’impetuoso cacciatore tracciava nell’acqua.

Tutto ciò era sempre stato, ed egli non l’aveva mai visto: non vi aveva partecipato. 

30    Ma ora sì, vi partecipava e vi apparteneva. Luce e ombra attraversavano la sua vista,
le stelle e la luna gli attraversavano il cuore.

Cammin facendo Siddharta si ricordò anche di tutto ciò che gli era successo nel
giardino Jetavana,6 della dottrina che vi aveva ascoltato, del Buddha7 divino, della
separazione da Govinda,8 della conversazione col Sublime.9 Gli ritornarono alla 

35    mente le sue stesse parole, quelle che aveva detto al Sublime, ogni parola, e con stupore
si accorgeva che in quella occasione aveva detto cose di cui, allora, non aveva
ancora esatta coscienza. Ciò ch’egli aveva detto a Gotama: che il segreto e il tesoro
di lui, del Buddha, non era la dottrina, ma l’inesprimibile e ininsegnabile ch’egli una
volta aveva vissuto nell’ora della sua illuminazione, questo era appunto ciò che egli 

40    cominciava ora a esperimentare. Di se stesso doveva far ora esperienza. Già da un
pezzo s’era persuaso che il suo stesso Io era l’Atman,10 di natura ugualmente eterna
che quella di Brahma.11 Ma mai aveva realmente trovato questo suo Io, perché aveva
voluto pigliarlo con la rete del pensiero. Anche se il corpo non era certamente
quest’Io, e non lo era il gioco dei sensi, però non era l’Io neppure il pensiero, non 

45    l’intelletto, non la saggezza acquisita, non l’arte appresa di trarre conclusioni e dal
già pensato dedurre nuovi pensieri. No, anche questo mondo del pensiero restava di
qua, e non conduceva a nessuna meta uccidere l’accidentale12 Io dei sensi per impinguare13
il non meno accidentale Io del pensiero. Belle cose l’una e l’altra, il senso e i
pensieri, dietro alle quali stava nascosto il significato ultimo; a entrambe occorreva 

50    porgere ascolto, entrambe occorreva esercitare, entrambe bisognava guardarsi dal
disprezzare o dal sopravvalutare, di entrambe occorreva servirsi per origliare alle
voci più profonde dell’Io. A nulla egli voleva d’ora innanzi aspirare, se non a ciò cui
la voce gli comandasse d’aspirare, in nessun luogo indugiarsi,14 se non dove glielo
consigliasse la voce. Perché un giorno Gotama, nell’ora fatidica, s’era seduto sotto 

55    l’albero del bo,15 dove l’illuminazione scese in lui? Aveva udito una voce, una voce
nel proprio cuore, che gli ordinava di cercar riposo sotto quell’albero, ed egli non
aveva anteposto penitenze, sacrifici, abluzioni16 o preghiera, non cibo o bevanda,
non sonno né sogni; egli aveva obbedito alla voce. Obbedire così, non a un comando
esterno, ma solo alla voce, essere pronto così, questo era bene, questo era necessario, 

60    null’altro era necessario.


Hermann Hesse, Siddharta, trad. di M. Mila, Adelphi, Milano 1975

 >> pagina 562 

Come continua

Siddharta lascia il luogo dell’illuminazione e, attraversato un fiume con l’aiuto di un saggio barcaiolo, giunge nei pressi di un villaggio. Lì ha un breve incontro affettuoso con una donna, da cui però si ritrae quasi subito, a causa dei suoi scrupoli religiosi. Giunto nei pressi di una città, si imbatte in Kamala, una bellissima cortigiana che lo inizia ai piaceri dell’amore. Con il passare del tempo, così, il bramino diventa un ricco mercante, dedito al denaro, al gioco e all’amore, sempre più lontano, almeno in apparenza, dal suo passato da asceta. Dopo vari anni Kamala rimane incinta, ma Siddharta decide di stravolgere di nuovo la sua vita, riprendendo a percorrere la via dello spirito. Lasciata la città, ritorna dal saggio barcaiolo, che lo accoglie con sé e lo istruisce sui segreti della contemplazione. In seguito incontra, in circostanze drammatiche, suo figlio, con cui instaura un rapporto difficile e tormentato, che si conclude con la fuga del giovane. Tuttavia, la ferita dovuta all’abbandono permetterà a Siddharta di toccare le profondità del suo animo.

