7.5 - Salute e malattia nell’era della globalizzazione

7 DEMOGRAFIA E POPOLAZIONE MONDIALE

7.5 Salute e malattia nell’era della globalizzazione

Lo sviluppo economico e tecnologico che ha interessato gran parte del mondo negli ultimi due secoli ha portato a un generale miglioramento dello stato di salute nella maggioranza della popolazione mondiale. In particolare, i progressi della medicina e l’estensione delle cure mediche hanno determinato un crollo del tasso di mortalità di molti Paesi. Le innovazioni che hanno salvato più vite sono due: i vaccini, la cui diffusione ha permesso di combattere (e in molti casi debellare) molte malattie infettive, e gli antibiotici, che hanno ridotto le morti causate da infezioni.

Uno degli indicatori più validi dello stato di salute di una popolazione è la speranza di vita.

Nel 1850 la speranza di vita della popolazione mondiale era inferiore ai 40 anni, mentre oggi si aggira intorno ai 68 anni. Tuttavia esistono ancora importanti differenze tra i Paesi avanzati e quelli in via di sviluppo, dovute alle disparità nell’accesso a risorse e servizi: qualità e quantità dell’alimentazione, disponibilità di acqua potabile, accesso alle cure mediche. Tali differenze si riflettono nei dati della speranza di vita media dei vari Paesi: 84,5 anni nel Principato di Monaco, 83,5 in Giappone, 82,5 in Italia, mentre si scende fino ai 60,5 anni in Afghanistan e a 51 nella Repubblica Centrafricana.

Anche i dati sulle principali cause di morte nei vari Paesi rivelano grandi disparità nei livelli e stili di vita.

Nei Paesi in via di sviluppo si muore soprattutto per malattie legate alla denutrizione e alle scarse condizioni igienico-sanitarie, oppure per la mancanza di cure mediche di base: infezioni polmonari, Aids, dissenteria, malaria, complicazioni del parto. Nei Paesi avanzati, invece, le principali cause di morte sono le malattie cardiovascolari (come infarti e ictus), i tumori e il diabete, cioè malattie causate da “fattori di rischio” come l’eccesso di alimentazione, la mancanza di attività fisica, il fumo e l’abuso di alcol, che riflettono lo stile di vita dei Paesi avanzati.

Il pericolo delle pandemie

Alcune malattie o emergenze sanitarie sono tipiche di alcuni Paesi o parti del mondo; altre invece hanno, o potrebbero avere, conseguenze sulla salute e la vita di gran parte della popolazione mondiale. Tra queste ci sono le pandemie, epidemie di malattie infettive che si diffondono in più continenti e colpiscono una percentuale consistente della popolazione mondiale, causando morti ma anche danni economici e sociali. Erano pandemie la “morte nera” (probabilmente peste), che colpì l’Asia e l’Europa nel XIV secolo e causò oltre 50 milioni di morti, e l’influenza spagnola, che si diffuse in gran parte del mondo nel 1918 provocando dai 50 ai 100 milioni di vittime.

L’aumento degli spostamenti di persone nel mondo e la crescita dell’urbanizzazione, con aree dove milioni di individui vivono a stretto contatto, sono fattori che rendono molto più facile il contagio rispetto al passato. Il mondo affronta ogni anno almeno una pandemia: la comune influenza stagionale. Benché non sia una malattia con un alto tasso di mortalità (cioè il numero di morti che provoca in rapporto alle persone contagiate), il timore è che i vari virus dell’influenza possano mutare diventando più pericolosi, o che un tipo di virus diffuso tra gli animali possa fare il cosiddetto “salto di specie” e contagiare l’uomo. Il pericolo più significativo in questo senso è l’influenza aviaria, un virus con un alto tasso di mortalità che colpisce soprattutto gli uccelli, e che negli ultimi anni ha contagiato alcune persone, soprattutto nelle città della Cina e del Sudest asiatico. Le agenzie governative che si occupano di salute, come l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), sono sempre in allerta per scoprire eventuali pandemie, in modo da prendere misure per arginare il contagio e preparare rapidamente un vaccino.

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L’emergenza Aids 

L’Aids (Acquired ImmunoDeficiency Syndrome, sindrome da immunodeficienza acquisita) è una malattia infettiva provocata dal virus Hiv e scoperta intorno al 1980 negli Stati Uniti. Da allora si è diffusa in tutto il mondo, contagiando milioni di persone. Il continente più colpito è l’Africa, e in particolare l’Africa subsahariana, dove l’Aids è una delle prime cause di morte. Il Paese con il maggior numero di sieropositivi (chi è stato infettato dall’Hiv ma non necessariamente ha già sviluppato l’Aids) al mondo è il Sudafrica, con poco meno più di 10 milioni, pari al 18,9% della popolazione, ma in alcuni Paesi come lo Swaziland e il Botswana si supera il 25%.

Le ragioni per cui l’Aids si è diffuso soprattutto in queste aree sono molte, e tutte legate ai problemi dell’Africa subsahariana: in particolare, la maggior parte degli abitanti è troppo povera per potersi permettere i mezzi per prevenire le infezioni o, una volta contagiata, i farmaci necessari per rallentare o impedire l’insorgere della malattia.

Altre ragioni sono sociali e culturali: ci si contagia soprattutto attraverso rapporti sessuali non protetti e, poiché la cultura dominante in tali aree è tendenzialmente tradizionale e maschilista, l’uso del preservativo (per esempio) spesso è rifiutato. Le agenzie internazionali cercano da anni, in accordo con i governi africani, di diffondere l’uso dei farmaci contro l’Hiv e di sensibilizzare le popolazioni sul problema della prevenzione.

I risultati sono incoraggianti: la percentuale di sieropositivi, se non è diminuita, è almeno rimasta stabile in diversi Stati; l’uso dei farmaci ha portato a un notevole calo del tasso di mortalità e all’aumento della speranza di vita media registrato in molti Paesi africani negli ultimi anni.

GUIDA ALLO STUDIO

  • Quali sono state le due innovazioni decisive in campo medico per ridurre la mortalità?
  • Quali sono le principali cause di morte nei Paesi avanzati? E in quelli in via di sviluppo?
  • Che cos’è una pandemia? Sai farne un esempio?
  • Qual è il continente più colpito dall’Aids? Perché?

Il nuovo Storia&Geo - volume 2
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Da Roma imperiale all’anno Mille