I Babilonesi

2.1 MESOPOTAMIA, DALLE CITTÀ AGLI IMPERI 

I Babilonesi

I popoli che si susseguirono nel controllo della Mesopotamia sottomettevano con la forza le comunità preesistenti, sfruttando le loro risorse economiche. I conquistatori assumevano il ruolo di un’aristocrazia guerriera dedita all’esercizio delle armi ed erano mantenuti dalle popolazioni sottomesse, spesso costrette a lavorare nei campi in condizioni di schiavitù. Quando poi le dimensioni degli imperi superavano una certa soglia, gestire territori tanto vasti diveniva impossibile; gli organismi statali entravano allora in crisi e nuove popolazioni bellicose si avvicendavano al potere.

Tra conquista e integrazione 

Dopo una prima fase caratterizzata da un potere oppressivo, nei rapporti tra i conquistatori e le popolazioni sottomesse iniziarono a svilupparsi fenomeni di integrazione, grazie alla quale la cultura dei vinti veniva ereditata e assorbita dai vincitori bellicosi. Per esempio, la scrittura inventata dai Sumeri si diffuse in tutti gli imperi del Vicino Oriente; le antiche leggi sumere ispirarono nuove legislazioni; la diffusione delle tecniche di coltivazione elaborate in Mesopotamia favorì l’espansione dell’agricoltura anche in altre regioni; in alcuni casi, inoltre, i funzionari dello Stato continuarono ad appartenere alle precedenti amministrazioni locali.

Gli Amorrei e l’impero di Babilonia

Verso la metà del III millennio a.C., si erano stabiliti in Mesopotamia gli Amorrèi, un popolo di origine semitica proveniente dai deserti dell’Arabia settentrionale. Approfittando della crisi delle città-Stato sumere, intorno al 2000 a.C. essi le sottomisero e fondarono un nuovo regno nella parte centrale della regione, unificando in questo modo tutta la Mesopotamia. Nasceva l’impero babilonese, così chiamato dal nome della capitale Babilonia, fondata dagli Amorrei sulle rive del fiume Eufrate e il cui nome significa “porta del dio”.

La società babilonese 

La conquista amorrea trasformò profondamente la società mesopotamica. La classe sacerdotale, che un tempo amministrava anche il potere politico, fu sottomessa ai nuovi dominatori e al sovrano. Al vertice della gerarchia sociale c’era il re, che possedeva quasi tutte le terre, seguito dagli uomini liberi (awilum), discendenti nobili dei guerrieri amorrei che avevano conquistato la regione con le armi. I nobili godevano di molti privilegi e svolgevano funzioni direttive nell’amministrazione statale. Potevano essere proprietari terrieri, grazie al possesso dei campi sottratti ai precedenti padroni sumeri, oppure potenti mercanti, che si erano arricchiti attraverso il controllo dei traffici commerciali.
Alle loro dirette dipendenze c’erano i liberti (mushkenum), schiavi liberati discendenti dei Sumeri, che per mantenere la nobiltà babilonese e per guadagnarsi da vivere lavoravano come contadini, artigiani o piccoli commercianti.
All’ultimo gradino della scala sociale si trovavano gli schiavi (wardum), che non godevano di alcun diritto: erano prigionieri di guerra o liberti che, caduti in miseria, avevano perso la libertà personale.

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Hammurabi e le leggi scritte 

Sotto la guida del re Hammurabi (1792-1750 a.C.), l’impero babilonese raggiunse l’apice della sua potenza ( ATLANTE, pp. 8-9). La vastità delle terre su cui si estendeva richiese la creazione di un’efficiente amministrazione centrale, necessaria anche per organizzare l’approvvigionamento delle materie prime.
Per consolidare il potere centrale e limitare l’autonomia dei governatori locali, il sovrano babilonese fece affidamento sull’eredità culturale lasciata dalle civiltà mesopotamiche precedenti. In particolare, intorno al 1750 a.C., produsse una raccolta di leggi scritte, il codice di Hammurabi, basata sull’antica legislazione dei sovrani sumeri. Prima della promulgazione del codice di Hammurabi le leggi erano tramandate oralmente e potevano quindi essere disattese con facilità, o addirittura travisate, dai funzionari che amministravano la giustizia; le norme raccolte da Hammurabi divennero valide per tutti i territori dell’impero e incise su stele in pietra o marmo, collocate in tutti i centri urbani del regno: nessun potere locale poteva più minare la compattezza del regno interpretando le leggi a proprio favore.
La tendenza all’accentramento del potere nelle mani di Hammurabi è riscontrabile anche in un’altra riforma: l’estensione a tutto l’impero del culto di Marduk. Attraverso la venerazione di un’unica divinità, il sovrano babilonese intendeva tenere sotto controllo le funzioni religiose dei sacerdoti, che sarebbero altrimenti rimasti autonomi nelle diverse realtà locali del vasto impero.
La morte di Hammurabi segna la fine dell’impero babilonese, che crollò rapidamente sotto la spinta delle popolazioni nomadi indoeuropee.

GUIDA ALLO STUDIO

  • Da dove provenivano gli Amorrei? Quale impero fondarono?
  • Come era organizzata la società babilonese?
  • Perché Hammurabi promosse la raccolta di leggi che prende il suo nome? 

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