2.4 AI MARGINI DEGLI IMPERI

IL RACCONTO DELLA STORIA

Gli Ebrei

I concetti chiave

  • La storia del popolo ebraico e la fondazione del regno di Israele
  • La diaspora ebraica
  • I Fenici, popolo di marinai, fondatori di colonie nel Mediterraneo
  • Il monoteismo
  • L’alfabeto fonetico

Durante l’età del ferro, il commercio rappresentò una grande fonte di ricchezza non solo per i grandi imperi, ma anche per alcune popolazioni che ne subirono la dominazione, soprattutto nelle aree geografiche in cui le condizioni ambientali erano sfavorevoli allo sviluppo dell’agricoltura. Per esempio nella zona che fu più tardi definita Palestina, una regione situata tra il delta del Nilo e la penisola Anatolica, dove, oltre che ai commerci, per secoli la popolazione si dedicò prevalentemente alla pastorizia.

Gli Ebrei, “popolo eletto” 

Gli Ebrei furono tra le popolazioni del Vicino Oriente più duramente sottomesse dagli imperi dell’età del ferro.
Di origine semitica, il popolo ebraico nacque dalla fusione di tribù nomadi che condividevano culti religiosi e tradizioni comuni e che si erano insediate, fin dal II millennio a.C., nella Terra di Canaan, corrispondente approssimativamente all’area occupata dall’attuale Stato di Israele.
La storia più remota del popolo ebraico ci è nota grazie al racconto contenuto nell’Antico Testamento, la prima parte della Bibbia, considerata testo sacro sia dalla religione ebraica sia da quella cristiana. Secondo la Bibbia, il capostipite degli Ebrei, Abramo, proveniva dalla città mesopotamica di Ur e si era spostato in Palestina per volere di Jahvè (che in ebraico significa “Io sono colui che sono”), il Dio unico della religione ebraica. In cambio della fedeltà al suo culto e della rinuncia a venerare altre divinità, Jahvè avrebbe dato protezione alla discendenza di Abramo e avrebbe assegnato a Giacobbe (il figlio di suo figlio Isacco) Israele, la “terra promessa” situata lungo il corso del fiume Giordano. Dai dodici figli di Giacobbe, narra la Bibbia, derivarono le dodici tribù di Israele.
L’episodio della Bibbia dal quale nasce la tradizione di definire gli Ebrei come il popolo eletto (cioè “scelto” da Dio) non ha riscontri storici precisi; sono attestate solo frequenti migrazioni di tribù nomadi semitiche in entrata e in uscita dalla Mesopotamia. Altre vicende descritte dal libro sacro sembrano invece riferirsi a fatti storici documentati. La migrazione degli Ebrei in Egitto seguita a una carestia abbattutasi sulla Terra di Canaan, per esempio, sembra corrispondere alla penetrazione degli Hyksos nel basso Egitto avvenuta nella prima metà del II millennio a.C. L’impiego da parte degli Hyksos dei carri da guerra confermerebbe questa ipotesi. Il loro uso, infatti, si era probabilmente diffuso tramite i contatti commerciali che gli Ebrei intrattenevano con gli Ittiti.
La cacciata degli Hyksos da parte dei faraoni, all’inizio del Nuovo Regno, potrebbe invece corrispondere alle vicende di Mosè, che secondo il racconto biblico avrebbe guidato il suo popolo attraverso il deserto del Sinai per fare ritorno in Israele. Proprio sulla vetta del monte Sinai, infine, secondo l’Antico Testamento Mosè ricevette da Dio le tavole della legge, che raccoglievano prescrizioni e norme giuridiche estese a tutti gli aspetti della vita degli Ebrei. L’episodio, in questo caso, può fare riferimento alla prassi di redigere leggi scritte che, a partire dal codice di Hammurabi, si era diffusa negli Stati del Vicino Oriente per meglio definire i compiti dell’amministrazione della giustizia.

  › pagina 93   

Il regno di Israele

Le evidenze storiche, comunque, confermano che nel II millennio a.C. si verificò un processo di unificazione delle tribù nomadi di origine semitica, come conseguenza della necessità di difendersi meglio dai nemici comuni. Tra questi nemici, la Bibbia cita i Filistei, che gli storici associano ai Peleset, uno dei popoli del mare combattuti anche dai faraoni egizi. Proprio dal nome di questo popolo sarebbe derivato il termine Palestina. L’unificazione delle diverse tribù semitiche si concluse con la loro sedentarizzazione e la nascita, verso la fine dell’XI secolo a.C., del primo regno ebraico, sotto la guida del re Saul (1020-1000 a.C. circa). In seguito alla sconfitta subita nella guerra contro i Filistei, lo Stato ebraico si divise di nuovo, ma in poco tempo fu riunificato dal genero di Saul, David (1000-961 a.C. circa), che respinse gli attacchi nemici e creò il regno di Israele, con la città di Gerusalemme come capitale ( CARTA).
Sul modello dei grandi imperi, anche Israele si resse in questo periodo sul potere centrale detenuto dal sovrano e sulle conquiste militari frutto di una politica espansionistica.

