5.2 L’ETÀ AUREA DELL’IMPERO

IL RACCONTO DELLA STORIA

L’epoca di Nerva e Traiano

I concetti chiave

  • Il principato adottivo
  • La massima estensione territoriale dell’impero
  • La fine dell’età aurea e le nuove guerre civili

Nel 96 d.C., con la morte di Domiziano, ebbe termine la dinastia Flavia. Nonostante non fossero mancate tensioni ed episodi di violenza, la dinastia Flavia era riuscita a fondare la solidità del potere statale sull’accordo tra il senato e l’imperatore, che risultò fondamentale per mantenere l’ordine e garantire la prosperità dell’impero anche in tutta l’epoca successiva. Nel corso del II secolo d.C., considerato dagli storici l’età aurea dell’impero, Roma conobbe il suo massimo splendore e i confini imperiali raggiunsero la massima estensione.

Il principato adottivo

L’aspetto fondamentale dell’accordo politico tra le massime autorità dello Stato riguardò la successione alla guida dell’impero, fino ad allora basata sulla continuità dinastica. Questo criterio aveva generato gravi contrasti politici e si era rivelato inadeguato a garantire l’ascesa al potere di individui competenti, capaci di reggere il governo dello Stato. Nel II secolo d.C., in conseguenza di una circostanza casuale (nessuno degli imperatori di questo periodo ebbe eredi diretti), si affermò invece un diverso sistema per la nomina degli imperatori, quello dell’adozione ( LABORATORIO DELLE FONTI). Il successore veniva scelto dal principe in carica tra una serie di individui noti al senato, che poi lo designava ufficialmente. Il principato per adozione valse a evitare le fasi turbolente che avevano caratterizzato la successione al vertice dello Stato nei decenni precedenti e a ridurre il rischio che i nuovi imperatori instaurassero regimi dispotici. Il coinvolgimento del senato nell’esame dei possibili successori, infatti, restituì all’assemblea un’influenza che nei primi tempi del principato aveva completamente perduto e rappresentò un parziale bilanciamento dei poteri dello Stato (che rimanevano comunque saldamente nelle mani dell’imperatore).
In questo periodo si affermò anche un’altra novità. Già con la dinastia Flavia era stata riconosciuta l’importanza politica e strategica delle province, in particolare della Spagna e della Gallia. L’accesso al senato era stato consentito anche ai provinciali, che alla morte di Domiziano ne costituivano ormai la maggioranza e ne influenzavano le scelte. Dalla fine del I secolo d.C., tutti gli imperatori furono originari delle province.

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Nerva e il consolidamento dell’impero

Le riforme politiche si inserivano in un più ampio quadro di rinnovamento culturale, che influì notevolmente sui rapporti tra i cittadini e le autorità statali. In quest’epoca ebbe larga diffusione, all’interno della classe dirigente romana, la filosofia stoica, nata in Grecia nel III secolo a.C. Esponente di primo piano di questa corrente di pensiero, nel I secolo d.C., era stato Seneca, mentre in seguito avrebbe aderito allo stoicismo l’imperatore Marco Aurelio. Ai princìpi dello stoicismo – tra cui vi era anche il dovere morale di un esercizio corretto del potere – si ispirò anche Cocceio Nerva (96-98 d.C.), il successore di Domiziano. Fu Nerva a introdurre le riforme politiche di fine secolo, improntando la sua azione di governo all’accordo con il senato. Nella sua elezione, del resto, era stato determinante proprio il senato, che aveva già svolto un ruolo fondamentale nella congiura contro Domiziano. Per assicurarsi il sostegno dell’esercito, Nerva nominò suo successore, adottandolo come figlio, Marco Ulpio Traiano, comandante delle legioni stanziate ai confini della Germania. Alla morte di Nerva, nel 98 d.C., Traiano divenne dunque il nuovo imperatore.

Laboratorio DELLE FONTI I TESTI

I vantaggi dell’adozione

In questo brano lo storico Tacito ricostruisce il discorso rivolto dall’imperatore Galba al suo successore designato, Pisone, esaltando i vantaggi della successione per adozione. Galba, nel 69 d.C., aveva per primo tentato di introdurre questo criterio, che si sarebbe affermato con successo solo a partire da Traiano. 

Se l’immenso organismo dell’impero potesse reggersi senza un capo, io sarei stato degno che a partire da me rinascesse la repubblica: ma ora da gran tempo siamo arrivati a tal punto, che la mia vecchiezza non può offrire al popolo romano nulla di più che un buon successore, e la tua giovinezza niente di più che un buon imperatore. Sotto Tiberio e Caio1 e Claudio noi siamo stati, per così dire, il patrimonio ereditario di una sola famiglia; ci terrà luogo di libertà il fatto che abbiamo incominciato a essere eletti e, finita la casa Giulio-Claudia, l’adozione troverà volta per volta il migliore. Poiché essere generati e nascere da prìncipi è cosa fortuita, né più di tanto si considera; ma il giudizio per l’adozione è libero e, se tu vuoi scegliere, ti fa da giudice la pubblica opinione. Ti stia dinanzi agli occhi Nerone, che, pur gonfio d’orgoglio per il lungo succedersi dei Cesari, non Vindice2 ci ha scrollato dal collo con una provincia disarmata, né io con una legione, ma la sua bestialità e la sua lussuria stessa: e prima di lui non v’era ancora stato esempio di un principe pubblicamente sentenziato. Noi, chiamati al potere in guerra e da parte dei ben pensanti, saremo oggetto d’invidia, anche governando bene. Tuttavia non spaventarti, se in questo sconvolgimento del mondo intero due legioni tardano ad acquietarsi, neppure io sono arrivato al potere senza travagli, e una volta conosciuta la tua adozione io cesserò di sembrare vecchio, unica colpa che ora mi si appone. […] Utilissimo e prontissimo criterio di scelta tra il bene e il male è pensare che cosa tu vorresti, o non vorresti, sotto un altro imperatore; qui infatti non c’è - come presso i popoli retti da monarchia - una determinata famiglia di padroni e tutti gli altri servi, ma tu comanderai a uomini che non possono tollerare né servitù intera né intera libertà.” 


