STRUMENTI E METODI DELLA STORIA

Racconto, biografia, storia

Ciascuno di noi, nella propria vita quotidiana, entra in contatto con molti tipi di racconto: l’esperienza personale di un amico, il resoconto giornalistico di un evento di cronaca, la trama di un romanzo. Noi stessi, ogni volta che parliamo della nostra vita passata – delle persone che abbiamo conosciuto, dei luoghi che abbiamo visitato – raccontiamo una storia. Gli episodi che compongono il nostro passato fanno parte della nostra storia personale – cioè della nostra biografia – ma non la esauriscono completamente. Oltre a quelli che abbiamo vissuto direttamente, infatti, anche molti avvenimenti accaduti prima della nostra nascita hanno determinato la nostra attuale esistenza: per esempio le esperienze dei nostri genitori. Come ha scritto un grande storico del Novecento, Eric J. Hobsbawm: «Il passato è un altro paese, ma ha lasciato i suoi segni su quelli che un tempo lo abitavano. E ha lasciato tracce anche su chi è troppo giovane per averlo conosciuto se non per sentito dire». A mano a mano che ricostruiamo il passato della nostra vita e andiamo a ritroso nel tempo, dunque, la nostra biografia si confonde con il passato della società in cui viviamo e diventa storia.
Gli esseri umani tentano da sempre di ricostruire ciò che è avvenuto prima della loro nascita. Fino a quando non fu inventata la scrittura, ciò avvenne attraverso racconti tramandati oralmente. Un esempio di questi racconti sono i miti (parola di origine greca che significa “narrazione”, “leggenda”), nei quali, tuttavia, le vicende degli esseri umani si confondono con l’invenzione e sono influenzate o determinate dall’intervento di esseri soprannaturali come dèi o eroi. Al pari della biografia, invece, la storia è narrazione delle vicende degli esseri umani che ci hanno preceduto, ed è considerata tale – a differenza del racconto inventato – solo se riporta fatti veri, cioè realmente accaduti.

La nascita della storiografia 

La prima narrazione a tutti gli effetti “storica” risale al mondo degli antichi Greci. Erodoto, vissuto nel V secolo a.C., definì la propria opera historíes apódeixis, ossia “esposizione di una ricerca”, poiché prima di scrivere aveva viaggiato molto e raccolto le notizie sui fatti che intendeva narrare. 
Dalla definizione che egli stesso diede della sua opera, appunto historía, sono derivate le parole storia e storiografia. Anche se spesso sono stati usati come sinonimi – e come sinonimi li useremo anche noi nelle prossime pagine –, i due termini indicano in senso stretto concetti diversi: la storia è l’insieme dei fatti avvenuti nel passato; la storiografia è invece il racconto e l’interpretazione di quei fatti (grafía in greco significa “descrizione”, “scrittura”). La radice etimologica indoeuropea (weid) da cui hanno origine questi termini rimanda al concetto di “vedere”: la storia, a partire da Erodoto, è dunque il frutto di una ricerca il più possibile diretta, “vista attraverso i propri occhi”, di ciò che è accaduto in passato.
In realtà, però, Erodoto non raccontò solo ciò che aveva visto personalmente, ma anche ciò che aveva udito da altri, riferendo così notizie tramandate da antichi miti e leggende. Un diverso approccio ebbe, invece, un altro storico greco, vissuto tra il V e il IV secolo a.C., generalmente considerato il fondatore del metodo storico:
Tucidide. Per essere sicuro di raccontare fatti veri, egli controllava l’attendibilità delle informazioni in suo possesso confrontandole con altre testimonianze. Soprattutto, egli non si limitò a riferire i fatti di cui era venuto a conoscenza, ma scelse di riportare solo i più importanti, analizzandone le cause e cercando di fornire un’interpretazione, cioè una spiegazione, dei nessi tra cause ed effetti.
Il termine “interpretazione” è fondamentale per comprendere la natura della ricerca storica. Esso deriva dalle parole latine inter (“in mezzo”) e pretium (“prezzo”): l’interpres, nell’antichità, era infatti l’intermediario che aiutava due persone che si scambiavano merci a stabilire un accordo sul prezzo. In modo analogo, lo storico è un interprete che, con le sue spiegazioni delle notizie riportate dalle fonti, ci aiuta a comprendere le vicende avvenute nel passato.