a TU per TU con il testo

Ci sono molte vie per cercare di raggiungere l’illuminazione spirituale. Siddharta, per esempio, passa dal soffocamento delle passioni all’apertura gioiosa verso la vita dei sensi. Tuttavia, è molto difficile descrivere in che cosa consista questa condizione privilegiata, questa sorta di inspiegabile unione con l’Assoluto: una profonda conoscenza di sé e del mondo? Un doloroso cammino di purificazione? Uno stato di completa rettitudine morale? Il raggiungimento dell’armonia, o la consapevolezza di essere contemporaneamente “uno” e parte del cosmo? L’illuminazione è tutte queste cose e nessuna. È uno sguardo che penetra fino al fondo estremo delle cose, e insieme ne rimane totalmente libero. Anche di fronte a tutto il dolore dell’universo, anche fissando nel cuore stesso del vuoto, il Buddha mantiene senza scomporsi il suo impenetrabile mezzo sorriso.

 >> pagina 563 

Analisi

Grazie all’illuminazione avuta dopo il colloquio con il Buddha Gotama, Siddharta vive un radicale risveglio interiore. La sua conversione ha l’aspetto di una vera e propria “seconda nascita”: venire al mondo comporta l’entrata in un mondo nuovo, e proprio questa sensazione di novità domina le percezioni del protagonista. Infatti, Siddharta è ora in possesso di un occhio liberato (r. 13) e si comporta proprio come un bambino, che vede ogni cosa per la prima volta (Bello e piacevole andar così per il mondo e sentirsi così bambino, r. 18).

Qual è, dunque, il segreto che ha fatto rinascere lo spirito di Siddharta? Si tratta di un’autentica rivoluzione nel modo di pensare e conoscere le cose: vedeva e riconosceva le cose visibili, cercava la sua patria in questo mondo, non cercava la “Realtà”, né aspirava ad alcun al di là (rr. 13-15). Il giovane, infatti, in passato aveva intrapreso un cammino ascetico molto rigido, con lo scopo di annullare il proprio Io e di cercare la verità oltre l’esperienza acquisibile attraverso i sensi. Dopo il colloquio con Buddha, invece, apprende che la realtà non esiste se non dentro il mondo, e non in un aldilà distaccato e non percepibile. Il cammino spirituale verso la conoscenza, dunque, non si traduce più in una tensione disperata e paradossale verso una verità irraggiungibile perché fuori portata ma, al contrario, matura grazie a un progressivo riconoscersi come parte del mondo (Tutto ciò era sempre stato, ed egli non l’aveva mai visto: non vi aveva partecipato. Ma ora sì, vi partecipava e vi apparteneva, rr. 29-30).

Sentirsi parte integrante del mondo significa perciò godere senza riserve della sua bellezza, raggiungendo una perfetta armonia tra esteriorità e interiorità. Siddharta rifiuta di affidarsi, come in passato, a una dottrina che mostri la via verso l’illuminazione: dello stesso Buddha, infatti, non aveva apprezzato tanto la predicazione, quanto lo stato di suprema libertà spirituale (l’inesprimibile e ininsegnabile, r. 38), che ora inizia a intravedere.

Dopo il “risveglio”, infatti, Siddharta si trova a conoscere profondamente se stesso, scoprendo la sua essenza. Nella sua persona, così, si ricongiungono due componenti che le vecchie dottrine religiose tenevano separate. Da un lato, l’Io dei sensi (r. 47), dall’altro, l’Io del pensiero (r. 48): queste due anime servono entrambe per origliare alle voci profonde dell’Io (rr. 51-52), e acquisire così il significato ultimo (r. 49) della vita e delle cose.

