Serbia

EUROPA – REGIONE BALCANICO-MEDITERRANEA

SERBIA

La città di Sremski Karlovci, nella Vojvodina.

La Serbia è situata al confine tra la Penisola Balcanica e l’Europa continentale. È il più grande Paese nato dalla dissoluzione della Iugoslavia. Priva di sbocchi sul mare, confina a nord con l’Ungheria, a est con la Romania e la Bulgaria, a sud con la Macedonia e il Kosovo (non riconosciuto dalla Serbia), e a ovest con la Croazia, la Bosnia-Erzegovina e il Montenegro.

IL TERRITORIO E IL CLIMA

Il territorio serbo è diviso geograficamente in due grandi aree. Nella parte centro-meridionale si trova un vasto altopiano collinare delimitato dalle catene montuose delle Alpi Dinariche a ovest e dei Balcani Occidentali a est, che alla loro estremità sudorientale raggiungono i 2000 metri di altitudine. In quest’area il territorio è occupato perlopiù da boschi e pascoli e il fiume più importante è la Morava. A nord invece si estende la fertile regione pianeggiante della Vojvodina, che non è altro che la porzione più meridionale della pianura ungherese, detta anche Pannonia, ed è attraversata da numerosi ampi fiumi, tra cui il Danubio, che prosegue a sud verso la capitale Belgrado, dove incontra la Sava, la Drava e il Tibisco. Qui il paesaggio dominante è quello delle coltivazioni.
Il clima è continentale, con inverni freddi caratterizzati da frequenti nevicate ed estati calde e afose.

LA STORIA E L’ORDINAMENTO POLITICO

Le tribù slave che si erano stabilite nella regione dall’VIII secolo si unirono nel Regno di Serbia, che durò dal XII al XIV secolo, quando fu invaso dall’Impero Ottomano, che sconfisse la tenace resistenza serba nel 1389, nella battaglia di Kosovo Polije.
Riconquistata l’indipendenza solo nel 1882, il Regno di Serbia confluì nel Regno di Iugoslavia nel 1918, e poi nella Federazione Iugoslava dal 1945 al 1992. Dopo la terribile guerra civile combattuta tra le varie repubbliche iugoslave, nel 1992 la Serbia è rimasta unita al Montenegro fino all’indipendenza di quest’ultimo, proclamata, e ottenuta pacificamente, nel 2006.
Nel 2008 anche la regione del Kosovo ha proclamato l’indipendenza, che la Serbia tuttavia non ha ancora riconosciuto nonostante le pressioni di una parte della comunità internazionale.
Oggi la Serbia è una repubblica parlamentare, che sta negoziando il suo ingresso nell’Unione Europea.

 >> pagina 251 

GEOPATRIMONIO

Il monastero di Studenica

Il monastero di Studenica, nella Serbia centrale, è uno dei luoghi più importanti per la storia, la religione e la cultura serba, oltre che il monastero ortodosso più grande e ricco del Paese. Fu fondato nel 1190 dal principe Stefan Nemanja, sovrano del Principato di Serbia, che nel 1196 abdicò al trono e diventò monaco. Nel corso della sua storia il monastero subì numerosi assalti da parte dei Turchi, che avevano occupato la Serbia a partire dal 1459: per questo è fortificato da una cinta di mura che circonda la Chiesa della Vergine e la Chiesa del Re.
Le due chiese, in marmo bianco, sono esempi di uno stile architettonico tipico della Serbia, che fonde il romanico del Cristianesimo occidentale e il bizantino caratteristico dei luoghi di culto orientali. Il monastero è di proprietà della Chiesa ortodossa Serba ed è immerso in una riserva naturale statale, tutelata da severe leggi che proibiscono ogni genere di nuova costruzione. Per la sua importanza storica e artistica, il monastero di Studenica è stato dichiarato Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’UNESCO nel 1986.


