Il regime oligarchico di Sparta

3.3 LA GRECIA ARCAICA

Il regime oligarchico di Sparta

L'evoluzione delle póleis greche nei secoli VII e VI a.C. avvenne secondo diverse modalità. Le città costiere, sull'esempio dei centri urbani dell'Asia minore, sfruttarono la loro posizione geografica per espandere i commerci marittimi, grazie ai quali raggiunsero un notevole livello di sviluppo economico, e si dotarono inoltre di sistemi politici aperti e tendenzialmente democratici (la rappresentante più importante di questa evoluzione, come vedremo, fu Atene).
Le città-Stato dell'entroterra, invece, restarono escluse dalle opportunità economiche offerte dai traffici marittimi e mantennero strutture economiche più arretrate e istituzioni politiche di tipo oligarchico.

La fondazione di Sparta

L'esempio più noto di questo modello di pólis fu Sparta, la cui economia si basava prevalentemente sulla conquista militare e dove il potere restò per secoli in mano alle famiglie aristocratiche discendenti dei suoi fondatori.
Sparta fu fondata intorno al X secolo a.C. nella Laconia (la regione centrale del Peloponneso in cui si trovava l'antica Lacedèmone) da una tribù di stirpe dorica, che sottomise con la forza le genti insediate nell'area.
La città nacque dall'unificazione delle fratrie residenti in alcuni villaggi sparsi nella valle del fiume Eurota: da questa caratteristica deriva il nome Sparta, che in dialetto dorico significava "dispersa". Nel VII secolo a.C., poi, Sparta estese i suoi domini anche sulla fertile regione della Messenia, a occidente della Laconia.

La nobiltà degli spartiati

L'organizzazione sociale di Sparta era il riflesso della preminenza che le attività agricole e la guerra avevano nella vita della città, oltre che la conseguenza delle modalità con cui era stata fondata. La società era rigidamente suddivisa in tre classi.

  • Gli spartiàti, membri dell'aristocrazia di proprietari terrieri discendente dei conquistatori dori, erano gli unici cittadini dotati di diritti politici. Il loro dominio sulle classi più umili era fondato sulla proprietà della terra (assegnata loro dallo Stato insieme agli schiavi incaricati di lavorarla) ed esercitato attraverso l'uso delle armi, che essi praticavano per tutta la vita entrando a far parte dell'esercito fin da giovanissimi. L'unica attività cui si dedicavano infatti era quella militare, mentre consideravano occupazioni indegne il lavoro nei campi e la professione mercantile. Erano inoltre tenuti al pagamento di un tributo allo Stato, uguale per tutti; questa classe era infatti caratterizzata, al suo interno, da un forte egualitarismo, e in quanto dotati di identici diritti e doveri gli spartiati si definivano omóioi, “uguali”.
  • Gli ilòti, prigionieri di guerra o discendenti delle popolazioni sottomesse dai Dori, erano schiavi privi di qualsiasi diritto, costretti a lavorare nei campi per gli spartiati, ai quali venivano assegnati direttamente dallo Stato insieme agli appezzamenti di terra.
  • In una situazione intermedia si trovavano i perièci (da perioíkoi, “coloro che abitano intorno”, cioè i residenti delle terre meno fertili rispetto a quelle attribuite agli spartiati). I perieci militavano nell'esercito come truppe ausiliarie in appoggio agli spartiati, ma non avevano diritti politici ed erano quindi esclusi dalla vita pubblica. Non si trattava però di schiavi, ma di individui liberi cui era consentito l'esercizio delle attività artigianali e mercantili, trascurate dall'aristocrazia. Il commercio dava ai perieci l'opportunità di arricchirsi, ma anche di stabilire contatti con le città greche in cui erano sorte rivendicazioni per una maggiore partecipazione politica dei cittadini esclusi dalla vita pubblica. Per questo motivo, e per il timore che i perieci potessero minacciare il governo oligarchico della città, gli spartiati tentarono di limitare la loro ascesa economica (imponendo loro, tra l'altro, l'uso di monete di ferro al posto di quelle d'oro e di argento).