Laboratorio sul testo

COMPRENDERE

1. Quando osserva il mondo intorno a sé, Siddharta (sono possibili più risposte)

  •     si sente smarrito di fronte alla sua vastità.
  •     si stupisce della sua varietà.
  •     si sente fiducioso come un bambino.
  •     lo trova oscuro e pauroso.
  •     lo trova bello e piacevole.
  •     lo trova misterioso e incomprensibile.
  •     si rende conto di non averlo mai visto realmente, prima.
  •     prova un senso di noia e di già visto.


2. Di quali animali Siddharta osserva il comportamento? (sono possibili più risposte)

  •     Scimmie.
  •     Pavoni.
  •     Montoni.
  •     Capre.
  •     Uccelli.
  •     Pesci.


3. Che cosa ha fatto Siddharta nel giardino di Jetavana?

  •     Ha avuto una conversazione con Gotama, l’Illuminato.
  •     Ha ricevuto l’illuminazione.
  •     È diventato un sacerdote buddhista.
  •     Ha abbandonato la religione buddhista.


4. Siddharta ha compreso che il vero Io

  •     è costituito dal pensiero, dall’intelletto, dalla saggezza.
  •     è costituito dai sensi.
  •     è costituito dall’intelletto e dai sensi.
  •     è nascosto in profondità, oltre l’intelletto e i sensi.


5. Per raggiungere l’illuminazione è necessario compiere particolari riti?


6. Il brano è costituito da tre sequenze principali: una riflessiva, una narrativo-riflessiva, una descrittivo-riflessiva. Individuale. Di che cosa trattano le parti narrative della sequenza narrativo-riflessiva?

 >> pagina 564 

ANALIZZARE E INTERPRETARE

7. Il narratore è

  •     interno protagonista.
  •     interno testimone.
  •     esterno con focalizzazione interna.
  •     esterno onnisciente.


8. Il passo Cammin facendo Siddartha si ricordò […] non aveva ancora esatta coscienza (rr. 32-37) costitui­sce

  •     una prolessi.
  •     un flashback.
  •     un riassunto.
  •     un’ellissi.


9. Nella prima sequenza del brano sono numerosi i termini legati alla sfera semantica del vedere: dopo averli individuati, spiega il motivo di questa ricorrenza.


10. La descrizione delle bellezze del mondo è resa più intensa e lirica grazie ad alcune figure retoriche. Prova a individuarle nel testo.


Similitudine  
Anafora  
Metafora  
Enumerazione  

11. Nella seconda parte del brano ricorre più volte il termine entrambe (rr. 49-51): per quale motivo?


12. Che cos’è la voce che Gotama ha udito e che anche Siddartha vuole essere pronto a cogliere?

 >> pagina 565 

COMPETENZE LINGUISTICHE

13. Lessico. I sinonimi. Indica due sinonimi per ciascuno dei seguenti verbi usati nel testo.


Dissolvere    
Considerare    
Indugiare    
Aspirare    
Acquisire    
Dedurre    
Guardarsi (da qualcosa)    
Disprezzare    
Origliare    
Anteporre    

PRODURRE

14. Scrivere per esprimere. Quali sono le tue sensazioni ed emozioni quando ti trovi immerso nella natura (massimo 15 righe)?


15. Scrivere per argomentare. Anche tu credi, come Siddharta, che Io razionale e Io sensibile abbiano lo stesso valore o ritieni che sia più importante coltivare uno dei due? Esponi le tue considerazioni (massimo 15 righe).

LETTERATURA E NON SOLO: SPUNTI DI RICERCA INTERDISCIPLINARE

STORIA DELLE RELIGIONI

Sai qualcosa del buddhismo? Fai una ricerca su questo credo religioso antichissimo e ampiamente praticato in Asia (in India, Cina, Tibet ecc.), ma che da alcuni decenni si sta diffondendo anche nei paesi occidentali. Prepara un’esposizione orale di circa cinque minuti.

SPUNTI PER DISCUTERE IN CLASSE

Come Siddharta ha compreso, in ognuno di noi esiste una parte razionale, che riflette e deduce, e una sensibile, che è capace di lasciarsi conquistare dalla bellezza del mondo. Quale delle due prevale in te?

L’emozione della lettura - volume A
L’emozione della lettura - volume A
Narrativa