EUROPA – REGIONE BALCANICO-MEDITERRANEA

GEOOGGI

La crisi greca

La Grecia è stata uno dei Paesi europei più duramente colpiti dalla crisi economica mondiale cominciata nel 2008. Il PIL del Paese è diminuito anno dopo anno tra il 2008 e il 2014, e anche negli anni successivi ha faticato a riprendersi. Nel 2015 il tasso di disoccupazione è arrivato al 25% e quasi un giovane ogni due era senza lavoro. Il risultato è che nel 2016 la Grecia era circa il 36% meno ricca di quanto lo era nel 2007, e più di un terzo della popolazione viveva sotto la soglia di povertà.
La crisi delle attività economiche ha provocato anche un forte calo delle entrate dello Stato, e questo ha fatto salire alle stelle il debito pubblico, cioè il denaro che lo Stato chiede in prestito per garantire il funzionamento dei servizi pubblici. A causa di tale indebitamento le agenzie economiche internazionali, che hanno il compito di valutare l’affidabilità economica di aziende e Stati, hanno cominciato a dubitare che il Governo greco sarebbe stato in grado di restituire i prestiti ricevuti. Lo Stato greco si è trovato insomma sull’orlo della bancarotta e il Governo ha dovuto promuovere eccezionali misure di “austerità” per poter ridurre le spese pubbliche e migliorare il bilancio statale: in particolare, sono stati tagliati i servizi pubblici, gli stipendi statali e le pensioni, e sono state aumentate le tasse. Da allora i greci fanno i conti con difficoltà quotidiane come la carenza di medicinali e di servizi sanitari, e il cattivo funzionamento di servizi essenziali, tra cui scuole e trasporti pubblici.
Istituzioni economiche come il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e soprattutto gli altri Paesi dell’UE hanno aiutato la Grecia, concedendo al Governo forti prestiti tramite la Banca Centrale Europea. Nel 2012 il Paese ha vissuto un “fallimento controllato”, accordandosi con i creditori per restituire solo una parte del debito. Contemporaneamente, l’UE ha approvato altri aiuti, ponendo però come condizione che le misure di austerità fossero inasprite.
Questa decisione ha provocato forti proteste da parte della popolazione, che ha accusato il Governo di aver di fatto ceduto la sovranità della Grecia all’UE e soprattutto al Paese dell’UE più ricco e che ha promesso i maggiori aiuti: la Germania.
La contrapposizione tra Grecia, Unione Europea e altri organismi internazionali si è ulteriormente aggravata con il referendum del luglio 2015, quando la maggioranza dei cittadini greci ha votato “no” all’accettazione di un’offerta di aiuti avanzata dalla Banca Centrale Europea e dal Fondo Monetario Internazionale, che però comportava, come condizione, l’adozione di nuove e ancor più rigide misure di austerità.
Il principale timore della Germania e di altri Paesi europei è che la crisi greca possa “contagiare” altre nazioni dell’Eurozona (il gruppo degli Stati che hanno adottato l’euro). Nei momenti più gravi della crisi si è addirittura pensato che, per evitare questo pericolo o almeno per limitare i danni, il Paese dovesse abbandonare l’euro e tornare alla vecchia moneta nazionale, la dracma. Si tratterebbe però di un evento senza precedenti, oltre che di un duro colpo alla credibilità internazionale della moneta unica europea, e per il momento questa possibilità, sebbene non sia stata del tutto scongiurata, sembra essere lontana.

Geoblog - volume 2
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