L’organizzazione politica di Sparta

Gli spartiati maschi erano gli unici cittadini ammessi alle assemblee pubbliche; erano anche gli unici ad avere la possibilità di ricoprire cariche politiche.
In base alla costituzione di Sparta, attribuita al leggendario legislatore Licurgo (vissuto, secondo Aristotele, nell'VIII secolo a.C.), ai vertici dell'ordinamento politico della città si trovavano due re, la cui carica durava tutta la vita ed era ereditata dai loro discendenti. Essi svolgevano funzioni di sommi sacerdoti, di capi dello Stato e di comandanti dell'esercito. Avevano pieni poteri in guerra, ma durante i periodi di pace erano sottoposti al controllo degli èfori (“sorveglianti”, da epí, “sopra”, e oráo, “osservare”), cinque magistrati che inizialmente avevano solo una funzione consultiva ma che in seguito ricevettero poteri sempre più ampi in campo giudiziario, politico e militare. 
Gli efori erano eletti annualmente dall'apèlla, l'assemblea di tutti gli spartiati maschi al di sopra dei trent'anni di età. L'apella aveva la facoltà di approvare o respingere le proposte di legge avanzate dagli efori, ma non poteva presentarne di proprie. 
L'apella eleggeva a vita anche i 28 geronti (da géron, “anziano”), spartiati al di sopra dei sessant'anni di età che insieme ai due re formavano la gherusìa, l'assemblea degli anziani che aveva funzioni giudiziarie e di proposta legislativa. 

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L'ORGANIZZAZIONE POLITICA DI SPARTA


La vita quotidiana a Sparta

Tutta l’esistenza degli spartiati ruotava attorno alla preparazione fisica e all’addestramento alle armi: lo sviluppo delle abilità guerriere era il valore dominante tra i nobili, al punto che i bambini che presentavano difetti fisici ed erano perciò considerati inadatti al combattimento venivano soppressi subito dopo la nascita.
Quando avevano sette anni di vita, i giovani spartiati venivano sottratti alle loro famiglie e iniziavano una vita comunitaria durante la quale venivano addestrati duramente alla pratica della guerra. Dai venti ai sessant’anni di età militavano in modo permanente nell’esercito, e potevano allontanarsi dalla città solo per partecipare alle spedizioni militari o ai giochi panellenici.
Anche dopo il matrimonio, gli spartiati maschi trascorrevano molta parte del proprio tempo con i commilitoni, con i quali, per esempio, consumavano il pasto. Le donne nobili spartane godevano di maggiore autonomia rispetto a quelle di altre città greche, che trascorrevano la maggior parte del tempo in casa ad accudire i figli e a occuparsi dei lavori domestici. Anche alle donne spartane, tra l'altro, veniva impartita una rigida educazione basata sui valori della forza fisica e della guerra, con lo scopo di formare generazioni di spartiati forti e coraggiosi. 

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Il terrore del governo oligarchico

L'uguaglianza tra gli omóioi spartiati era in realtà più apparente che effettiva. Gli appezzamenti di terra assegnati loro dallo Stato non potevano essere ceduti o venduti, e alla morte dei proprietari venivano ereditati solo dai primogeniti maschi. Questa prescrizione era stata imposta per impedire che l'estensione delle terre si riducesse fino a dimensioni insufficienti a mantenere l'ampia famiglia aristocratica e, soprattutto, per assicurare che i proprietari continuassero a pagare abbastanza tributi all'amministrazione statale.
Coloro che avevano ereditato le terre dovevano mantenere anche le famiglie dei fratelli; qualora non fossero riusciti a pagare i tributi dovuti, entravano a far parte degli hupoméiones (gli “inferiori”), perdendo i diritti politici. Per evitare il rischio di finire in miseria, molte famiglie aristocratiche limitarono le nascite, ma questa soluzione finì per accentuare lo squilibrio demografico tra le classi: gli spartiati divenivano una minoranza sempre più esigua rispetto agli iloti, che invece crescevano costantemente di numero.
Il timore che le classi più basse, forti del loro numero, si ribellassero e abbattessero il potere oligarchico indusse gli spartiati a compiere violente stragi tra gli iloti, per esempio attraverso l'istituto della kryptéia ( FOCUS), mantenendoli in un costante clima di terrore per dissuaderli da qualsiasi forma di insubordinazione o di destabilizzazione del potere aristocratico.

