Ittiti, Assiri e Neobabilonesi

2.2 NUOVI ASSETTI NEL VICINO ORIENTE

IL RACCONTO DELLA STORIA

Ittiti, Assiri e Neobabilonesi

Il ricco impero babilonese, all’apparenza piuttosto solido grazie al forte potere centrale del suo sovrano, crollò velocemente sotto la spinta delle popolazioni nomadi che attraversavano il Vicino Oriente.

L’invasione degli Ittiti 

Tra le popolazioni nomadi, un ruolo di primo piano fu svolto dagli Ittiti, un popolo indoeuropeo originario delle steppe dell’Asia centrale. Agli inizi del II millennio a.C., le tribù ittite si erano spostate verso l’Europa, penetrando poi nella parte settentrionale dell’Anatolia attraverso lo stretto dei Dardanelli; qui si erano integrate con gli Hatti. Organizzate in numerosi e piccoli regni indipendenti, le tribù riconoscevano però l’autorità di un re comune, insediato nella capitale Hattusa ( ATLANTE, pp. 8-9), il cui potere era sottoposto al controllo di un’assemblea di nobili capi guerrieri, chiamata pankush.
Gli Ittiti traevano le proprie risorse economiche dai bottini di guerra, che razziavano nelle loro frequenti scorrerie ai danni dei popoli confinanti, e dal commercio di prodotti in ferro. Il ferro abbondava sull’altopiano Anatolico, ma era ancora utilizzato principalmente per la produzione di monili e vasellame e non per le armi o gli strumenti di lavoro.

La rivoluzione metallurgica 

I progressi nella lavorazione del ferro furono una conseguenza delle invasioni delle popolazioni nomadi, perché rivoluzionarono i sistemi di approvvigionamento delle materie prime. La crisi delle organizzazioni statali, fondamentali per amministrare i commerci di lunga distanza, portò infatti a una diminuzione degli scambi e di conseguenza divenne molto difficile procurarsi lo stagno per produrre il bronzo.
La necessità di trovare un’alternativa al bronzo e l’abbondante presenza di minerale di ferro stimolarono la ricerca di un nuovo metodo di lavorazione ( DOSSIER) in grado di rendere più resistenti i manufatti in ferro. In breve tempo, questo metallo sostituì tutti gli altri materiali nella produzione di molti utensili e in particolare delle armi, molto più dure e resistenti di quelle in bronzo utilizzate fino a quel momento.
La diffusione delle nuove tecniche di lavorazione del ferro determinò profondi cambiamenti economici e sociali nel Vicino Oriente, in quanto il commercio dei prodotti in ferro influenzò la nascita e l’evoluzione degli imperi che si affermarono nella regione tra il 1200 e l’800 a.C. In ragione dell’importanza della rivoluzione metallurgica, tale periodo è stato definito dagli storici età del ferro.

Nuove armi e nuove guerre 

Grazie alle nuove armi, i popoli nomadi poterono sconfiggere gli organismi statali della Mesopotamia, dando avvio a una fase storica caratterizzata da numerosi avvicendamenti nella supremazia territoriale sulla regione. Se nei millenni precedenti la principale risorsa economica era stata l’agricoltura, con l’età del ferro i nuovi imperi sorti nel Vicino Oriente fondarono la propria prosperità su una nuova fonte di ricchezza: la guerra. La potenza degli Stati si misurava ormai sull’espansionismo militare, che comportava un ricorso continuo alle invasioni e agli scontri armati.

La caduta di Babilonia e l’impero ittita 

Le scorrerie degli Ittiti si trasformarono in vere e proprie guerre di conquista verso il 1650 a.C., quando il re Hattushili I conquistò gran parte della penisola Anatolica e della Siria. Nel 1595 a.C. il suo successore Murshili I si spinse fino al centro della Mesopotamia, occupando la città di Babilonia: l’impero fondato dagli Amorrei crollò rapidamente, disgregandosi in vari Stati indipendenti. Le vittorie degli Ittiti dipendevano dalla potenza del loro esercito, e in particolare dall’abilità dei loro arcieri e dalla velocità dei carri da guerra, trainati da cavalli e dotati di ruote a raggi; queste ultime, più resistenti e allo stesso tempo più leggere di quelle di legno pieno che erano ancora usate nel Vicino Oriente, conferivano grande manovrabilità ai carri ittiti, rendendoli decisivi in battaglia. Temendo che le vittorie militari rafforzassero troppo il potere del sovrano, il pankush pretese che il re si sottomettesse alla volontà dei nobili ittiti. Ne conseguì un indebolimento del regno e la sua frammentazione. Intorno al 1350 a.C., però, sotto la guida del re Shuppiluliuma I e dei suoi successori, gli Ittiti riunificarono l’Anatolia e riconquistarono la Siria, creando un vasto impero e fermando l’avanzata degli Egizi, guidati dal faraone Ramses II, nelle battaglie di Qadesh (1286-1279 a.C.).

