Per la prima volta nella storia, la vita urbana è divenuta una realtà che riguarda la maggior parte degli abitanti del pianeta. A partire dal 2010, infatti, la percentuale della popolazione che risiede nelle città ha superato quella delle campagne; inoltre una serie di fenomeni connessi al processo di globalizzazione economica e culturale sta contribuendo ad annullare le distanze tra comunità, popoli e culture, tanto che non appare più così fantascientifica l’ipotesi secondo cui, in un futuro prossimo, buona parte della superficie terrestre sarà coperta da un’unica, grande città.
La metafora del villaggio globale, utilizzata dal sociologo Marshall McLuhan per indicare la fitta rete di comunicazioni istantanee fra le varie parti del mondo, si può ormai estendere fino a includere gli scambi di persone, merci, beni e servizi. La nascita di sistemi di trasporto aereo e ferroviario veloci e a basso costo; la creazione di “autostrade digitali” sulle quali transitano quantità enormi di dati; la formazione di comunità virtuali come i social network; la sempre maggior diffusione del commercio online, che consente di procurarsi beni in qualsiasi parte del mondo senza passare per i canali di distribuzione tradizionali: tutti questi elementi permettono ormai a molti di dichiararsi “cittadini del mondo”.
D’altra parte, proprio questi aspetti della globalizzazione stanno contribuendo a mettere in crisi il modello di città “centralizzata”, sede fisica di istituzioni e punto di riferimento per le aree che la circondano. Come vedremo, infatti, la vita urbana non è più limitata all’esperienza della città tradizionale, la quale sta progressivamente cedendo il passo a modelli alternativi, dalla megalopoli alla conurbazione, dai sobborghi all’urban sprawl, che riflettono mutati stili di vita.