EUROPA – REGIONE BALCANICO-MEDITERRANEA

GEOOGGI

Il difficile cammino verso l’Unione Europea

Nel 2009 la Serbia ha presentato richiesta di ammissione all’Unione Europea e nel 2014 sono cominciati i negoziati per il futuro ingresso. Il Governo serbo vede l’entrata nell’UE come una importantissima opportunità di sviluppo economico, e ha dichiarato di avere come obiettivo la conclusione dei negoziati entro il 2020. Sebbene la Serbia rispetti la maggior parte dei criteri economici e sociali richiesti, alcune questioni derivanti dalla sua difficile storia recente ne hanno ostacolato e ne ostacolano tuttora l’ammissione.
In particolare, il negoziato ha visto per alcuni anni al centro delle trattative le vicende e alcuni protagonisti della guerra civile che sconvolse la Iugoslavia negli anni ’90. Alcuni membri del Governo e dell’esercito della Repubblica Serba di Bosnia-Erzegovina si resero allora colpevoli di terribili atrocità nei confronti della popolazione bosniaca di fede musulmana. Alla fine del conflitto, si scoprì che il Governo della Serbia allora al potere aveva appoggiato le azioni di questi criminali di guerra, molti dei quali erano ricercati dal Tribunale Penale Internazionale (TPI). Uno di questi era l’ex generale serbo-bosniaco Ratko Mladić, responsabile del massacro di Srebrenica del 1995 (Geo Storia pagina 247).
Il Tribunale era convinto che Mladić si nascondesse in Serbia e che il Governo serbo non stesse favorendo la sua cattura. Per questo l’arresto di Mladić e la sua consegna al TPI erano stati dichiarati condizioni essenziali per l’ingresso della Serbia nell’UE. Finalmente, il 26 maggio 2011, Mladić è stato arrestato, proprio in Serbia e proprio nel giorno in cui l’allora responsabile per la politica estera dell’UE si trovava in visita ufficiale nel Paese. Una coincidenza che ha spinto molti a credere che il Governo serbo conoscesse il nascondiglio di Mladić e avesse deciso di arrestarlo proprio quel giorno come gesto simbolico nei confronti dell’UE.
Una situazione tuttora irrisolta che influisce negativamente nei negoziati tra Serbia e UE è invece quella del Kosovo, la regione a maggioranza albanese che nel 2008 si è dichiarata indipendente dalla Serbia ma che quest’ultima considera ribelle. La stessa comunità internazionale è divisa: alcuni Stati hanno riconosciuto il Kosovo come Stato autonomo, mentre altri non l’hanno ancora fatto (tra i più importanti, Russia, Cina, India e Brasile) e anche all’interno dell’Unione Europea i vari Stati membri hanno preso posizioni diverse (Spagna, Cipro, Romania, Slovacchia e Grecia non riconoscono il Kosovo). Le trattative sono quindi ancora lontane da un esito, tanto più considerando che per ammettere definitivamente un nuovo Paese nell’UE è necessaria l’unanimità, cioè che tutti gli Stati già membri votino a favore.
In particolare, la Serbia dovrà superare anche l’opposizione della Croazia, contro la quale ha combattuto la sanguinosa guerra degli anni ’90, e che finora ha votato in sede europea contro ogni passaggio del processo di adesione serbo.


Per saperne di più: www.ilpost.it/2016/04/23/il-futuro-della-serbia-tra-ue-e-russia

Geoblog - volume 2
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