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DOSSIER TECNOLOGIA  La “magia” dei fabbri

Reperti archeologici dell’età del ferro.

I primi manufatti in ferro furono realizzati con il minerale estratto da meteoriti caduti sulla Terra (il termine “siderurgia”, con cui si indica la moderna lavorazione del ferro, deriva proprio dai termini greci síderos, “stella”, ed érgon, “lavoro”), che però era molto duro e quindi difficile da lavorare; più malleabile era invece il ferro contenuto nei giacimenti di minerali grezzi, presenti in grandi quantità sulla superficie terrestre.
Il ferro ottenuto dalla prima fusione del minerale grezzo era però molto fragile, quindi gli utensili realizzati con questo procedimento erano meno resistenti di quelli in rame. Si spiega così perché sino alla fine del II millennio a.C. il ferro venne utilizzato soltanto per produrre oggetti preziosi (vasi, anelli o collane), mentre rimase a lungo impossibile realizzare armi o strumenti di uso quotidiano sufficientemente solidi. Un’accurata lavorazione del ferro doveva prevedere una seconda fusione, durante la quale veniva arricchito con il carbonio, che lo trasformava in acciaio. Un’ulteriore difficoltà tecnica era dovuta alle sue elevate temperature di fusione (1537 °C), che i forni più antichi non erano in grado di raggiungere. Alla fine del II millennio a.C., gli artigiani introdussero un nuovo procedimento, articolato in varie fasi. Dapprima, i minerali grezzi venivano riscaldati in forni a legna. Da questa lavorazione si otteneva una massa spugnosa, chiamata massello; le scorie di minerali ancora contenute nel massello venivano in parte eliminate attraverso la martellatura.
A questo punto del processo si inseriva la principale innovazione introdotta dai fabbri dell’età del ferro, ossia la carburazione: il ferro ancora caldo veniva martellato sulla brace incandescente, a contatto con il carbone della legna bruciata; in questo modo si arricchiva del carbonio prodotto dalla combustione della legna, diventando molto più resistente. Per indurire ulteriormente il ferro si procedeva poi con la tempra: il metallo rovente veniva immerso nell’acqua fredda, perché il rapido abbassamento della temperatura rendeva più solido il manufatto. Questa complessa lavorazione presupponeva il possesso di abilità specifiche, tanto che i fabbri esperti nelle tecniche metallurgiche erano considerati veri e propri “maghi“.

Le scorrerie dei popoli del mare 

A cambiare ancora una volta l’assetto politico del Vicino Oriente intervenne, intorno al 1200 a.C., una nuova minaccia: i popoli del mare, che si abbatterono come una catastrofe sui regni del la regione, compiendo violente incursioni nel Mediterraneo orientale. Essi provenivano dai territori costieri dell’Europa e dell’Asia minore (i Teucri dalla Troade, in Turchia, i Sicelioti dalla Sicilia, i Danai dalla Grecia, i Sardi dalla Sardegna), da dove erano stati costretti a spostarsi per l’arrivo di popolazioni indoeuropee giunte dall’Asia.

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L’impero degli Assiri

Un chiaro esempio dei cambiamenti portati dalla rivoluzione metallurgica del ferro è l’affermazione della potenza assira. La disgregazione dell’impero babilonese, seguita alla conquista ittita, aveva favorito l’invasione della Mesopotamia da parte dei Cassiti, un popolo inizialmente stanziato sull’altopiano Iranico, che controllarono la bassa Mesopotamia tra il 1700 e il 1100 a.C. circa. Alla loro dominazione seguì quella degli Elamiti, provenienti dalle coste orientali del golfo Persico, che imposero il loro potere in Mesopotamia intorno al 1150 a.C.
In mancanza di un grande impero centralizzato, si affermarono numerosi altri regni indipendenti, tra i quali il regno degli Assiri, popolazione di origine semitica proveniente anch’essa dall’altopiano Iranico. Grazie alle armi in ferro e agli efficaci carri da guerra, la cui struttura era non solo più solida, ma anche più leggera per l’impiego del nuovo metallo, gli Assiri divennero militarmente superiori a tutti i popoli della regione e, a partire dal 900 a.C. circa, fondarono un vasto impero esteso fino alla Siria e alla Palestina. Nel 671 a.C. conquistarono anche l’Egitto, entrato in una grave crisi dopo la fine del Nuovo Regno. Sotto il sovrano Assurbanipal (668-629 a.C.) l’impero raggiunse la sua massima espansione, controllando di fatto tutto il Vicino Oriente ( ATLANTE, pp. 8-9).