Publio Cornelio Tacito, Storie, I, 16, trad. di A. Arici, UTET, Torino 1959.



1 Caligola.

2 Fu il comandante delle legioni in Gallia, che nel 68 d.C. diede inizio alle rivolte contro Nerone.


  • Perché, secondo Galba, il principato per adozione sarebbe migliore? 
  • Perché Galba fa riferimento a Nerone?

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La politica tollerante di Traiano

Traiano (98-117 d.C.) fu il primo imperatore romano originario di una provincia. Egli, infatti, era nato in Spagna da una famiglia nobile di origine italica, che si era stabilita nella penisola Iberica per espandere le proprie attività economiche.
Traiano proseguì la politica di accordo con il senato iniziata dal suo predecessore e, grazie al suo atteggiamento tollerante, riuscì a garantirsi il consenso di tutti i ceti sociali. Egli creò appositi fondi di assistenza, gestiti dai funzionari imperiali a livello locale, per assicurare un aiuto statale ai nullatenenti. Per sostenere l’agricoltura stabilì la concessione di prestiti agevolati ai contadini poveri. Per migliorare l’efficienza dell’amministrazione provinciale e limitarne gli sprechi istituì un sistema di controllo affidato ai funzionari statali. Promuovendo la diffusione della cultura romana nelle province, Traiano mirò inoltre a rafforzare l’unità e la compattezza dell’impero; allo stesso tempo, però, si preoccupò di favorire la ripresa economica dell’Italia, svantaggiata dalla concorrenza delle province, imponendo ai senatori di investire una parte dei loro patrimoni nelle terre della penisola.

L’espansione territoriale

I maggiori successi di Traiano riguardarono comunque la politica estera: la ripresa dell’espansione territoriale, decisa dall’imperatore al fine di reperire nuove risorse economiche, portò alla conquista di nuove terre in Europa e in Oriente.
Tra il 101 e il 105 d.C. egli condusse una vittoriosa campagna militare in Dacia (una regione compresa nell’attuale Romania, oltre il confine allora segnato dal Danubio), annettendola all’impero. Tra il 105 e il 106 d.C. conquistò l’Arabia nordoccidentale, favorendo così l’incremento delle attività commerciali con il Vicino Oriente. Tra il 114 e il 116 d.C., inoltre, ottenne importanti vittorie contro i Parti, annettendo le nuove province dell’Armenia (a est dell’odierna Turchia), dell’Assiria e della Mesopotamia. Sotto il suo principato l’impero raggiunse la massima estensione ( ATLANTE, pp. 4-5). La sua avanzata terminò nel 117 d.C., a causa delle ribellioni delle comunità ebraiche che impegnarono l’esercito romano in varie province orientali. In quello stesso anno Traiano morì. Molte nuove province sottomesse in Oriente furono ben presto riconquistate dai Parti, perché le legioni romane vennero nel frattempo spostate nell’Europa centrale, per contrastare la minaccia dei Germani ai confini settentrionali dell’impero.
Sebbene Traiano avesse ottenuto numerose e importanti conquiste territoriali, l’azione di risanamento del bilancio dello Stato romano non raggiunse i risultati sperati. Le enormi spese sostenute per finanziare le imprese militari superarono infatti i profitti ricavati dalle conquiste, compromettendo la già precaria stabilità economica dello Stato.

DOSSIER ARTE  La colonna traiana

Traiano utilizzò gran parte dei bottini sottratti ai nemici per ornare la capitale con nuovi edifici pubblici e splendide opere d’arte. Egli fece costruire una nuova piazza, il Foro traiano, circondata da scuole dotate di grandi biblioteche.
Al centro del foro fece innalzare una colonna, alta quasi trenta metri, che aveva lo scopo di commemorare la conquista militare della Dacia. La colonna, ancora oggi visibile nel centro di Roma, descrive gli avvenimenti della guerra attraverso bassorilievi che, dalla base, salgono a spirale fino alla cima del monumento.

Particolare della colonna in cui è raffigurato l’esercito romano che passa il Danubio,
momento d’inizio della prima campagna in Dacia.

GUIDA ALLO STUDIO

  • Quale importante novità si affermò, nel II secolo d.C., nelle modalità di successione degli imperatori?
  • Quali relazioni si instaurarono tra il senato e gli imperatori di questo periodo? 
  • Quali conquiste territoriali furono ottenute da Traiano?

Il nuovo Storia&Geo - volume 2
Il nuovo Storia&Geo - volume 2
Da Roma imperiale all’anno Mille