FOCUS • IERIOGGI
KRYPTÉIA: POLIZIA SEGRETA O RITO DI INIZIAZIONE? 

Ogni anno, i giovani spartiati che si erano distinti per il loro coraggio e la loro abilità nell'addestramento militare venivano scelti per compiere azioni violente contro gli iloti. In autunno, all'inizio della stagione in cui le operazioni militari erano sospese per le avverse condizioni meteorologiche, i giovani venivano raccolti in squadre chiamate kryptéiai (da kryptón, “segreto”) e inviati nelle campagne, di notte, con l'ordine di uccidere gli iloti che avessero incontrato. Il fallimento della loro missione prevedeva pene durissime, come la fustigazione. 
Alcuni studiosi hanno interpretato la kryptéia come una sorta di polizia segreta che agiva in modo analogo ai servizi segreti degli Stati moderni, le cui azioni sotto copertura possono prevedere l'impiego di mezzi formalmente vietati dal diritto internazionale per garantire il successo di una missione. In effetti, questa pratica aveva uno scopo politico: contribuire a diffondere tra gli iloti un clima di terrore che ne assicurasse la sottomissione. Altri storici hanno invece visto nella kryptéia soprattutto un rito di iniziazione, utile a saggiare le capacità di combattimento e di resistenza alla fatica dei futuri comandanti militari e a formare guerrieri privi di scrupoli. In questo senso, essa sarebbe paragonabile ai riti di passaggio che ancora oggi vengono praticati presso alcune popolazioni asiatiche e africane.


Statua in bronzo di un oplita spartano proveniente da Dodona.

L’espansionismo spartano

Il rifiuto di allargare la partecipazione politica alle classi ritenute inferiori era parte di un più generale atteggiamento di chiusura verso qualsiasi innovazione potesse mettere in discussione le tradizioni spartane. Dal punto di vista delle relazioni con l'esterno, questo elemento rappresentò un grave limite per lo sviluppo della città. La mancanza di contatti commerciali e culturali con gli altri centri urbani costituì un freno alla crescita dell'economia, che rimase fondata su un'agricoltura arretrata e poco produttiva. Di conseguenza, il problema dell'approvvigionamento delle risorse alimentari necessarie a mantenere la popolazione fu risolto attraverso una politica di costante espansionismo territoriale (► CARTA). Grazie alla forza del suo esercito, Sparta ottenne infatti la supremazia nel Peloponneso, in virtù della quale riuscì a sostenere la propria economia. Nel VII secolo a.C., però, i territori spartani furono colpiti da una grave crisi agraria e non riuscirono più a garantire una produzione agricola sufficiente per una popolazione in costante crescita. Ne derivarono aspri conflitti sociali che Sparta fronteggiò, ancora una volta, ricorrendo alla sua forza militare: la rivolta della Messenia fu soffocata nel sangue tra il 660 e il 640 a.C.
Una soluzione alla sovrappopolazione e alle tensioni nate dalla crisi fu poi trovata nella fondazione della colonia di Taranto, l'unica città della Magna Grecia appartenente alla madrepatria spartana. 

GUIDA ALLO STUDIO

  • Da quale popolazione fu fondata la città di Sparta? 
  • In quali classi era divisa la società spartana?  
  • Quali erano le principali istituzioni politiche della città? 
  • Quale tipo di politica estera attuarono i governi spartani? Per quali ragioni?  

Il nuovo Storia&Geo - volume 1
Il nuovo Storia&Geo - volume 1
Dalla preistoria alla crisi di Roma repubblicana