Il regno neobabilonese 

La supremazia dell’impero assiro si basava sull’inarrestabile espansione militare e sulla crudele sottomissione delle popolazioni sconfitte, ridotte in stato di schiavitù per mantenere un’aristocrazia guerriera dedita esclusivamente alle occupazioni militari.
Le guerre comportavano però un ingente dispendio di risorse economiche. La crescente difficoltà nel finanziare le campagne militari, insieme all’indebolimento causato dalle lotte interne tra i nobili guerrieri, provocò intorno al 700 a.C. la crisi dell’impero assiro e favorì l’indipendenza delle popolazioni sottomesse. Tra queste si affermarono i Medi, popolo di origine indoeuropea che aveva occupato l’altopiano Iranico: essi posero fine all’impero assiro, conquistandone la capitale Ninive nel 612 a.C.
Anche i Caldei, una popolazione semitica che si era stanziata a Babilonia, approfittarono della caduta degli Assiri e diedero vita a un regno neobabilonese, esteso su tutta la Mesopotamia. Nel 586 a.C. il re caldeo Nabucodonosor conquistò anche Gerusalemme, capitale del regno degli Ebrei in Palestina, e ne deportò la popolazione a Babilonia.

La ripresa degli scambi commerciali

Dalle invasioni e dalle guerre, però, nel II millennio a.C. sorsero anche organismi statali più stabili, frutto della fusione tra i conquistatori e le popolazioni del luogo, e si assistette anche a una ripresa delle attività commerciali, favorita da diversi elementi: 

  • la naturale propensione ai commerci dei popoli che avevano da poco abbandonato il nomadismo;
  • la scarsa fertilità di alcuni territori, che impediva uno sviluppo agricolo paragonabile a quello delle antiche civiltà fluviali e stimolava il ricorso agli scambi commerciali (anche dove le condizioni ambientali erano più favorevoli all’agricoltura, mancava un governo centrale forte che coordinasse i lavori idraulici per aumentare la produttività dei campi);
  • la libera iniziativa di artigiani e mercanti, non più sottoposti al rigido controllo dei palazzi reali.

I traffici commerciali, prima organizzati su distanze più brevi, conobbero così un rapido sviluppo e sostituirono l’agricoltura come principale risorsa economica dei regni del Vicino Oriente.
Dopo l’epoca di contrazione dei commerci seguita alle prime invasioni e la successiva ripresa dei traffici di breve distanza, nel I millennio a.C. la Mesopotamia tornò a essere il centro di intensi scambi commerciali che collegavano il Mediterraneo con l’India attraverso una fitta rete di strade in terra battuta, fiumi navigabili e rotte costiere. Dall’Anatolia e dalla Fenicia (attuale Libano) giungevano in Mesopotamia ferro grezzo, legname da costruzione, ceramica, raffinati tessuti e oggetti di vetro; dalle coste europee del Mediterraneo vasi di ceramica e marmi pregiati; dall’Egitto oro, argento e avorio; dall’Oriente pietre preziose e altri prodotti di valore. In cambio di queste merci, i nuovi regni mesopotamici offrivano, oltre ai cereali, anche i prodotti artigianali realizzati con il ferro grezzo estratto in loco o importato ( CARTA).

GUIDA ALLO STUDIO

  • A quale periodo corrisponde l’“età del ferro”? 
    Perché è stata chiamata così?
  • Da che cosa dipendeva la forza militare degli Ittiti? E quella economica?
  • Quali conseguenze ebbero le invasioni dei popoli del mare? 
  • Su che cosa si basava la supremazia politica e militare degli Assiri? 
  • Che cosa provocò la crisi dell’impero assiro?

Il nuovo Storia&Geo - volume 1
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Dalla preistoria alla crisi di Roma repubblicana