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Gli studi storici 

A seconda del periodo indagato, delle informazioni disponibili e soprattutto dell’obiettivo che lo storico si pone, si possono distinguere diversi aspetti della storia:

  • la storia politica e militare, che racconta le vicende politiche e dinastiche dei regni, i rapporti tra gli Stati, le guerre e le conquiste territoriali;
  • la storia economica e sociale, che studia il modo di produrre beni e servizi e il ruolo dei diversi ceti sociali;
  • la storia culturale, che rende conto dello sviluppo del pensiero e delle forme di espressione artistica e letteraria di una civiltà;
  • la storia ambientale, che indaga il tema dei rapporti tra gli esseri umani e l’ambiente che li circonda.

La ricerca storica è come un mosaico, in cui ogni tessera – i diversi campi d’indagine cui abbiamo fatto riferimento – è parte di un disegno più ampio. In questo quadro generale, i fatti della vita quotidiana (come le abitudini alimentari o il modo di vestire) o la mentalità e l’immaginario collettivo di un popolo non sono meno importanti dei grandi avvenimenti (l’ascesa al trono di un imperatore o la battaglia decisiva di una guerra). Allo stesso modo, oltre ai singoli eventi storici, situati in un anno preciso o comunque in un arco di tempo limitato, si devono considerare i fenomeni di lunga durata, il cui effetto determinante per la vita degli esseri umani si dispiega in periodi di tempo molto lunghi, talvolta estesi per millenni. L’importanza dell’agricoltura o dei commerci, per esempio, riguarda la storia di molte civiltà, ben oltre i confini temporali che delimitano la comparsa di ognuna di esse.
Grande rilevanza assume anche la distinzione tra preistoria e storia: si definisce preistoria l’arco di tempo in cui le civiltà umane non facevano ancora uso della scrittura, mentre è proprio la sua introduzione che scandisce convenzionalmente il passaggio alla storia propriamente detta. Le diverse popolazioni non sono giunte nello stesso momento all’uso della scrittura, perciò il passaggio dalla preistoria alla storia varia da una civiltà all’altra.

Il valore della storia 

Fin dall’antichità, molti studiosi si sono interrogati sull’utilità del fare storia. Tucidide, all’inizio della sua opera, affermò di voler evitare che gli uomini ripetessero gli errori commessi da chi li aveva preceduti. La storia, per Tucidide, era un “patrimonio per l’eternità”, una ricchezza (ktêma) di conoscenze e di esperienze che gli uomini avrebbero dovuto utilizzare per rendere migliore la loro esistenza. In questo senso Cicerone, scrittore e oratore latino, affermò che historia magistra vitae, ossia che “la storia è maestra di vita”.
Allo stesso tempo, studiare la storia è un po’ come scavare nel passato alla ricerca di risposte ai nostri dubbi: ogni indagine sul passato nasce dallo sguardo sul presente, e la conoscenza del mondo attuale è indispensabile per capire e spiegare le vicende del passato. Se la storia è maestra di vita, dunque, è vero anche il contrario, cioè che vita magistrae historiae, “la vita è maestra di storia”: le esperienze vissute dallo storico e la sua conoscenza del presente sono infatti fondamentali nel muovere la ricerca e guidare l’interpretazione dei fatti del passato.

GUIDA ALLO STUDIO

  • Che differenza c’è tra racconto, biografia e storia?
  • Qual è il significato del termine “storiografia”?
  • Quali tipi di storia possiamo distinguere? 
  • Che cosa si intende con l’espressione historia magistra vitae?

Il nuovo Storia&Geo - volume 1
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