Nuove religioni e nuovi alfabeti nel Vicino Oriente

2.4 AI MARGINI DEGLI IMPERI

Nuove religioni e nuovi alfabeti nel Vicino Oriente

Tra il II e il I millennio a.C. il Vicino Oriente fu teatro di importanti cambiamenti culturali, con la diffusione di nuove religioni e di nuove forme di comunicazione scritta.

L’affermazione dei monoteismi 

Presso le grandi civiltà fluviali sumera ed egizia la religione era di tipo politeistico, con la compresenza di molte divinità. Tale molteplicità derivava dai lunghi processi di unificazione politica avvenuti in queste aree, dove si era verificata la fusione di realtà territoriali e culturali spesso profondamente diverse tra loro.
Nei grandi imperi che si affermarono nel Vicino Oriente nel corso del II millennio a.C. si manifestò invece la tendenza a imporre culti religiosi rivolti a un’unica divinità. Il monoteismo venne infatti inteso in molti casi come un efficace strumento politico per rafforzare il potere centrale dei sovrani, contro le tendenze autonomistiche della classe sacerdotale legata ai culti delle divinità locali. Fu questo, per esempio, l’obiettivo perseguito dall’imperatore babilonese Hammurabi, con l’introduzione del culto del dio Marduk, e dal faraone egizio Akhenaton, con la venerazione esclusiva del dio Sole Aton.

Il monoteismo ebraico 

Funzione analoga ebbe anche il monoteismo ebraico in alcuni momenti della storia del popolo discendente da Abramo.
La fede in un unico dio è comunemente considerata una caratteristica propria degli Ebrei, sebbene le testimonianze storiche e archeologiche dimostrino che in origine anche presso le loro tribù erano diffusi culti politeistici (la Bibbia conferma indirettamente questa ipotesi nei numerosi passi in cui Dio ammonisce il “popolo eletto” a non venerare altre divinità). La nascita del monoteismo ebraico, secondo alcune ipotesi, potrebbe risalire alla riforma religiosa tentata dal faraone Akhenaton in Egitto: la fuga degli Ebrei verso la Palestina, narrata nella Bibbia, sembra infatti coincidere con la persecuzione che i successori di Akhenaton attuarono nei confronti dei seguaci della nuova religione.
Nel VI secolo a.C., proprio la deportazione subita dagli Ebrei e il periodo di schiavitù a Babilonia contribuirono al radicamento della loro fede monoteista. Il popolo ebraico, infatti, restò unito proprio grazie al mantenimento delle proprie tradizioni culturali, e il monoteismo divenne uno dei principali aspetti dell’identità ebraica. Solo più tardi, nei racconti confluiti nella Bibbia dopo la prigionia a Babilonia, la sua origine venne probabilmente retrodatata ai tempi più antichi.

Un nuovo metodo per comunicare 

Grazie ai Fenici ebbe luogo un importante evento: la diffusione dell’alfabeto fonetico (dal greco phoné, “voce”, “suono”), da cui derivano i sistemi di scrittura ancora oggi utilizzati nel mondo occidentale.
I geroglifici egizi e l’alfabeto sillabico della Mesopotamia, che nel II millennio a.C. erano i sistemi più diffusi nel Vicino Oriente, si rivelarono inadeguati alle novità introdotte dalla rivoluzione commerciale dell’età del ferro. Erano entrambi caratterizzati, infatti, da un numero molto elevato di simboli, ognuno dei quali indicava un concetto o un suono sillabico. Nel caso dei geroglifici, per scrivere migliaia di parole diverse era necessario conoscere altrettanti simboli; ma anche utilizzando l’alfabeto sillabico era indispensabile ricordare un numero molto elevato di segni, corrispondenti a tutte le possibilità di combinazione dei suoni che componevano le parole. Il vantaggio dell’alfabeto fonetico, invece, consisteva nel fatto che, con un numero limitato di segni (di norma non superiore alla trentina), si potevano rappresentare per iscritto tutti i suoni di una lingua. Ogni parola poteva quindi essere scritta mettendo in sequenza pochi simboli grafici, corrispondenti ai suoni in essa contenuti.

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Un alfabeto per tutti 

Essendo molto più semplice dei precedenti sistemi di scrittura, l’alfabeto fonetico era più adatto agli scambi commerciali, che esigevano comunicazioni rapide, spesso tra genti di lingua diversa. Non a caso si affermò presso i Fenici, che sulle relazioni mercantili avevano costruito la loro ricchezza.
Il nuovo alfabeto venne appreso dai mercanti fenici che, una volta verificatane l’efficacia nelle comunicazioni commerciali, abbandonarono la scrittura sillabica utilizzata fino a quel momento. Attraverso le loro spedizioni, poi, si diffuse in tutto il mondo mediterraneo, dove subì successive modificazioni. L’alfabeto fenicio, per esempio, non esprimeva le vocali, ma solo i suoni consonantici: sarebbero stati i Greci, nel IX secolo a.C., a integrarlo con i segni grafici che indicano le vocali. Dal mondo greco, i segni dell’alfabeto fonetico si sarebbero poi diffusi anche a Roma e, attraverso la cultura latina, sarebbero diventati patrimonio culturale di tutta l’Europa.
La diffusione dell’alfabeto fonetico ebbe notevoli conseguenze sociali: essendo più facile da apprendere, un numero maggiore di individui poteva imparare a leggere e a scrivere, abilità un tempo riservate esclusivamente alle classi sacerdotali o ai funzionari statali. 


GUIDA ALLO STUDIO

  • Quale tendenza religiosa si diffuse nel Vicino Oriente durante l’età del ferro?
  • In che senso il monoteismo influenzò l’evoluzione politica degli Stati del Vicino Oriente?
  • In che modo l’alfabeto fonetico si diffuse in tutto il Mediterraneo?
  • Quali erano i vantaggi dell’alfabeto fonetico?
    Quali conseguenze sociali comportò la sua diffusione?

Il nuovo Storia&Geo - volume 1
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Dalla preistoria alla crisi di Roma repubblicana