  › pagina 94   

Le invasioni degli imperi stranieri 

Al re David succedette sul trono il figlio Salomone (960-922 a.C. circa), che contribuì allo sviluppo del regno promuovendo un’intensa espansione commerciale nel Mediterraneo e in Mesopotamia. Dopo la sua morte, però, le tribù che vivevano nella parte settentrionale del regno rivendicarono la propria autonomia e lo Stato ebraico si divise in due parti: il regno di Israele a nord e il regno di Giuda a sud ( CARTA).
Gli Assiri conquistarono il regno di Israele nel 722 a.C. e ne deportarono la popolazione. Il regno di Giuda riuscì invece a mantenersi autonomo e unito grazie all’autorità dei suoi sovrani, rafforzata dall’accentramento del potere e dal sostegno che la religione monoteistica assicurava alla loro figura. Anche per il popolo ebraico, infatti, il sovrano era espressione del volere divino, uno dei suoi appellativi era, appunto, messia, e la fede in un unico dio contribuiva a neutralizzare le tendenze autonomistiche delle diverse tribù.
Sotto la guida del re Giosia (640-609 a.C.) gli Ebrei riconquistarono addirittura buona parte dei territori del regno di Israele, ritornati liberi in seguito alla caduta dell’impero assiro. Nel 586 a.C., però, la conquista di Gerusalemme da parte dei Neobabilonesi di Nabucodonosor pose fine alla loro indipendenza. Con la deportazione a Babilonia di parte della popolazione iniziò la diàspora ( FOCUS), ossia la migrazione forzata degli Ebrei lontano dalla patria. Nonostante questo, comunque, gli Ebrei conservarono la propria identità culturale, soprattutto grazie al mantenimento della fede religiosa.
Nel 538 a.C., con la caduta del regno neobabilonese a opera del re persiano Ciro il Grande, gli Ebrei poterono fare ritorno in patria. Pur non essendo liberi, serbarono le proprie tradizioni culturali e religiose grazie alla politica di tolleranza praticata dall’impero persiano nei confronti delle popolazioni sottomesse.

  › pagina 95   

FOCUS • IERIOGGI
DALLA DIASPORA AL MODERNO STATO D’ISRAELE

Con il termine “diaspora” (dal greco diasporá, “dispersione”, derivato di diaspéiro, “disseminare”) si indica la dispersione degli Ebrei nel mondo. La diaspora ebbe inizio con la loro deportazione a opera dei Neobabilonesi e divenne definitiva nel I secolo d.C., in seguito all’annessione dei loro territori all’impero romano. Da allora, gli Ebrei hanno vissuto in Europa, in Asia e, in età moderna e contemporanea, nelle Americhe. Sebbene lontani dalla patria di origine, gli Ebrei hanno a lungo custodito le proprie tradizioni culturali, i rituali e le abitudini alimentari legate alle prescrizioni religiose. Questi tratti identitari sono stati anche il pretesto per l’insorgere di pregiudizi, spesso sfociati in vere e proprie persecuzioni, dai pogrom (in russo “devastazioni”) contro le comunità ebraiche nella Russia zarista del XIX secolo alla Shoah (che in lingua ebraica indica la “catastrofe”), ossia lo sterminio di circa sei milioni di Ebrei praticato dai nazisti durante la Seconda guerra mondiale.
Alla fine del XIX secolo, anche come reazione all’antisemitismo dilagante in Europa, nacque il movimento sionista (da Sion, nome della collina su cui sorge Gerusalemme), che aveva l’obiettivo di creare uno Stato ebraico nella terra d’origine degli Ebrei. I primi consistenti insediamenti di Ebrei europei in Palestina sorsero a partire dal 1919 (dopo la cosiddetta “dichiarazione Balfour”, dal nome dell’allora ministro degli Esteri britannico), ma il moderno Stato di Israele è nato solo dopo la fine della Seconda guerra mondiale, nel 1948. Gli Stati arabi della regione, tuttavia, non hanno mai riconosciuto la legittimità di Israele (soltanto Egitto e Giordania, a partire dal 1979, l’hanno implicitamente ammessa) e numerose guerre si sono susseguite nei decenni (nel 1948, 1956, 1967, 1973). Oggi, a rappresentare un fattore di grande instabilità per tutta la regione mediorientale è soprattutto il conflitto tra israeliani e palestinesi, che dal 1987, anno della prima Intifada (in arabo “rivolta”), si prolunga senza una soluzione. 

Un soldato israeliano a Gerusalemme.

GUIDA ALLO STUDIO

  • Dove ebbero luogo i primi insediamenti ebraici?
    In quale epoca?
  • Quali furono i primi re di Israele?
    Quale politica promossero? 
  • Che cos’è la diaspora? Da quale episodio prese avvio?

Il nuovo Storia&Geo - volume 1
Il nuovo Storia&Geo - volume 1
Dalla preistoria alla crisi di Roma repubblicana