Per saperne di più: whc.unesco.org/en/list/389

LA POPOLAZIONE

La popolazione è costituita prevalentemente da serbi, che parlano serbo, una lingua in sostanza identica al croato (e definita infatti serbo-croato da molti linguisti) ma scritta, oltre che con l’alfabeto latino, anche con i caratteri cirillici. La religione principale è quella ortodossa, la stessa che si pratica in Grecia, e che evidenzia, insieme all’uso dell’alfabeto cirillico, gli stretti legami culturali presenti in passato con l’Impero Bizantino e, oggi, quelli esistenti tra Serbia e Russia, suo principale alleato internazionale.
Nella regione della Vojvodina risiede una consistente minoranza ungherese (circa il 3,5% della popolazione), i cui membri sono ben integrati e possiedono una limitata rappresentanza al Parlamento nazionale.

 >> pagina 252 

GEOSTORIA

L’intervento della NATO in Serbia

Nel 1998 il movimento armato UÇK (Esercito di Liberazione del Kosovo) iniziò una guerriglia per ottenere la secessione dalla Serbia della provincia del Kosovo, la cui popolazione era in maggioranza di etnia albanese. Il Governo centrale della repubblica federale formata da Serbia e Montenegro, guidato dal Presidente Slobodan Milošević, reagì duramente: le forze armate occuparono la provincia ribelle e organizzarono violente rappresaglie contro la popolazione di etnia albanese. Oltre 800.000 kosovari cercarono di sfuggire alle violenze rifugiandosi nei Paesi vicini, soprattutto in Albania (nella foto, kosovari in fuga vicino a Priština).
Gli Stati Uniti, l’Unione Europea e altri Paesi accusarono il Governo di Milošević di genocidio contro i kosovari albanesi, che venivano uccisi e deportati.
Nel marzo 1999 la NATO, l’alleanza militare guidata dagli Stati Uniti, intervenne invocando il principio dell’“ingerenza umanitaria”. Aerei militari dei Paesi della NATO bombardarono le forze armate federali in Kosovo e la città di Belgrado.
Nel giugno dello stesso anno l’ONU emanò una risoluzione che ordinava all’esercito federale di lasciare il Kosovo, metteva la regione sotto l’amministrazione internazionale e autorizzava la NATO a inviare una missione per mantenere la pace.
Nel 1999 il Tribunale Penale Internazionale per l’ex Iugoslavia accusò di crimini di guerra e contro l’umanità il Presidente serbo Milošević, che fu arrestato e trasferito all’Aia, nei Paesi Bassi. Il processo iniziò nel 2002, ma fu interrotto dalla morte di Milošević nel 2006.

Le città

La capitale serba, Belgrado (1.166.000 abitanti, che salgono a 1.659.000 nell’area metropolitana), sorge sulle rive del Danubio, alla confluenza con il fiume Sava, in corrispondenza del confine tra la Penisola Balcanica e la regione continentale della Pannonia. È di gran lunga la maggiore città del Paese nonché il suo principale centro politico ed economico.
È bagnata dal Danubio anche la seconda città serba, Novi Sad (231.000 abitanti), capoluogo della Vojvodina e importante centro industriale.

L’ECONOMIA

Dopo la crisi causata dalle guerre e dalle tensioni internazionali seguite alla dissoluzione della Federazione Iugoslava, l’economia serba ha conosciuto un deciso sviluppo, favorito anche dalla prospettiva dell’adesione all’Unione Europea. La crisi economica mondiale iniziata nel 2008 ha però rallentato e ostacolato la ripresa che era in corso.
L’agricoltura ha ancora un ruolo molto importante nell’economia del Paese, tanto per quantità di ricchezza prodotta in rapporto al PIL, quanto per numero di addetti (ben il 22% della popolazione attiva) È praticata principalmente nelle fertili pianure della Vojvodina e produce cereali, barbabietole, canapa, lino e frutta (soprattutto prugne). Diffusi l’allevamento, in particolare quello suino, e la produzione di legname. Importante l’estrazione di risorse energetiche, specialmente carbone e gas naturale.
L’industria è sviluppata nei settori metallurgico, tessile, meccanico, chimico e petrolchimico.
I servizi sono in rapido sviluppo, soprattutto nel settore commerciale, che negli ultimi anni è tornato ad aprirsi all’estero dopo la fine delle sanzioni economiche internazionali che avevano colpito il Paese in seguito al conflitto in Kosovo. In lenta crescita anche il turismo, che si giova del periodo di stabilità politica di cui il Paese gode da alcuni anni.

Geoblog - volume 2
Geoblog - volume 2
L’Europa