L’organizzazione del territorio

4.2 LE ORIGINI DI ROMA

L’organizzazione del territorio

Come abbiamo visto, l’economia romana delle origini era essenzialmente basata sull’agricoltura e sull’allevamento. Tutta la prima fase dell’espansione di Roma, inoltre, riguardò la penisola Italica, e in primo luogo le fertili pianure campane. Per questi motivi, le strategie utilizzate dai Romani per rafforzare il loro predominio sull’Italia e rendere efficiente lo sfruttamento delle aree agricole furono determinanti per il consolidamento delle conquiste territoriali e, nel lungo periodo, anche per la loro espansione nel Mediterraneo.

Lo sfruttamento delle terre conquistate

Per assegnare le terre ai coloni, i Romani usavano il sistema della centuriazione ( FOCUS). Le terre erano suddivise in lotti uguali tra loro, in modo che non nascessero controversie sulla spartizione e che tutti disponessero di una porzione di terra sufficiente al sostentamento della propria famiglia. La produzione delle terre controllate dalle colonie non era però esaurita dall’autoconsumo locale: garantiva anche il mantenimento della popolazione urbana di Roma e alimentava i commerci agricoli tra una zona e l’altra dei territori conquistati.
L’elevata resa dell’agricoltura era garantita da un efficiente sistema di irrigazione dei campi, ottenuto attraverso la costruzione di numerosi acquedotti ( DOSSIER, p. 288) che convogliavano le acque di cui era ricco l’entroterra appenninico verso i campi coltivati delle pianure e verso le cisterne delle principali città. Gli acquedotti, realizzati grazie alle conoscenze tecniche acquisite nel corso dei secoli nella costruzione dei ponti, garantivano infatti non solo l’irrigazione dei campi, ma anche l’approvvigionamento idrico dei centri urbani.

FOCUS • IERIOGGI
LA CENTURIAZIONE ROMANA

Per suddividere e assegnare i lotti di terreno ai coloni i Romani usavano uno strumento chiamato groma (termine derivante dal greco gnómon, “squadra”, “regolo”), che, utilizzando aste e fili a piombo, permetteva agli agrimensori di tracciare linee rette e perpendicolari tra loro.
Le terre erano divise in settori di forma quadrata, a loro volta frazionati in 100 lotti rettangolari – da cui il termine “centuriazione” – delle dimensioni di due iugeri ciascuno (mezzo ettaro, all’incirca metà di un moderno campo di calcio). Ancora oggi i terreni agricoli di vaste aree della pianura Padana hanno mantenuto la regolarità delle suddivisioni stabilite dalla centuriazione romana. 

Un agrimensore che utilizza la groma per la centuriazione dei terreni.

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DOSSIER TECNOLOGIA  Gli acquedotti romani

Acquedotto di epoca romana (20 a.C.) a Pont-du-Gard (Francia).

La realizzazione degli acquedotti romani era molto complessa e fondeva le conoscenze tecniche utilizzate per la costruzione dei ponti – per esempio l’edificazione di arcate che consentivano di superare i dislivelli fra i territori – e quelle impiegate fin dall’età arcaica per la canalizzazione delle acque, attraverso l’impermeabilizzazione delle condutture.
Per decine di chilometri, dalle sorgenti appenniniche fino ai campi e alle città, l’acqua scorreva su canali sopraelevati, sostenuti da imponenti strutture ad arcate. In questo modo, gli ingegneri e gli architetti romani riuscivano a oltrepassare i rilievi del territorio appenninico mantenendo costante la pendenza dei condotti e consentendo quindi il deflusso dell’acqua verso le pianure.
Secondo alcune stime, la quantità di acqua condotta a Roma dagli antichi acquedotti poteva essere addirittura superiore a quella che la città consuma al giorno d’oggi.

L’antropizzazione del territorio italico 

Se gli acquedotti favorirono lo sviluppo agricolo e migliorarono le condizioni di vita della popolazione urbana, i ponti e le strade ( CARTA) furono fondamentali per lo sviluppo degli scambi in tutta la penisola. Grazie a queste vie di collegamento, merci, soldati e informazioni potevano viaggiare in modo relativamente veloce, secondo le possibilità che offrivano i mezzi di trasporto disponibili all’epoca. È stato calcolato che in poco più di una settimana i corrieri a cavallo potevano coprire il tratto di strada che separa Piacenza da Benevento, percorrendo in media 75 chilometri al giorno.
I collegamenti stradali furono importanti, oltre che per garantire un controllo più efficace dei territori sottomessi, anche per favorire l’unificazione culturale della penisola, attraverso la rapida diffusione dei modi di vivere propri dei Romani.

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I latifondi romani 

Nell’antica Roma si affermarono anche i latifondi, grandi estensioni di terreno in principio coltivate a cereali. Le colture cerealicole lasciarono però progressivamente posto ai frutteti, alle vigne, agli uliveti e ai pascoli per il bestiame. Frutta, olio, vino e carne erano infatti merci pregiate, molto più redditizie delle coltivazioni di grano, che subivano la concorrenza dei cereali importati a basso prezzo dalle terre d’oltremare.
Questa strategia produttiva non era però alla portata dei piccoli contadini, che possedevano ridotti appezzamenti di terra ed erano perciò costretti a impiegarli totalmente per la coltivazione dei cereali necessari al sostentamento delle loro famiglie. Solo i grandi proprietari potevano permettersi di dedicare gran parte del loro patrimonio terriero alle coltivazioni più redditizie senza rischiare di cadere in miseria. Essi erano gli unici, inoltre, a disporre di abbondante manodopera contadina che lavorava gratuitamente per loro, gli schiavi, il cui numero un tempo limitato sarebbe progressivamente aumentato in seguito alle guerre di conquista.

La vita nelle campagne 

La diffusione degli schiavi contribuì a rendere più precarie le condizioni di vita dei contadini. Spesso costretti ad abbandonare i campi per prestare servizio nell’esercito, una volta tornati dalle spedizioni militari essi faticavano a rendere nuovamente produttivi i terreni a lungo abbandonati e, trovandosi privi delle risorse per continuare le loro attività, erano obbligati a vendere i loro piccoli appezzamenti di terra ai grandi proprietari, che in questo modo ampliavano ulteriormente i loro patrimoni terrieri.
Una volta alienate le loro proprietà, però, i contadini rimasero disoccupati: difficilmente, infatti, riuscivano a trovare lavoro come braccianti, poiché i ricchi possidenti preferivano utilizzare la manodopera gratuita degli schiavi, che, in cambio delle loro prestazioni, ricevevano solo misere razioni di cibo, non dovevano abbandonare i campi per le campagne militari ed erano acquistati a prezzi bassissimi.
Il centro gestionale e amministrativo dei latifondi era la villa rustica, un complesso di edifici che ospitava la comunità di agricoltori impiegati nella coltivazione dei campi circostanti, alle dirette dipendenze del proprietario terriero. Da un punto di vista organizzativo le villae si possono paragonare alle moderne fattorie. Ampi cortili interni ospitavano vasche per far abbeverare gli animali, allevati per la produzione di carne e come bestie da tiro per gli aratri. Gli edifici, costruiti in mattoni, erano dotati di magazzini, stalle e abitazioni per gli schiavi. 

GUIDA ALLO STUDIO

  • Quali colture erano diffuse nei latifondi romani? 
  • Quali grandi infrastrutture furono realizzate dai Romani in tutta la penisola?
  • Come era organizzata la villa rustica?

Il nuovo Storia&Geo - volume 1
Il nuovo Storia&Geo - volume 1
Dalla preistoria alla crisi di Roma repubblicana