EUROPA – REGIONE SARMATICA

GEOOGGI

Il disastro di Chernobyl

Il 26 aprile 1986 nella centrale nucleare di Chernobyl, situata nell’Ucraina settentrionale al confine con la Russia (due Paesi che all’epoca facevano parte dell’Unione Sovietica), si verificò il più grave incidente nucleare della storia. Durante un esperimento programmato per testare i meccanismi di sicurezza del reattore numero 4, una tragica combinazione di errori umani, noncuranza delle norme di sicurezza e difetti di progettazione portò al surriscaldamento del reattore, alla fusione del nocciolo e a una forte esplosione, che scoperchiò il reattore e provocò un’ingente fuoriuscita di materiale radioattivo. Si calcola che la quantità di radiazioni emessa dal reattore durante lo scoppio e il successivo incendio sia stata di 100 volte superiore a quella delle due bombe di Hiroshima e Nagasaki messe insieme.
La autorità sovietiche ordinarono l’evacuazione della zona intorno alla centrale, in particolare il vicino centro di Prypiat’ che ospitava i lavoratori della struttura e le loro famiglie, ma non informarono immediatamente i cittadini e i mezzi di comunicazione del reale pericolo causato dalle radiazioni. Furono evacuate più di 100.000 persone, la maggior parte delle quali non avrebbe mai più rimesso piede nella propria casa. Nel raggio di 30 chilometri dalla centrale le autorità stabilirono una zona di esclusione, tuttora in vigore, dove è proibito l’accesso alle persone non autorizzate e senza un adeguato equipaggiamento protettivo. Le vittime ufficialmente riconosciute furono 66, la maggior parte soccorritori che intervennero per spegnere l’incendio del reattore e rimettere parzialmente in sicurezza la centrale. Tuttavia l’ONU e altre agenzie internazionali stimano che migliaia di altre persone residenti nell’area morirono, e continuano a morire ogni anno, per malattie, tumori e leucemie provocati dalle radiazioni.
Le conseguenze del disastro furono però ancora più ampie e coinvolsero gran parte dell’Europa. Il materiale radioattivo espulso dalla centrale fu disperso dal vento in tutte le direzioni, e nelle settimane successive varie “nubi radioattive” raggiunsero quasi tutti i Paesi dell’Europa Orientale e Centrale, oltre che la Scandinavia. In molte aree il materiale radioattivo si depositò e contaminò il suolo. Oggi la centrale è chiusa, ma il sito è ancora monitorato, poiché il reattore nucleare non si è ancora spento. L’area intorno alla centrale è inaccessibile e Prypiat’ ha l’aspetto di una “città fantasma”, con strade e edifici abbandonati. Per bloccare la fuoriuscita delle radiazioni, alcuni mesi dopo l’incidente fu costruito intorno al reattore un enorme “sarcofago” di cemento e calcestruzzo. Nel 2016 sono terminati i lavori di costruzione di un nuovo “sarcofago” che ricopre il precedente. Ma si prevede che anche questo proteggerà l’ambiente circostante solo per circa 100 anni, mentre le reazioni che producono radiazioni all’interno del reattore potrebbero durare per secoli, rendendo di fatto per sempre inabitabile l’intera area.


Per approfondire: www.focus.it/tecnologia/innovazione/il-sarcofago-della-centrale-nucleare-di-chernobyl

Geoblog - volume 2
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